Modelli a priori

Domenica scorsa Nicola Gardini, che se non ho capito male è uno scrittore di un paio d’anni più giovane di me, ha scritto sul Sole-24 Ore uno dei mille articoli che lodano il nostrano liceo classico, “scuola modello” invidiataci da tutto il mondo e fors’anche altrove: “l’esperimento di pedagogia più geniale e più fruttuoso che governo occidentale abbia mai messo in piedi”, come scritto stavolta. Come dimostrarlo? Se non ho inteso male, lo si vede da cosa sa fare chi è uscito da quella scuola, e che non è compreso da chi vorrebbe eliminarlo perché pensa che “lo studio del greco e del latino non sia cosa scientifica”, il che per Gardini è del tutto falso.

C’è solo un piccolo problema. Mentre si vedono i risultati di chi è uscito brillantemente dal liceo classico, non si vedono quelli di chi è uscito malamente e soprattutto non si tiene conto che al classico ci vanno i più bravi e quelli che magari tanto bravi non sono ma possono essere più aiutati in quanto di famiglia abbiente, il che significa che non è così strano questo loro successo, indipendentemente da quello che hanno studiato. Insomma abbiamo un modello a priori che dà una visione distorta della realtà, e ce ne possiamo accorgere in maniera scientifica. (Sarete mica anche voi tra quelli che pensano che la scienza sia fatta solo di numeri? Quelli servono al più dopo, per quantificare quale sia questo vantaggio, anche se in questo caso ottenere risultati numericamente validi non è banalissimo e lo possiamo lasciare agli esperti).

Non che io pensi che chi ha fatto altre scuole impari a tirare fuori un ragionamento di questo tipo; però – diciamocelo – questo esempio particolare mi fa pensare che il grande vantaggio del liceo classico non sia poi così tanto grande.

Ultimo aggiornamento: 2016-08-30 09:49

9 pensieri su “Modelli a priori

  1. Enrico

    Sinceramente non ho capito bene il senso del tuo articolo, soprattutto la chiosa finale ma sicuramente è colpa del mio cervello annebbiato da una lunga nottata con figli nottambuli :-/

    Quello che però vorrei sottolineare è che “al Classico” sicuramente ci vanno in parte i più bravi e quelli un po’ meno bravi ma “aiutabili”; sono altrettanto sicuro che ci vanno quelli convinti dalla propria famiglia che il Classico è meglio di ogni altra scuola (aggiungo: probabilmente i genitori sono delusi da loro stessi e cercano di spingere il figlio all’eccellenza).
    Inoltre porto la mia esperienza “al Classico”: davvero negativa e, mea maxima culpa, figlia di una mia scelta sbagliata: vogliamo però parlare di come il liceo non ti aiuta (non ti considera) se già non sei “bravo” di tuo? Ecco io mi colloco tra questi e della mia classe ne posso inserire almeno il 70% nelle mie stesse condizioni.

    Questa due sono le categorie di liceali di cui il Giardini non tiene conto e che annaspano tra latino, greco, mitologia classica, e che soffrono di insegnanti troppo spesso accecati dal “secchione” e incapaci di sostenere un’intera classe in un percorso di crescita comune.

    Insomma, checché se ne dica, il Classico è una scuola come un’altra e ti prepara esattamente nella misura in cui l’intero team dirigente-amministrazione-docenti è a sua volta preparato, entusiasta e proattivo verso i propri alunni; i discorsi dei tanti – come il Giardini – che dicono che il liceo Classico “ti insegna a ragionare” non stanno in piedi: l’abilità e la propensione al ragionamento è data dalla somma di esperienze nella quale le materie studiate costituiscono solo uno dei fattori (e sicuramente non il più importante).

    1. .mau. Autore articolo

      Ok, ho peccato di laconicità, e non posso nemmeno dare la colpa al tablet. Ci riprovo.
      Se prendiamo una quarta ginnasio, avremo qualcuno bravo, qualcun altro altamente aiutato, e questi due gruppi saranno probabilmente un po’ più numerosi che in altre scuole; ma come fai notare, ci sono anche tanti peones che si arrabatteranno, sempre che non vengano bocciati sin da subito. Quindi il modello a priori della riuscita del classico non è tanto diverso da quello di altre scuole.
      Ma chi esalta i risultati di chi ha fatto il classico fa il conteggio alla rovescia: prende quelli di successo, vede che tanti arrivano dal classico e ne deduce che il classico forma meglio. Questa è una fallacia logica – su Twitter è stata commentata come “post hoc ergo propter hoc”, il che mostra come non sia necessario studiare matematica per accorgersene, visto che latini e greci la conoscevano già. Così è più chiaro?

      (non sono volontariamente entrato nella discussione se sia meglio o peggio un certo tipo di studi. Credo dipenda molto da studente a studente e moltissimo dagli insegnanti)

  2. Stefano

    Ho in mente parecchie cose da dire sull’argomento, ma sono tutte confuse. Mi limito a dire il mio caso: famiglia non abbiente, io bravino in matematica alle medie e autentica capra in italiano. Prof di italiano delle medie che “spinge” per lo scientifico o istituto tecnico, prof di matematica che spinge per il classico e alla fine vince, convincendo i miei molto perplessi. Sono rimasto una capra in italiano, mi sono barcamenato per 5 anni in latino e greco applicando strutture mentali più matematiche che altro. All’università (fisica) la maggior parte dei miei professori (ed il relatore della tesi) veniva dal classico. Incidentalmente, i due elementi più dotati della mia classe di matricole (autunno 1986) e che hanno fatto più carriera erano l’unico geometra e l’unico ragioniere! :-)

  3. Enrico

    Confermo che non avevo proprio colto il ragionamento che hai fatto nel post e che mi trova assolutamente d’accordo; d’altronde il cherry picking è una pratica che trova purtroppo larga diffusione in tanti ambiti.

    La tua risposta mi dice anche che il mio commento era un po’ off topic ma sottolineo che non volevo polemizzare con i sostenitori del classico (magari non tra i tuoi ventun lettori ma qualcuno che se la prende ci può sempre essere). A me piace pensare che una buona scuola dovrebbe essere in grado di esaltare le diverse qualità di ogni studente a prescindere dall’indirizzo di studi che egli ha intrapreso.

    P.S.

    ti seguo da un po’ e ammiro sinceramente la cultura che mostri in tanti ambiti; complimenti e grazie di condividerla nel più puro spirito web 0.1beta1

  4. Luca

    … E finalmente qualcuno che la pensa come me, grazie!
    Scusate, ma questo mi tocca sul vivo: due anni di ginnasio catastrofici, tre anni di elettronica conseguentemente catastrofici, io volevo fare tutt’altro in entrambi i casi e mio padre che è ancora convinto che “il classico è la scuola che ti insegna a ragionare e menomale che l’hai fatta! D’altronde si vede nella tua sensibilità di pensiero.”… No, no… Scusa Enrico: io VOGLIO polemizzare!!!
    Post hoc? Concordo. O come dico io (generalizzando, sì… Ma chissene): i classicisti tendono a confondere cause ed effetti.
    Cherry picking? Già, con questo ragionamento ci potrebbero mettere in batteria come i polli o come gli studenti cinesi (leggenda o realtà?): in millemila ad imparare ginnastica artistica, arte, fisica o latino-greco e quando uno solo ce la fa, diventa la bandiera internazionale del popolo de nojaltri. Gli altri buttiamoli pure in discarica. Ecco: io mi sento parcheggiato in discarica. Quanti ragazzini (non in oriente, ma qui in Europa) sono stati obbligati a studiare pianoforte a due anni fino ad odiarlo, solo perchè Mozart a cinque anni già componeva? Ne sapeva qualcosa pure Beethoven, sì, ma a parte questi geni, quanti pochi sono usciti bene? Quante migliaia male?!?
    … [si ferma, tira un sospiro, rilegge il post e le risposte, riprende la tastiera]
    Il percorso di studi migliore dipende sì da studenti ed insegnanti, ma a quell’età dipende molto anche dai genitori e dalle scelte che permettono di fare ai (o che fanno al posto dei) propri figli.
    Fare i genitori è difficile, mi rendo conto… Ma è tanto difficile osservare le attitudini del pargoli, invece che spedirli in una scuola scelta a priori?!?
    Ecco, non ho figli: che qualche genitore mi illumini.
    … E scusate l’acidume.

    PS Viva il web 0.1beta1! :)

  5. Enrico

    Luca

    Visto che siamo sulla stessa linea di pensiero ti dico solo che io ho tre figli ed il motto che mi sono dato insieme a mia moglie è questo:
    *modo solenne attivo*

    cerchiamo almeno di evitare gli errori che hanno commesso i nostri genitori con noi

    *modo solenne disattivo*
    E qui dopo uno scambio di occhiate parte un reciproco sorriso amaro in ricordo delle tante forzature subite… ma vogliamo loro bene lo stesso :)

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