Quando ho sentito che nel Varesotto (ma sarebbe potuto essere ovunque) hanno fatto dei controlli antidoping a sorpresa ai primi quattro classificati di una gara ciclistica per dodicenni, il mio primo pensiero è “hanno fatto solo bene”. L’articolo di Repubblica è un perfetto esempio di ipocrisia, tra l’altro. È costretto ad ammettere che non è stato fatto nulla di illegale, ma si lamenta perché «secondo il regolamento della Federazione ciclistica italiana si inizia a parlare di agonismo solo dai 13 anni» e perché se non fosse stata messa su una tenda della Protezione Civile «gli atleti sarebbero dovuti andare in un bar» per fare la pipì. A nessuno viene in mente che il problema non sono tanto i bambini ma i loro genitori, che sublimano la loro volontà di potenza sui figli preadolescenti pompandoli all’inverosimile? Spero che nessuno dei testati risulti positivo, ma non posso escluderlo a priori: e se già le sostanze dopanti sono pericolose per gli adulti, lo sono ancora di più per i ragazzi, il che mi fa pensare che sia molto meglio che sappiano subito che possono venire controllati e non cerchino di fregare gli altri sperando in un’impunità che non ci deve essere.
Ultimo aggiornamento: 2016-08-09 11:29
il problema del doping non è che faccia male, in effetti in alcuni casi potrebbe anche fare bene alla salute. Il problema è barare.