Tra i ministri del governo Renzi-Gentiloni, Poletti non è forse tra i migliori. Beh, diciamo che l’applicazione del metodo Cencelli a una coalizione un po’ raffazzonata in un tempo storico in cui si privilegia l’apparire al fare non ha dato risultati eclatanti. Ma a parte le litoti, Poletti assurge spesso agli onori della cronaca per le sue uscite, e ieri è successo di nuovo: tutti a lamentarsi su Facebook per il suggerimento del ministro di giocare a calcetto (con le persone giuste) per trovare lavoro anziché studiare. Sarebbe stata la rovina per quelli come me che odiano il calcio: mi veniva quasi da chiedere se potevo almeno passare alla pallacanestro.
Poi stamattina a Radio Popolare ho sentito esattamente cosa ha detto, e non è esattamente così. Poletti ha rimarcato una cosa che è ovvia non solo in Italia ma anche all’estero: più che i curricula, il “rapporto di fiducia” che è alla base del rapporto di lavoro lo si trova giocando a calcetto. Come vedete, lo studiare non entra proprio nel discorso, e immagino sia dato per scontato. D’altra parte tutti coloro che si lamentano delle frasi di Poletti non hanno che da andare a fare e vincere un concorso, dove non contano né il calcetto né i curricula.
Alla fine del servizio radiofonico, però, ho forse capito la ragione di tanto odio. Nel campo politico si solo lamentati i transfughi PD (che hanno trovato lavoro cominciando a fare i portaborse) e i pentastellati (che l’hanno trovato scrivendo a beppegrillo™). Nemmeno loro giocavano a calcetto.
Ultimo aggiornamento: 2017-03-28 09:22
Mauri’, ma che è successo all’idea che la fiducia si concede gratis, a priori, e poi si verifica se è stata ben riposta?
“Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.”
Certo, i
curricolacurricula possono essere trasformati in punti-specifiche e poi si può scegliere con un sorteggio pesato chi prendere. O magari chiamare un po’ di gente per il colloquio e scegliere poi sulla fiducia. Se hai giocato a calcetto salti il secondo step, visto che tanto non ti può dare nulla di diverso.Sinceramente, al secondo “curricola” non ho più voglia di rispondere nel merito. Vado a vedere che si dice sui fora, magari trovo qualche notizia sui prossimi referenda in programma.
In agenda ce n’era uno solo, ma chissà quanti ne troveresti negli alba dei memoranda di certi sindacalisti, o di certi (quasi tutti) Radicali… Loro senz’altro annovererebbero tra gli optima della democrazia l’abolizione del quorum (questo ci tocca lasciarlo così…).
ce n’era uno solo.
No, non mi sono spiegata bene. Non è questione di o vs. u. Il plurale di curriculum, in italiano, è curriculum; altrimenti c’è curricolo/curricoli. Fare il plurale di curriculum alla latina in uno scritto (o in un discorso) in italiano è un’affettazione che sinceramente lascerei ad altri: oppure, davvero, per coerenza, bisognerebbe esprimersi anche a colpi di “fora” e “referenda”, ma stranamente non lo fa nessuno dei fan di “curricula”.
Solo per il latino? Per coerenza non dovresti declinare nulla, che sia anglicismo, francesismo, iberismo e qualunque altro forestierismo. Inutile creare eccezioni.
L’odio nasce dal fatto che i cosidetti “rapporti di relazione” in Italia hanno come unico effetto sul lavoro il cosi detto “trenino”: un vagone ne tira N altri, unicamente sulla fiducia che fara’ quanto richiesto, senza *NESSUNA* altra abilita’/skill richiesto, tanto il lavoro vero lo fanno gli schiavi.
All’estero (UK in primis) le conoscenze sono fondamentali nel mondo del lavoro, ma in AND logico con gli skill. Per avere certe scrivanie devi essere nel giro, non ci sono santi. Pero’ non puoi solo scaldare la sedia, come invece si fa qui.
il curriculum dimostra gli skill, vero?
“il curriculum dimostra gli skill, vero?”
Ma fammi il piacere, lo sai che le aziende di consulenza (tutte, chi piu’ chi meno) taroccano i CV presso i clienti per aumentare le proprie chances e chi cerca lavoro scrive curriculum ad hoc per l’annuncio cui risponde? Anche all’estero, naturalmente succede cosi’ infatti i colloqui spesso sono veri e propri esami di verifica di quanto hai scritto.
In pratica si’, scrivi pure quello che vuoi, poi ne riparliamo a quattr’occhi.
Siamo d’accordo che nelle imprese private il rapporto fiduciario può leggittimamente prevalere su qualsiasi altra forma e metodo di selezione e, quasi sempre, è esenziale per il mantenimento del rapporto di lavoro.
In realtà è un metodo rischioso di selezione del personale ma la libertà d’impresa non è stata del tutto soppressa, quindi si può ancora far riferimento agli amici o ai conoscenti comunque trovati in molti casi.
Per il pubblico c’è il meccanismo dei concorsi, ecc. ecc.
Però il problema si pone per i cooptati e i quelli nelle varie quote. E, ironicamente, aver dato fondo a tutti le amicizie infantili di un tale si è dimostrato essere un metodo che ha causato seri danni a tutti gli altri perché le uniche persone ammesse ad occupare [tutto e di più] sono risultate essere sì fedeli ma spesso inadeguate.
Forse il problema è lo sport o l’attività infantile alla base della creazione della [raggruppamento dedito a talune attività per il proprio interesse].
Magari gli amici del club degli scacchi…
io Poletti non lo assumerei nemmeno se giocasse a calcetto con me :-)