Vincenzo Nibali ha vinto il Giro. Non ho problemi ad ammettere che martedì non avrei scommesso un centesimo. Certo, ha avuto molta fortuna, tra la caduta di Kruijswijk venerdì e il meteo che sabato è stato clemente: se la perturbazione di domenica fosse arrivata un giorno prima, avrebbero annullato probabilmente la tappa e la sua rimonta sarebbe rimasta incompiuta. Ma la fortuna da sola non basta, e bisogna riconoscere che Nibali (e anche la squadra, intendiamoci) ci ha messo del suo, soprattutto di testa: perché a quei livelli le gambe non bastano.
Poi sappiamo tutti da decenni che i risultati delle gare ciclistiche, come scriveva Giampaolo Ormezzano, sono s.d., “salvo doping”: ma la mia sensazione è che più o meno tutti prendono le stesse cose, anche perché sennò non sopravviverebbero per tre settimane a quei ritmi; quindi il risultato cambia poco. Un applauso a Nibali, insomma.
dire che tutti prendono le stesse cose è un’inferenza grossolana. Come con i materiali, gli allenamenti e le forniture in genere, ci sarà chi è più avanti di altri. Ho recentemente visto il film biografico su Lance Armstrong e lì si vede come (grazie a un immancabile italiano) la US Postal avesse messo in piedi un sistema molto sofisticato di “assistenza farmacologica” alla trazione. Dubito che altre squadre disponessero di un sistema di pari livello.