Lidl e i manuali

Ieri mattina volevo sentire il mio amico Peppe che a Radio3Scienza spiegava la vera origine della parola “scientist”. Be’, qual è il problema? Basta cercarsi lo strimi [*] sul sito. Peccato che la combinazione della mia rete che ieri andava più a manovella del solito e dei proxy non facesse passare nulla. Ma io sono un volpone, e tengo con me una radiolina SilverCrest made in Lidl, mi pare 9,99 euro in offerta quando l’ho comprata, proprio per evenienze simili. La tiro fuori dall’armadio, sintonizzo Radio3 e ascolto. Solo che poi volevo memorizzare la frequenza, perché con questi robi digitali sintonizzare una stazione a metà della banda FM è una tragedia, e rimango bloccato: c’è un tasto TIME/MEM, ma non basta schiacciarlo. Be’, qual è il problema? Cerco in rete il manuale. Lidl ha un sito apposta. Peccato che la mia radio sia questa o se preferite il tedesco questa, mentre i manuali che ho trovato (con lo stesso nome di modello, SWED 100 A1) sono di questa radio, simile ma non uguale, oppure di questa, non esattamente simile.

Ora, che vogliano cambiare il modello mi sta benissimo, ma magari cambiare anche il suo nome? (Per la cronaca, ho memorizzato la frequenza. L’illogicità del metodo è abbastanza logica)

[*] Vogliamo deciderci ad adattare in italiano “streaming” e adottare la parola?

Aggiornamento: (23 febbraio) Alla fine ho capito qual è il trucco per trovare il manuale: cercarlo usando il numerino magico IAN.

Ultimo aggiornamento: 2017-02-23 10:14

11 pensieri su “Lidl e i manuali

  1. un cattolico

    Fuori tema (iniziato da te):

    «Vogliamo deciderci ad adattare in italiano “streaming” e adottare la parola?»

    Anticipo Licia: http://blog.terminologiaetc.it/2016/06/21/sondaggio-samsung-cloud-emoji-iot/ a quanto pare sarebbe forse cosa buona e giusta trovare un traducente italiano, dal momento che molti Europei (e quindi anche molti Italiani) non capiscono proprio la parola:

    I 10 termini informatici più ostici per gli Italiani

    Samsung ha pubblicato un sondaggio europeo che ha coinvolto più di 10.000 persone in 18 paesi. Sono stati rilevati i dieci termini informatici di larga diffusione che risultano meno comprensibili. Ovunque cloud è il termine più ostico, ma già qualche anno fa negli Stati Uniti un altro sondaggio aveva evidenziato la nebulosità di cloud: ne ho discusso in lost in the cloud.

    Nella classifica generale europea al secondo posto troviamo streaming. Fa eccezione l’Italia: da noi il secondo termine meno comprensibile è emoji Pare anche che il 26% degli italiani ammetta di ignorare cosa siano le emoji ma di far finta di saperlo.

    in Italia cloud, emoji e Internet of Things sono le parole meno capite – Samsung Tech Habits

    Al terzo posto in Europa e in Italia troviamo Internet of Things, nella definizione di Samsung “una rete che consente a smartphone, frigoriferi e lavatrici e altri dispositivi di utilizzo quotidiano di comunicare tra loro attraverso Internet e a lavorare insieme per semplificare le operazioni che compiamo tutti i giorni”.

    Al quarto e quinto posto in Italia risultano fibra ottica e Android, il sistema operativo sviluppato da Google. Completano l’elenco di Samsung on demand, tecnologia indossabile (wearable technology), Bluetooth e WiFi.

    Si nota subito che, a parte fibra ottica e il nipponismo emoji, tutti i termini sono anglicismi (in italiano tecnologia indossabile coesiste con wearable technology). Non stupisce quindi che risultino poco trasparenti e che solo il 13% degli italiani dichiari di non avere difficoltà con i termini della tecnologia digitale. È la percentuale più bassa in Europa, mentre nel Regno Unito, dove si parla inglese, raggiunge il 40%.

    1. .mau. Autore articolo

      attento che concetto e parola per il concetto sono due cose ben diverse. Da noi se vuoi c’è il problema che lo strimi :-) viene spesso visto come “diretta su web”, ma mi sa che con cineblog e simili sia già passato il concetto di “audiovideo inviato man mano e non tutto in un colpo”. Questo indipendentemente da come lo chiami.

      1. un cattolico

        beh che un neologismo abbia più accezioni non è una novità, l’importante è sperare si attesti un traducente decente comprensibile anche alle generazioni più âgées… L’utente di Wikipedia in lingua italiana propone “flusso multimediale” per l’accezione di “flusso audio(video) che si scarica progressivamente durante la visualizzazione”. L’altra accezione è per me però assolutamente minoritaria (nel senso che la diretta non viene quasi mai data per scontata).

  2. enrico d.

    Mi stupisco, nello scoprire che esistono persone che leggono le istruzioni. E che le capiscono (o le capirebbero se le trovassero). Credevo che si trattasse di una leggenda metropolitana, e che in realtà nelle istruzioni ci fossero testi a caso, giochi di parole, easter eggs…

    1. .mau. Autore articolo

      in realtà è un’arte, perché occorrono grandi doti filologiche per intuire da dove derivino certe parole che evidentemente non possono essere sensate nel contesto di un manuale.

  3. Licia

    Visto che sono stata chiamata in causa, aggiungo qualche nota, a partire dalla definizione di streaming dello Zingarelli che è “accesso a file audiovisivi in tempo reale senza preventivo salvataggio sul proprio computer”.
    Quando lavoravo in Microsoft, le prime occorrenze di streaming riguardavano data streaming e per le versioni italiane avevamo adottato flusso di dati. Nel frattempo però la tecnologia si stava diffondendo e chi la rendeva disponibile, la usava e ne parlava usava invece l’anglicismo, quindi ci eravamo adeguati: va usata la terminologia più diffusa, che permette di passare da un prodotto all’altro senza dovere imparare nuovi termini e permette di fare ricerche e reperire facilmente informazioni.
    Boccerei invece l’assimilazione strimi, meccanismo linguistico molto produttivo nei secoli scorsi  (esempio che tutti conoscono: bistecca da beefsteak) ma ora praticamente abbandonato.
    @il cattolico, non prenderei come riferimento il forum Cruscate: non hanno le idee molto chiare sulla cosiddetta formazione secondaria dei termini e la maggior parte delle loro proposte è poco sensata (eufemismo!).
    Infine, una nota su scientist. Non ho ascoltato ancora il podcast* e magari è stato detto, in ogni caso scientist e scienziato sono quasi sempre falsi amici: in inglese scientist è chiunque lavori o studi in ambito scientifico, quindi anche lo studente universitario, il tecnico di laboratorio e il data scientist (analista di dati), in italiano invece scienziato ha connotazioni di ruolo prestigioso.

    * podcast è un’altra parola poco trasparente: da iPod + broadcast. Il nome iPod fa riferimento alla capsula spaziale EVA pod di 2001: Odissea nello spazio perché le assomigliava.

    1. .mau. Autore articolo

      @Licia: l’assimilazione non si usa per ragioni politiche (ricorda troppo il fascismo) e storiche (in questi decenni si tende a usare sintagmi inglesi non tradotti), e oggettivamente in molti casi fa piuttosto ridere: in un vecchio Quattroruote degli anni ’60 del secolo scorso lessi del suggerimento di chiamare i guard-rail “guardaragli” :-). Però non si sa mai…

  4. licia

    Esempi recenti: tuittare è piuttosto diffuso e pare che prima che si affermasse definitivamente sushi ci fosse chi scriveva susci….

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