Abbiamo archiviato il referendum (avete notato tra l’altro come la percentuale dei no tra i pochi votanti all’estero sia stata maggiore di quella dei no tra i votanti in Italia? Secondo voi è l’effetto NIMBY o banalmente il minor chiasso mediatico?). Stamattina a Radio Popolare il presidente di Legambiente si beava perché tanto cinque dei quesiti referendari iniziali erano già stati accolti dalla legge; e poi era pronto a fare aprire una procedura di infrazione europea per le concessioni a durata indefinita. Io ho sentito l’intervista e mi sono semplicemente chiesto: perché diavolo si è messo anche quel quesito referendario e non si è aperta subito la richiesta di procedura? Sarebbe stato tutto molto più semplice, no? Mi stupisco solo di non aver letto nessuno gioire perché il numero di sì è stato superiore al 25% dell’elettorato e pertanto se fossero andati a votare abbastanza – ma non troppe, mi raccomando – persone contrarie allora il referendum sarebbe passato. Ma forse è perché cerco di evitare i commenti al riguardo.
Ma non è di questo che voglio parlare. Come penso vi siate accorti, il referendum era nato per uno scopo molto tecnico: poi il fronte del sì ha recuperato quelli che non vogliono le trivelle in genere (vedi Basilicata), quelli che memori del risultato sul nucleare volevano un cambio di politica energetica, e soprattutto quelli che volevano dare una spallata al governo Renzi: da Casapound alla sinistra-sinistra, passando per quel noto ecologista di Salvini che vuole sì le ruspe ma fotovoltaiche. Renzi il quale, fiutata l’aria, ha giocato d’anticipo, ha bluffato chiedendo di stare a casa, pur sapendo che questo avrebbe compattato il fronte dei sì: e direi che nell’immediato ha vinto. Adesso resterà solo il piccolo particolare di convincere undici milioni dei suoi possibili elettori a presentarsi per il referendum costituzionale, dove come è noto il quorum non c’è…
Oppure il PresConsMin farà finta di niente e confiderà nel fatto che l’opposizione si dimentichi di chiedere il referendum confermativo. Non sarebbe difficile farlo, considerando che basta un quinto dei membri di una delle Camere, ma occorre che qualcuno si svegli :-)
Ultimo aggiornamento: 2016-04-18 10:34
“avete notato tra l’altro come la percentuale dei no tra i pochi votanti all’estero sia stata maggiore di quella dei sì?”
Dal link che hai postato sembrerebbe il contrario, i sì sono quasi tre volte tanti i no.
uffa, volevo scrivere “rispetto a quella dei votanti in Italia” (anche perché altrimenti avrei scritto la frase in modo diverso). Correggo, grazie!
Il dato referendario dei NO dall’estero è superiore solo allo stesso dato riferito ai votanti in Italia e non genericamente al si. Correggi la prima frase.
Da votante all’estero ho votato no né per NIMBY né per minor baccano ma solo perché mi rendo conto che tutti i nostri colleghi continentali hanno un piano energetico decennale e strategico che ben si guarda dall’eliminare la produzione in loco dei combustibili fossili e/o sfruttarne le potenzialità.
I vostri (nostri, sic) governanti dovrebbero fare un giro all’estero prima di sbraitare e strillare come scimmie, vero Emiliano?
Mi auguro che un giorno in Italia si arrivi a ragionare con una prospettiva superiore alle successive elezioni.
Ehmm… c’è un lieve errore logico nel preferire le fonti non rinnovabili e preferire una prospettiva di lungo termine.
Forse per sostenere le ragioni del liberismo è meglio passare direttamente alla logica di John Maynard Keynes… :-)
(Ok, anche il sole prima o poi finisce… ma dopo!)
Quoto
Non mi sembra di aver scritto che all’estero preferiscono le fonti non rinnovabili nè che , tutt’altro!
Ho scritto che gli Stati lungimiranti sviluppano una politica energetica che è un mix di rinnovabili e fossili con percentuali che variano a seconda delle ricchezze naturali (petrolio, gas, grande disponibilità di bacini per l’idroelettrico, vento forte e costante, ecc.) e quindi ben si gardano dal eliminare da un giorno all’altro la componente fossile.
In Svizzera, dove risiedo attualmente, il 90% dell’energia è prodotta localmente tra idroelettrico (circa 50%) e nucleare (circa 40%) ma la “Strategia Energetica 2050” prevede il graduale abbandono del nucleare in favore di un ulteriore sviluppo di nuove rinnovabili e idroelettrico.
Insomma, quello che voglio sottolineare che è inutile tagliarsi le p@@@e per far dispetto al governo ma piuttosto ci si metta seriamente a discutere sulla strategia energetica italiana che ad oggi mi sembra molto labile.
Peace :)
Arrivo in ritardo, ma a me non sembra lungimirante sfruttare le poche risorse locali
ora ( coi prezzi al minimo) e con tecnologie forse vecchie
– a me il dubbio che lascino un pozzo ( invece che smmantellarlo) con la scusa che c’è ancora qualcosa da estarre rimane-
invece che tenerle per quando all’estero non vorranno/potranno darcele
e la scarsità avrà FORSE fatto sviluppare tecnologie/macchinari migliori.
Da quel poco che so, mi sembra che l’energia non sia il solo sottoprodotto del petrolio e che ce ne siano altri meno facili da sostituire con altro,
ma magari è una leggenda metropolitana e comunque se spero in mezzi più sicuri/efficienti per l’estrazione, dovrei sperare anche in metodi alternativi per produrre gli altri derivati del petrolio……
Ne approfitto poi per chiedere, ma che differenza c’è se una impresa sfrutta le risorse locali invece che estere ?
A parte il minor trasporto, non mi sembra che ci siano vantaggi per il “prezzo alla pompa” dei comuni utenti.
beh, le concessioni italiane sono di gas più che di petrolio, e col gas non recuperi derivati del petrolio. Per quanto ne so io, attualmente le concessioni sono usate come buffer, e il gas viene preso solo nei momenti di picco di richiesta, visto che i gasdotti hanno una portata fondamentalmente fissa.