Che Salvini attacchi Mattarella per il ricordo della strage di Marcinelle e contestuale associazione con i migranti che sbarcano in Italia è una non-notizia. Molto più interessante da commentare – a parte la forma sintattica: chi scrive questi discorsi deve avere fatto un addestramento speciale… – la frase iniziale del presidente della Repubblica: «L’8 agosto di 61 anni fa a Marcinelle, dove persero la vita, tra gli altri, 136 nostri connazionali, si consumò una sciagura che ha lasciato un ricordo indelebile nella memoria europea.»
I miei ventun lettori sono sicuramente persone molto acculturate e quindi sanno cosa successe a Marcinelle nel 1956. Probabilmente sanno anche come mai c’erano così tanti minatori italiani: nel 1946 Italia e Belgio avevano firmato un protocollo che prevedeva che venissero inviati nel nord Europa tanti minatori (formalmente 50.000, in pratica più di 60.000) in cambio di forniture di carbone, di cui avevamo estremo bisogno per le nostre industrie.
Probabilmente se non ci fosse stata quell’esplosione in miniera (che uccise parimenti italiani e belgi: il protocollo era stato firmato non perché il Belgio volesse lavoratori di serie B da mandare in miniera, ma perché non c’era sufficiente manodopera) nessuno parlerebbe di quel protocollo. Inoltre è vero che l’Unione Europa deriva in ultima analisi dall’idea della CECA, la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, e insomma il carbone ha un posto fondamentale. Ma pensate davvero che il ricordo di Marcinelle sia indelebile, anche solo in Italia e in Belgio? Io no. Capisco la necessità di retorica, e anche il tentativo di riportare la storia nel contesto attuale; ma per quanto mi riguarda sarebbe stato meglio un taglio che ricordasse le morti ma ponesse più l’accento sull’integrazione e quindi sul futuro anziché sui ricordi che fanno parte del passato.
Ultimo aggiornamento: 2017-08-09 12:45
A parte le macchie sulle mie felpe ben poche cose al mondo sono indelebili.
Però quello di Marcinelle ebbe delle conseguenze che oggi sono ben presenti e non solo in Belgio (dove non ho visto che la stampa si sia agitata per il ricordo della tragedia persi come sono sulla faccenda delle uova).
In particolare meno italiani iniziarono a lavorare nelle miniere e il loro posto fu preso prima dagli uni e poi dagli altri e questo condiziona molto il Belgio attuale.
Insomma la storia pesa, anche se dalla CECA che metteva in comune acciaio e carbone come modo per togliere gli ingredienti necessari a nuove guerre si è arrivati all’attuale enorme sforzo mediatico per un esercito europeo fuori dal controllo di qualunque stato e pronto ad ammazzare ovunque nel mondo.
No, senza dubbio la memoria non è tra le cose indelebili.
P.S.: Mentre il film specifico è davvero scarso non è affatto male quello sulla canzone “Marina”. E credo che il ritornello lo ricordi chiunque, no?
“Ricordo indelibile” è una formula retorica al pari di “increscioso incidente” e “necessità contingente”. In altri termini una modalità standardizzata di classificare un concetto.
Quello che dà spessore al messaggio è il resto: Marcinelle segna un punto di discontinuità. Prima era in un modo, dopo in un altro. Questa è la vera eredità di Marcinelle. Se ci fermiamo alla mera retorica non ne usciamo più.
PS la storia plasma sempre il futuro. Il futuro è sempre funzione del passato, che lo si voglia oppure no. Indelebile no, ma dove c’era la macchia il tessuto è più liso ;-).