Non si sa mai

Come forse sapete, a Milano le benedizioni delle case non si fanno nel periodo pasquale ma prima di Natale: gli ambrosiani devono sempre differenziarsi. Quest’anno stranamente non si è visto nessuno. Ieri però abbiamo trovato in buca una lettera, col testo “Chiedo scusa per il ritardo, ma non voglio lasciarvi senza benedizione” :-)

Ultimo aggiornamento: 2016-01-08 19:56

Un pensiero su “Non si sa mai

  1. un cattolico

    Da un articolo di don Giovanni Poggiali, se ho ben compreso futuro padre oratoriano, a Dio piacendo:

    «La benedizione non è un sacramento ma un sacramentale. Che differenza c’è? […] essi dispongono a ricevere la grazia […] a differenza dei sacramenti che sono segni efficaci che comunicano concretamente la grazia che significano.

    Inoltre, comportano sempre una preghiera, la lettura della Parola di Dio, un gesto – come ad esempio imporre la mano -, il segno di croce e l’aspersione con l’acqua benedetta. […] Le formule di benedizione hanno quindi soprattutto lo scopo di rendere gloria a Dio per i suoi doni, chiedere i suoi favori e sconfiggere il potere dell’avversario di Dio per eccellenza, Satana.

    Tra le benedizioni troviamo quelle di persone, oggetti, luoghi, della mensa, della campagna, degli animali, dei mezzi moderni di lavoro ecc. […] Questo a significare come la Chiesa estenda l’amore di Dio e la Sua benevolenza sopra tutta la vita dell’uomo, abbraccia tutto e tutti […]

    In questo periodo natalizio, per il Rito ambrosiano vigente nella Diocesi di Milano, è tradizione benedire le famiglie e le case. Nel Rito romano, si benedice normalmente nel tempo pasquale o poco prima della Pasqua, in Quaresima.

    Come nasce questa consuetudine pasquale? Una spiegazione la possiamo cogliere dalla lettura del brano riguardante la Pasqua ebraica nel libro dell’Esodo (12,1-14). Con il sangue dell’agnello immolato per la Pasqua, gli ebrei spalmarono gli stipiti e l’architrave della porta d’ingresso delle loro case. In tal modo il Signore passò oltre le abitazioni ebraiche non permettendo all’angelo sterminatore di uccidere i primogeniti maschi, a differenza dei bambini primogeniti del popolo egiziano – che manteneva in schiavitù il popolo ebreo – che furono uccisi. Così, accogliendo il sacerdote che reca la benedizione di Dio, nella Pasqua cristiana ci si prepara alla liberazione dalla schiavitù del peccato e della morte grazie al sacrificio del vero Agnello, Gesù Cristo, che con il suo sangue sparso sulla croce segna le nostre case portando la pace e la benedizione attraverso il ministro della Chiesa. La Pasqua di Cristo, anche attraverso l’acqua nuova benedetta nella solenne Veglia del Sabato santo, entra nelle nostre case, rinnova la nostra vita come nel Battesimo, ci purifica e ci rende nuove creature rivestendoci di Cristo (cf. Gal 3,27).

    Diversa è invece la spiegazione che danno alcuni storici per la tradizionale benedizione natalizia ambrosiana.

    [1a versione] Sembra che durante la peste del 1576 san Carlo Borromeo visitasse le case degli appestati per portare i conforti religiosi e, a causa della quarantena, i milanesi dovevano restare chiusi in casa durante quell’inverno freddo che già scoraggiava a uscire. Da questo gesto di generosità del santo Vescovo sembra derivi la consuetudine di visitare le case nel tempo invernale-natalizio.

    [2a versione] Oppure, una spiegazione più teologica e spirituale, potrebbe far risalire la benedizione al fatto che nell’Avvento ambrosiano, che consta di sei Domeniche invece che quattro come nel Rito romano, si legge il Vangelo dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme (seconda Domenica di Avvento; prima della riforma liturgica era la quarta). Questo episodio, normalmente inserito nella Domenica delle Palme per la sua collocazione storica-cronologica, significa l’incontro definitivo di Gesù con il suo popolo, come un’immagine del ritorno di Cristo alla fine dei tempi. Ma significa anche l’incontro di Gesù con ciascuno di noi, nella nostra vita, l’«ingresso» di Cristo nella nostra quotidianità, nelle nostre case, come avvenne per il pubblicano Zaccheo: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,5).

    [2a versione allargata] Ma forse, più semplicemente, questo Bambino che nasce a Natale, il Verbo di Dio fatto Uomo, rifiutato a Betlemme e dal mondo attuale, deve trovare spazio nel nostro intimo, nelle nostre case, e la benedizione natalizia vuole ricordarci che se non apriamo la porta del nostro cuore non potremo essere veramente in comunione con Dio.»
    Fonte: http://www.lanuovabq.it/it/archivioStoricoArticolo-perch-benedire-le-case-e-le-famiglie-3980.htm

    D’altronde l’Incarnazione acquista senso alla luce della Pasqua di Risurrezione: i preti ambrosiani giocano d’anticipo e quelli romani, più indolenti come da stereotipo, seguono :D .

I commenti sono chiusi.