Questo è uno dei libri che non lasciano indifferente il lettore: o lo si ama o lo si odia. Scritto al sorgere del XXI secolo, il testo (Patrik Ourednik, Europeana : Breve storia del XX secolo [Europeana], Quodlibet 2017 [2001], pag. 148, € 14, ISBN 978-88-229-0015-9, trad. Andrea Libero Carbone) è a prima vista un’accozzaglia di frasi apparentemente poste a casaccio, a volte ripetute a distanza di una decina di pagine, senza alcuna virgola a scandire il pensiero – e in compenso con una pletora di “e”, come un bambino che continua ad aggiungere parole: al povero Andrea Libero Carbone si deve essere annodato il cervello per tradurlo ottimamente – e senza nemmeno seguire una scansione temporale: puoi trovare scritto “nel 1935 è successo questo e nel 1907 è successo quest’altro”, proprio come se ci si fosse appiccicato in memoria un testo senza averlo capito e si cercasse di ripeterlo senza ricordarselo bene. Leggendolo risulta però chiaro che la scelta di spaccare in migliaia di pezzi la storia europea del secolo scorso per riappiccicarla in quel modo ha un senso ben preciso: lasciare da parte la retorica del qui-ed-ora che ievitabilmente fa capolino nel caso di avvenimeni non troppo lontani da noi per mostrare come invece questi cent’anni hanno spiazzato tutti, a partire dagli storici e dai sociologi. La citazione in quarta di copertina della Barbie vestita da prigioniera di un campo di concentramento segue immediatamente un frammento sulle vittime ed è seguita dalle affermazioni di chi difende la scelta “per far conoscere alle nuove generazioni il problema”; la frase sugli hypercittadini sembra fatta apposta per noi italiani. Non è un caso che il libro sia stato ripubblicato da Quodlibet che si è sempre lanciata sulla sperimentazione linguistica.
Ultimo aggiornamento: 2021-10-09 17:05