Questo monumentale saggio (Gianfranco Salvatore, I primi quattro secondi di Revolver, Edt 2016, pag.489, € 17.50, ISBN 9788859232674) ha come scopo principale quello di raccontare cosa è successo nella scena britannica tra il 1966 e 1967, partendo dall’album Revolver e per la precisione dal suo inizio, il finto conteggio che precede l’harrisoniana Taxman. Il testo è pieno di dati, anzi ce ne sono fin troppi: soprattutto verso il fondo, quando Salvatore parla degli influssi del blues americano e della musica indiana, il povero lettore viene inondato da nomi luoghi date. Il vero guaio del libro non è però questo, bensì la ridondanza in tutte le pagine. Leggendo mi sono trovato la stessa cosa scritta due o tre volte, quasi come se più di un saggio questo fosse la trascrizione di una serie di lezioni universitarie (Salvatore è un professore). In conclusione, il testo è utile come fonte, anche per tutte le note che contiene; come lettura però non lo consiglio.
Ultimo aggiornamento: 2017-08-08 11:26
“il testo è utile come fonte”
Lo sospettavo. A forza di obbligare ad inserire le fonti prese dai libri ora ci saranno i libri di fonti anche senza contenuto.
O “No[1]”?
[1] Shakespeare, Hamlet, Act I, Scene 1
mannò, il contenuto c’è eccome, anche se appunto ridondante. Diciamo che poteva far stare tutto in 200 pagine dense.
Nel caso specifico forse, ma quando inzia un trend[1] è finita[2]…
[1] WSJ, Nancy MacDonell, 10 feb 2017
[2] Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, cap IV