Anna ha comprato un libro per lavoro (L’arte di cambiare : Pratiche di leadership orizzontale per la business transformation di Adriaan Bekman, edizioni GueriniNext). Fin dall’inizio si è trovata davanti a una prosa francamente incomprensibile: ecco per esempio la terza frase dell’Introduzione.
Ma non siamo per niente disponibili a osservare in chiave critica al modo di lavorare che abbiamo in queste persistenti questioni di cambiamento.
(Immagino che sia il modo di lavorare, ma non ci giurerei). Siamo andati a guardare il colophon per scoprire chi era il traduttore… e non l’abbiamo trovato. C’è solo la sibillina frase “Revisione di traduzione: Alessandra Scala e Flavio Fabiani”; quest’ultimo ha poi anche scritto la prefazione.
Tralasciamo un attimo la qualità di tale “revisione”: se è pur vero che anche il grande Omero ogni tanto sonnecchiava, si spera che nessuno entri in catalessi a metà della prima pagina. La mia curiosità è un’altra. Chi è stato allora a tradurre? Anna ha suggerito “Google Translate”, e potrei anche essere d’accordo con lei. Un’altra possibilità che mi è venuta in mente è che il testo sia stato direttamente tradotto da Beckham, il che perlomeno spiegherebbe la mancanza del nome del traduttore che deve essere presente per legge. Se qualcuno che parla neerlandese conferma che il verbo osservare regge il dativo, l’ipotesi acquisterebbe forza. Avete altre idee?
Ultimo aggiornamento: 2017-08-21 09:18
l’autore comunque è Bekman, senza la c :)
@valepert: e non posso nemmeno dire che è colpa dell’autocorrettore, perché quando scrivo un post dal tablet non parte, non so il perché… E sapevo anche che il tipo è olandese.
Be’, ma anche “Pratiche di leadership orizzontale per la business transformation” è una supercazzola con scappellamento a destra in angloide…
@Mix: ma quello è lo standard nel campo, quindi uno se lo aspetta.
Una qualche società di traduzione indiana. Ma penso tradurrebbe meglio.
Esiste un titolo in edizione originale? Cmq il tizio è un supercazzolatore di prima linea ha fondato una società ad hoc e scritto diversi libri di cui però non vedo uno che somigli al tuo. Da leggere piratato per farsi quattro risate.
Io non te lo fotocopio :-P
Lo prenderò dal russo :-D
(comunque sì, c’era un titolo in olandese e uno in inglese nel colophon, ma sono troppo pesaculista per alzarmi e prendere il libro)
Devo smetterla di leggere libri business: per me quella frase ha un suo senso. Ma mi pare meglio con AL e non con IL. Almeno, io l’avrei scritta con AL per il significato di “rivolgere mentalmente l’attenzione” e non assolutamente quello di “guardare un oggetto o un’azione realmente presente vicino a al soggetto” ma forse è la prova che è corretta solo con IL…
Bubbo, conosci altri esempi (che non sia ricavato da testi in odore di calco dall’inglese) in cui “osservare” anziché transitivamente venga costruito con “a”? (Non è una domanda retorica: se ci sono io personalmente non li ho presenti.)
Guarda a me :)
(in italiano è sicuramente dialettale, a differenza dell’inglese che usa l’oggetto indiretto. Come ho scritto, trovarlo in un libro si direbbe però indice che *non* sia stato tradotto automaticamente)
Per quanto concerne “guardare”, anche in italiano standard ci sono usi intransitivi che si costruiscono con “a”, soprattutto nel senso di “badare” (Cf. http://www.treccani.it/vocabolario/guardare, punto 3). Ma io mi interrogavo specificamente su “osservare”, che mi suona molto strano.
Umm, aspetta che io ci capisco poco e scrivo raramente e controvoglia senza usare parole inventate.
“Osservare al fenomeno studiato” (dove però non si parla di osservare una persona fenomenale) vale?
E “guardare al modo di lavorare di tizio” (però senza incappare nei problemi di telesorveglianza dei lavoratori)?
Oppure “guardare al passato” (dove però non si parla di come cucinare le verdure senza farle bruciare)?
O “guardare al futuro” (ma senza riferisi al fatto che un giorno dovrò pure cambiare occhiali)?
Insomma dimmi tu cosa va bene e io guarderò al caso concreto ma senza toccare i libri business che sono scritti e tradotti ben peggio di un giornale calcistico triturato con un tradduttore automatico!
Mi riferivo a frasi del tipo “osservare a qualcosa”, Bubbo.
Ah, solo con ‘A’ (e non ‘AL’) in italiano non l’ho ricordo.
In itagnolo, riprendendo la costuzione spagnola “mirar A Bubbo” oppure “voy a ver A Bubbo”, è però frequente.
Scusa Bubbo, non mi so proprio spiegare. Mi interessano testimonianze degne di fede di qualunque caso in cui un voce del verbo “osservare” regge un complemento indiretto retto da “a” o “al”, o “alla” o “agli” o… Quindi andrebbe bene “osservare a Luigi”, “osservare alle cose” etc.
Umm, credo che (a parte l’itagnolo), come fa notare .mau., la costruzione con A è presente solo nelle lingue delle zone dove ci sono stati 200 anni di dominazione spagnola.
Infatti il fiorentino “scendi IL cane che lo piscio” diventa per mezz’Italia “scendi AL cane che lo piscio”, e non credo che ci siano altri casi oltre all’osservazione di qualcosa in/di astratto, come dicevo all’inizio.
Anziché “osservare” trovi un sacco di esempi con “guardare” ad esempio “guardare al [SIMBOLO RELIGIOSO]” che riconfermano la connotazione astratta e mentale di un’azione che altrimenti sarebbe ottica.
(poi non è che non ti sai spiegare, sono io che non ci capisco AL cubo).
“Il nostro autore, osservando al diverso modo che teneva costui nel soddisfare alle domande, dice ch’era un uomo così fatto” (Promessi Sposi, Cap. 7)
Il dizionario Treccani (da cui l’esempio del Manzoni è tratto) descrive come non comune questo uso intransitivo di osservare nel senso di rivolgere l’attenzione a qualche cosa.
Giusto, @Pensieri, grazie!