Leggendo la proposta di legge per il calcolo delle nuove pensioni di reversibilità usando l’ISEE, qualcosa non mi torna.
Faccio due premesse. La prima è che già adesso la pensione è legata al reddito del superstite: l’assegno scende dal 60% al 45% se il reddito è tre volte il minimo, al 36% se è quattro volte il minimo e al 30% se è cinque volte il minimo, se ho fatto bene i conti. La seconda premessa – e qui ammetto di essere nelle sabbie mobili – è che dal ministero si assicura che non verranno toccate le pensioni attuali. Detto questo, ricordo che per chi va in pensione oggi quando le cose vanno bene l’assegno è calcolato con il sistema misto, e quando vanno male sul contributivo. La pensione calcolata sul contributivo nasce per dire che statisticamente quello che hai versato ti verrà restituito, tanto che i coefficienti vengono regolarmente ritarati calcolando l’aspettativa di vita (occhei, Berlusconi e Prodi non l’hanno fatto, ma Monti ha ripreso la cosa). Non è proprio vero che la pensione è stipendio differito, come per esempio lo è il TFR per chi ce l’ha, visto che coi contributi di oggi si paga chi ha lavorato in passato: ma l’idea è più o meno quella.
Ora, se ci pensate un attimo, da questo assunto la conseguenza logica che dovrebbe tirarsi fuori è che all’atto della pensione ti si dovrebbe dire “vuoi la pensione con o senza reversibilità?” Se vuoi la reversibilità ti si abbasserà l’assegno mensile, perché la durata media della vita non è più calcolata solo su di te ma anche sul coniuge, di qualunque sesso egli sia, e degli eventuali figli minori. Se non la vuoi avrai un assegno più alto. Punto. Non c’entrano i patrimoni, e di per sé non c’entra nemmeno la parte reddituale dell’ISEE come affermato più o meno di malavoglia nell’articolo di Repubblica citato qui sopra. Sarebbe come dire “tu sei già ricco di tuo, quindi a parità di lavoro ti do meno soldi perché tanto non ti servono”. È chiaro che per le pensioni attuali, calcolate sul metodo retributivo, usare la parte retributiva dell’ISEE al posto del reddito semplice potrebbe avere più senso: ma anche lì la parte patrimoniale mi pare fuori luogo, proprio perché in ogni caso la pensione arriva da un reddito e non dal patrimonio. O mi volete dire che la formichina che ha risparmiato durante la sua vita dovrebbe ottenere meno della cicala che se li era spesi tutti?
(Come avrete capito, dal mio punto di vista la reversibilità non è una misura assistenziale. Forse la cosa aveva senso decenni fa, ma già al tempo dei miei genitori non c’era solo il capofamiglia che lavorava. Le misure assistenziali ci possono e devono essere, ma devono far parte della fiscalità generale, non della previdenza)
Ultimo aggiornamento: 2016-02-17 09:29
Io andrei molto oltre, la reversibilità deve essere anche commisurata con la durata effettiva della convivenza. La badante 18enne che sposa il pensionato 80enne e dopo 6 mesi rimane vedova non deve aver accesso alla reversibilità.
Poi un piccolo dettaglio: la cicala prima di passare un’estate a cantare all’aria aperta passa 17 anni sotto terra. Cioè lavora una vita in miniera e quando si gode la meritata pensione per il poco tempo che le resta noi la consideriamo una sfaticata!
se la badante diciottenne (ma anche sessantenne) sposa il pensionato ottantenne, se vuole la reversibilità il pensionato avrà l’assegno ricalcolato. Di nuovo, non ci sono problemi.
Ma chi riceve la pensione di reversibilità non prende la stessa cifra che prendeva l’avente diritto, od almeno io la sapevo così….
c’è scritto nel post quanto prende. Il punto è che le percentuali sono fisse, mentre per la pensione vera e propria sono calcolate sull’aspettativa di vita.
Statisticamente parlando questo rappresenta un problema solo quando l’aspettativa di vita del compagno a cui è diretta la reversibilità è superiore a quella di chi decede. Alias oggi come oggi da maschio a femmina è una perdita, ma non viceversa. Con le baby pensioni è uno scarto non da poco.
spergiurano che le baby pensioni (che comunque sono per la maggior parte femminili) non vengono toccate. Se statisticamente l’aspettativa di vita del compagno/a è minore di quella dell’avente diritto, l’assegno non verrà in pratica decurtato. (“in pratica” perché stiamo sempre parlando di statistica, ed è immediato vedere che se tu hai due componenti che durano in media X e le fai partire assieme il risultato è che almeno una sarà funzionante per qualcosa in più di X)
Se non è più una misura assistenziale, e contempli solo misure assistenziali sulla fiscalità generale, la vedova casalinga che diritti dovrebbe avere secondo te per sopravvivere decentemente con prole, al posto della reversibilità?
si fa qualcosa che non abbia a che fare con INPS (un errore di base che si trascina da decenni). Tanto per dire, la pensione sociale è stata una giusta misura, ma perché deve essere erogata dall’INPS?
Non capisco. chi dovrebbe erogarlo, e perché sarebbe meglio (per le casse dello stato) se non fosse l’INPS?
il problema è che l’INPS è nata per fare una cosa (istituto previdenziale) ed è diventata un’altra cosa (istituto previdenziale e assistenziale). È ovvio che nel bilancio complessivo dello stato quale sia l’ente a pagare è abbastanza irrilevante, ma almeno la gente comune quorum ego farebbe meno fatica a capire come i soldi entrano ed escono.
Quisquiglie, pinzillacchere.
Ogni volta che il governo deve e/o vuole far cassa (natürlich mai toccando – che so – il Serra Londinese) dovete solo pensare alle due parole “Fiscal” e “Compact”. Anzi, se volete essere parsimoniosi, usate direttamente “Fiscalpakt” in Tedesco.
Dimenticavo… potete pensare a “Fiskalpakt” (ho corretto la ‘k’) già da adesso in previsione dell’aumento dell’IVA o della nuova tassa sull’uso di mutande nelle scuole dingo ordine e grado.