Quando stamattina ho visto che YouTrend ha preparato una proposta di legge elettorale (occhei, l’ha proposta due settimane fa, ma non è che io sia sempre sul pezzo) mi sono detto “sarà la solita schifezza”. Poi sono andato a leggerla e mi sono dovuto ricredere.
Nella loro proposta, in entrambe le camere si vota metà con il maggioritario e metà con il proporzionale: 309 collegi alla Camera e 154 al Senato. I primi sono anche stati presentati, i secondi che io sappia no. La scheda sarebbe unica, simile a quella delle elezioni del sindaco nei grandi comuni: in ogni collegio sono indicati i candidati all’uninominale, con le liste collegate, e quelli al proporzionale. Non esiste nessun concetto di scorporo: l’unico “passaggio di voti” si ha se si indica solo una preferenza di lista nel qual caso il candidato uninominale corrispondente prende il voto, mentre non è vero il viceversa (un voto solo a un candidato uninominale non viene assegnato a nessuna lista); è anche possibile il voto disgiunto. Nella parte uninominale vince chi prende più voti, non c’è il doppio turno; in quella proporzionale si ha un proporzionale puro su base nazionale alla Camera (metodo Hare, quindi quozienti interi e i seggi non assegnati vanno a chi ha i resti più alti) e su base regionale al Senato (Hare modificato, perché occorre aver avuto almeno un seggio come quoziente per accedere alla ripartizione dei resti).
La “dimenticanza” che io vedo nella proposta è il non avere esplicitato l’impossibilità di candidarsi in più collegi nella parte proporzionale (e magari anche in un maggioritario, giusto per fare l’en plein). Per il resto, mi pare un buon compromesso per tenere insieme una rappresentanza popolare con un’attenzione al territorio. Che il tutto funzioni in pratica in un contesto fondamentalmente tripolare non lo so, ma tanto non è che le altre alternative siano così migliori… a meno naturalmente che non si scelga il modello “enorme premio maggioritario a chi arriva primo”. Voi che ne pensate?
Ultimo aggiornamento: 2017-05-02 10:37
Tecnicamente sembra pensata bene, ma il nodo restano gli obiettivi di breve e lungo.
Breve: chi fa la legge ha presente i sondaggi e le necessità della propaganda, quindi il tale partito non può più assolutamente rischiare di mettere un enorme premio di maggioranza come si ipotizzava ai tempi del primo berlusca perché la probabilità di intascarlo è praticamente nulla. Chiaro che la situazione potrebbe cambiare, ma ora direi che nessuno del partito può correre il rischio.
Lungo: direi che la “governabilità” è un termine propagandistico assodato e stabile, quindi qualsiasi legge elettorale può presupporre tranquillamente l’istituzione di una dittatura a termine o, indifferentemente, di un accordo post-elettorale con chiunque, senza criticità o critche. Forse rimane qualche barlume di problema di rappresentanza di istanze sociali, ma non mi pare che siano criteri bloccanti e comunque non influirebbero sulla legge.
Insomma per i fini che agita la propaganda corrente direi che è una formulazione possibile. Ma per me è una formulazione che realizza bene obiettivi pessimi.