Musulmani in chiesa

Qui in montagna seguo poco Internet e guardo più la carta stampata: pertanto non so quale sia stato il risultato francese della proposta ai musulmani di appalesarsi domenica scorsa nelle chiese. La Stampa almeno aveva pagine e pagine su cosa era successo da noi, e soprattutto a Torino.
Premetto che certe iniziative, tipo la finta comunione con la distribuzione di pane agli ospiti, mi sono sembrate completamente fuori luogo, anche se animate dalle migliori intenzioni. E non so quanti musulmani signori nessuno hanno partecipato: le cronache parlano naturalmente degli esponenti che sono già da molto per il dialogo. (occhei, tra i signori nessuno c’era il mio amico Yagoub come da documentazione fotografica su Repubblica Torino)
Però credo che l’iniziativa sia stata una buona cosa. Io non penso esista l’islamismo moderato, proprio come non penso esista il cristianesimo moderato. Del resto, entrambe le religioni – oltre a sostenere di essere l’unica Vera Religione – tendono naturalmente al proselitismo, a differenza per esempio dell’ebraismo. Il punto è che la maggior parte della gente non pensa più che il proselitismo si ottenga con la forza, quanto piuttosto con l’esempio. E pur non essendo affatto un sincretista, ritengo che imparare a conoscersi sia davvero un enorme passo in avanti. Non devi rinnegare la tua religione, ma prendere atto che gli altri non sono diavoli. Ci penserà poi Dio o Allah a dare giudizi; se poi dopo la morte non c’è nulla le cose non cambieranno, se ci sarà YHWH o il FSM non cambieranno lo stesso, anche se in modo diverso.
Insomma, è stato bello vedere tutti mettere la faccia. Meno bello è stato vedere le critiche da parte di sedicenti Veri Cattolici e di prelati, ma Roma non è stata costruita in un giorno.

Ultimo aggiornamento: 2016-08-02 20:04

15 pensieri su “Musulmani in chiesa

  1. Mauro

    “Moderato” e “religione” (qualsiasi religione) sono due termini in totale contraddizione tra loro.

    E per quanto riguarda l’ebraismo… forse ci sarebbe da chiedersi se proprio la mancanza di proselitismo non lo renda (almeno a livello intellettuale) in realtà meno moderato di cristianesimo e islam (non è un paradosso… pensa al “perché” non fa proselitismo).

    1. .mau. Autore articolo

      Ci sono correnti rabbiniche che fanno notare come non far proseliti è un vantaggio per i goyim, che hanno solo sei precetti da osservare per salvarsi anziché le non mi ricordo quante centinaia degli ebrei.

      1. un cattolico

        613. Quindi per i goyim (sono i non Ebrei?) è possibile la salvezza?

        E c’è quindi qualcosa di simile al credo cattolico (per il quale il nulla salus extra Ecclesiam va inteso come: “non c’è possibilità di salvezza per chi rifiuti la Chiesa conoscendola. Ma è possibile la salvezza di chi non conoscendola, o conoscendola erroneamente e senza colpe, l’abbia ignorata/rifiutata”)?

        1. .mau. Autore articolo

          «La salvezza dei non ebrei si conquista osservando le 7 leggi rivelate da Dio a Noè (dette noachidi): rifiuto dell’idolatria, dell’incesto, della bestemmia, del furto, dell’omicidio, della consumazione di parti di un animale vivo e la prescrizione di vivere secondo giustizia (da oltre 3000 anni è prevista l’istituzione di tribunali).»

          AFAIK, è qualcosa di diverso dal concetto cristiano. Un ebreo fa parte del popolo eletto e quindi deve mostrare con il suo comportamento il sacerdozio rituale, ma D-o non richiede che tutti diventino ebrei. (Questa interpretazione è nata a partire dalla fine del II secolo).

  2. carolina

    in Italia hanno partecipato 23.000 musulmani. A San Simpliciano nessuno, per lo meno alle 11.30. Ma è stata una cosa bella, emozionante, leggere ad es. che a S. Maria in Trastevere a Roma hanno predicato insieme il prete e l’imam. Contro l’intolleranza, e il “nuovo che avanza” del (non) “sacrificale” Donald Trump.

    1. un cattolico

      23.000 musulmani?

      Sarebbe bello sapere come hanno fatto questa stima, coloro che l’hanno fatta…

      Solo Roma ha 330 parrocchie, e naturalmente anche nella mia non c’era nessuno. Mi sembra a dir poco una stima in eccesso.

  3. mestesso

    Non capisco bene perchè mettere insieme due termini che sono in realtà indipendenti fra loro come religione e moderato, oppure pere e pesche. Islam od il cattolicesimo o gli ebrei quante persone hanno ammazzato nella loro storia? Quante volte prendendo una religione come paravento si è giustificato in nome di un dio fini ben più prosaici? Mau ti sei scordato di quanto hai studiato a scuola delle crociate? E che dire di una religione che fa della conquista della terra promessa un dogma? No per favore non cadiamo sul banale. Uno è moderato od estremista perché è fatto così non perché crede in un dio piuttosto che un altro. Non conosco religioni che si basino sull’odio. Aggiornami in caso negativo.

    1. .mau. Autore articolo

      Sono tutti i media che continuano a parlare di Islam moderato, se non te ne fossi accorto. Io ho scritto che per me è un concetto insensato parlare di “moderato” per una religione.

  4. un cattolico

    @.mau.:

    Cerco di essere breve.

    «Premetto che certe iniziative, tipo la finta comunione con la distribuzione di pane agli ospiti, mi sono sembrate completamente fuori luogo, anche se animate dalle migliori intenzioni.»

    Aggiungici che nessuno di loro, stando alle foto, si è preoccupato di chiedere se fosse educato tenere i copricapi etnici o i banali berretti da baseball durante il Sacrificio Eucaristico, vedendo che nessuno dei cattolici, anche tra i giovani, ne indossava.
    Come nessuno di loro, stando sempre alle foto, vedendo che tutti si alzavano mentre il prete li incensava, si è alzato.
    Prova ad entrare in moschea colle scarpe…

    «credo che l’iniziativa sia stata una buona cosa. […] E pur non essendo affatto un sincretista, ritengo che imparare a conoscersi sia davvero un enorme passo in avanti.»

    Il momento più degno per conoscersi è quello del culto divino, cioè il momento in cui tutti (i credenti in quel culto) convergono a Dio e Lo adorano, in uno slancio verticale che fa mettere tutto il resto in secondo piano?

    La Santa Messa non è un semplice momento conviviale e di fratellanza tra cristiani, come potrebbe essere il venerdì per i musulmani (che non hanno un vero e proprio culto, essendo fondamentalmente il venerdì una sorta di Liturgia della Parola con esegesi normativa a seguire, neppure tanto paragonabile ad un’omelia, perché nelle omelie spesso i sacerdoti si limitano a spiegare le Scritture, né essendoci nell’Islàm una figura mediatrice tra Dio e gli uomini come può essere il sacerdote cattolico).

    Nella Santa Messa il cristiano rivive l’atto salvifico per cui crede, non ne fa solo memoria (la tesi delle più tarde Chiese protestanti), lo rivive in modo incruento in tutta la sua grandezza, pur essendo avvenuto oltre 2000 anni fa, con tutti i frutti spirituali che ne conseguono.

    È questo il motivo per cui prima del Concilio i catecumeni adulti, cioè coloro che non erano ancora stati battezzati ma ne avevano il desiderio, venivano invitati ad uscire dopo il Vangelo: il Credo poteva essere recitato da chi era parte di quella comunità. Non per elitarismo, ma semplicemente perché solo una volta battezzati la comunione piena con Dio è possibile (e tutti possono essere battezzati, se lo desiderano!) e acquista quindi senso recitare quel Credo.

    «Meno bello è stato vedere le critiche da parte di sedicenti Veri Cattolici e di prelati, ma Roma non è stata costruita in un giorno.»

    Le hai lette queste critiche? Quali? Io alcune le ho trovate molto condivisibili.
    Il dialogo ha senso nel rispetto delle differenze, cioè studiando le rispettive differenze per conoscere l’altro e rispettandole nella loro unicità.
    Insomma aveva senso una preghiera interreligiosa, come è già avvenuto ad Assisi, magari con a seguire la spiegazione di cos’è il culto cattolico e cos’è la preghiera islamica, ma rendere la Messa uno show proprio no.

    Un’occasione persa per dialogare davvero.

    1. un cattolico

      Ti riporto stralci del pensiero del vaticanista Rai Aldo Maria Valli – non propriamente un tradizionalista/integralista, seppure ultimamente “abbia osato” (ironizzo sui media) criticare alcune recenti affermazioni del Santo Padre -, che condivido appieno:

      http://www.aldomariavalli.it/2016/07/31/musulmani-nelle-chiese-cattoliche/

      «Posso dirlo? Ho trovato molto rispettosa, dignitosa e coerente la scelta dei musulmani che hanno deciso di non andare nelle chiese cattoliche per manifestare la loro contrarietà al terrorismo di matrice islamica e la loro solidarietà ai cristiani. Sì, avete capito bene: ho detto la scelta di non andare. Perché dico che è stata una scelta rispettosa, dignitosa e coerente?

      Per rispondere occorre pensare a che cosa è una chiesa cattolica. Non un semplice luogo di incontro, non una sorta di sala della comunità, nemmeno un luogo di preghiera. No, la chiesa, qualunque chiesa cattolica consacrata, è molto di più: è la casa di Dio, degli uomini che credono in Dio e del Figlio di Dio, Gesù, che lì è veramente presente nel tabernacolo. È dunque luogo massimamente sacro, perché segnato dalla presenza reale di Cristo.

      Mi vengono mente alcune parole di Benedetto XVI. Fanno parte di un’omelia pronunciata il 10 dicembre 2006 e dicono così: «La Parola di Dio non è soltanto parola. In Gesù Cristo essa è presente in mezzo a noi come Persona. Questo è lo scopo più profondo dell’esistenza di questo edificio sacro: la chiesa esiste perché in essa incontriamo Cristo, il Figlio del Dio vivente. Dio ha un volto. Dio ha un nome. In Cristo, Dio si è fatto carne e si dona a noi nel mistero della santissima Eucaristia. La Parola è carne. Si dona a noi sotto le apparenze del pane e diventa così veramente il Pane di cui viviamo. Noi uomini viviamo della Verità. Questa Verità è Persona: essa ci parla e noi parliamo ad essa. La chiesa è il luogo d’incontro con il Figlio del Dio vivente e così è il luogo d’incontro tra di noi».

      Sono concetti molto chiari e non hanno bisogno di commenti. Voglio solo aggiungere un altro pensiero, sempre di papa Ratzinger, riguardante il luogo nel quale si svolge il sacrificio eucaristico, ovvero l’altare. Benedetto XVI ne parlò il 21 settembre 2008 nella messa, con dedicazione dell’altare, celebrata nella cattedrale di Albano: «Nella liturgia romana il sacerdote, compiuta l’offerta del pane e del vino, inchinato verso l’altare, prega sommessamente: “Umili e pentiti accoglici, Signore: ti sia gradito il nostro sacrificio che oggi si compie dinanzi a te”. Si prepara così ad entrare, con l’intera assemblea dei fedeli, nel cuore del mistero eucaristico […]. L’altare del sacrificio diventa, in un certo modo, il punto d’incontro fra Cielo e terra; il centro, potremmo dire, dell’unica Chiesa che è celeste ed al tempo stesso pellegrina sulla terra, dove, tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, i discepoli del Signore ne annunziano la passione e la morte fino al suo ritorno nella gloria».

      Ora è più chiaro perché condivido la scelta di quei musulmani che hanno deciso di non entrare nelle chiese cattoliche. Il motivo è molto semplice: Gesù per i musulmani non è oggetto di venerazione. Il Corano lo considera infatti un grande profeta, famoso per i suoi miracoli, ma la venerazione è riservata esclusivamente a Maometto. Non solo. Il Corano nega decisamente, e condanna, l’idea che Gesù sia figlio di Dio. «I versetti contro la Trinità – osserva un islamista serio e competente come il padre Samir Khalil Samir – sono molto chiari e non hanno bisogno di tante interpretazioni». Per molti musulmani i cristiani, proprio a causa della Trinità, sono politeisti o falsi monoteisti. Oltre a negare totalmente la divinità di Cristo, il Corano nega la redenzione: addirittura vi si afferma che Gesù Cristo non è morto in croce, ma è stato crocifisso un suo sosia. Il Corano e i musulmani, in poche parole, negano i dogmi essenziali del cristianesimo: Trinità, incarnazione, redenzione.

      Stando così le cose, per un musulmano non entrare in chiesa, ma pregare altrove, è dunque un segno di grande coerenza e rispetto. Un segno che, fra l’altro, ci aiuta a ricordare che una chiesa cattolica è qualcosa di ben diverso da una moschea. Quest’ultima, infatti, non è propriamente un luogo di culto, ma un luogo di incontro per i membri della comunità, un luogo nel quale non solo si prega ma si ricevono direttive di vario tipo: morale, sociale, anche politico. Un luogo nel quale non si celebra un culto nel senso cristiano del termine, anche perché non vi è alcun amministratore del culto consacrato a questo scopo. Pensare di accogliere i musulmani in una chiesa come se la chiesa fosse la “moschea dei cattolici” significa, quindi, fare soltanto una grande confusione e non rispettare le differenze.

      Un teologo come monsignor Antonio Livi è arrivato a sostenere che la presenza di musulmani in chiesa è, letteralmente, assurda: non ha senso. Non lo ha perché i musulmani non credono nei misteri cristiani che in una chiesa cattolica sono celebrati alla presenza reale di Cristo. Non lo ha perché i musulmani, sono ancora parole di monsignor Livi, «professano una fede religiosa che è non solo diversa ma esplicitamente contraria alla fede cattolica». È un giudizio che può suonare duro per le nostre orecchie abituate al politicamente corretto, ma è indubitabile.

      Aggiungerò che, considerato quanto ho cercato di spiegare (e che per un cattolico, tutto sommato, dovrebbe essere evidente), pensare che la presenza di musulmani in una chiesa [*] non costituisca un problema tradisce un’idea protestante, non cattolica, della chiesa stessa. Sono i protestanti che hanno «desacralizzato» la chiesa riducendola a luogo di incontro della comunità dei fedeli.

      Sui giornali ho letto diverse testimonianze di semplici fedeli musulmani che, decidendo di non entrare in chiesa ma di pregare nei loro luoghi abituali di incontro, hanno espresso non disprezzo per i cattolici, ma profondo rispetto. Di questo li dobbiamo ringraziare, perché anche nel campo religioso viviamo in un tempo di grande confusione e approssimazione, un tempo dominato dall’appiattimento e dall’incapacità di distinguere le peculiarità.

      Ma tu, potrà osservare qualcuno, in questo modo neghi la possibilità di esprimere concretamente il senso di fratellanza, così importante in questa fase nella quale siamo tutti minacciati dagli estremismi violenti. Rispondo che non è così. Il senso di fratellanza si può esprimere molto bene, molto meglio, evitando confusioni e approssimazioni. «Ciascuno a casa propria» può sembrare una formula brutta, non solo sgarbata ma anche portatrice di divisione, ma se la giudichiamo così è, appunto, perché non siamo più abituati a distinguere, perché siamo tutti sottoposti al dogma del livellamento. Invece le differenze ci sono, sono importanti e vanno conosciute. Solo conoscendole, solo tenendone conto, si può sviluppare, sempre che ce ne sia la volontà, un vero dialogo. In caso contrario c’è solo un vacuo parlarsi addosso.

      Qualcuno potrà anche obiettare che ragionare così significa non essere al passo con i tempi e con l’esigenza, tanto pressante, dell’accoglienza. Per rispondere non starò a farla lunga. Mi basta un pensiero del buon vecchio Chesterton: «Il novanta per cento di ciò che chiamiamo nuove idee sono semplicemente vecchi errori».

      Aldo Maria Valli

      [*] nota mia, Maurizio: durante il culto! Al di fuori del culto già acquista senso come segno di accoglienza e dialogo…

      1. .mau. Autore articolo

        mica penso (né avrei voluto) che i musulmani abbiano pregato durante la messa. Né siamo al terzo secolo dC, quando alla fine della liturgia della parola i catecumeni erano fatti gentilmente uscire, perché all’Eucarestia potevano solo partecipare i battezzati.

        1. un cattolico

          Anche una presenza passiva (come in gran parte è stato, a parte quei rari posti in cui è stato concesso loro di recitare sure del Corano durante l’omelia O_o) ha poco senso. I motivi sono quelli detti da Valli, secondo me.

          Comunque anche ora, nel rito di iniziazione cristiana degli adulti (completo) post conciliare, fatto di varie tappe, i catecumeni vengono fatti uscire dopo la Liturgia della Parola, nella loro tappa iniziale: l’ammissione al catecumenato (sì ci sono vari riti fino al battesimo, proprio come nei primi 4 secoli cui alludevi… È un revival dei tempi andati voluto dal Concilio, alla faccia del suo “modernismo” :-D ):

          «72. Il Rito, che comprende l’accoglienza dei candidati, la liturgia della parola e il loro congedo, può anche essere seguito dalla celebrazione»

          «CONGEDO DEI CATECUMENI
          96. Il celebrante, ricordando molto brevemente con quanta gioia i catecumeni sono stati accolti nella comunità ed esortandoli a impegnarsi in una vita coerente con la parola ascoltata, li congeda con queste parole o con altre simili:

          […]

          Il gruppo dei catecumeni, una volta uscito, non si scioglie subito, ma essi rimangono insieme, sotto la guida di alcuni fedeli per scambiarsi fraternamente la gioia della loro esperienza spirituale. Se invece, per giusti motivi, non possono uscire (cfr n. 19, § 3 ) ma devono rimanere con i fedeli, si badi bene che, se sono presenti all’Eucaristia, non vi partecipino come i battezzati. Se non si celebra l’Eucaristia, si esegua, secondo l’opportunità, un canto adatto e si congedino i fedeli insieme con i catecumeni.

          CELEBRAZIONE DELL’EUCARISTIA
          97. Se al congedo dei catecumeni segue la celebrazione dell’Eucaristia, si inizia subito la preghiera universale o dei fedeli con le intenzioni per le necessità della Chiesa e di tutto il mondo. Quindi, se del caso, si recita il Credo e si fa la preparazione dei doni. Tuttavia, per ragioni pastorali, la preghiera dei fedeli e il Credo si possono omettere.

          http://www.liturgia.maranatha.it/Iniziazione/b1/1page.htm

          Si fa lo stesso persino coi fanciulli catecumeni, nella loro ammissione:

          «CONGEDO DEI CATECUMENI
          Si termina con un canto.
          Se segue la celebrazione dell’Eucaristia, i catecumeni vengono prima congedati».

          (stesso link di prima, ma b5 anziché b1)

          1. un cattolico

            Maurizio, questa è piuttosto fuori tema, ma visto che l’ho scoperta oggi…

            Sapevi che a Maometto viene attribuita come moglie (nell’Aldilà dell’Islàm) persino la Beata Vergine Maria, madre di Gesù? :-D
            http://wikiislam.net/wiki/Lista_delle_mogli_e_concubine_di_Maometto

            Qui sopra la lista di tutte le sue mogli e schiave del sesso/concubine (compresa la moglie 6enne e quelle da cui ha divorziato perché “oramai brutte e vecchie” o perché lebbrose)…

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