Dopo le polemiche sulla festa di Natale cancellata in una scuola di Rozzano, ora appare la risposta del preside.
Ve lo dico subito. Io sono contrario alle rappresentazioni di Natale a scuola, come sono contrario a tutte le iniziative dove sono coattamente impegnati i bambini. Che ne direste se un preside decidesse che visto che aprile è il mese della consapevolezza matematica ci fosse una giornata in cui tutti – tranne i discalculici certificati, perché noi le minoranze le rispettiamo – mostrano la loro bravura nel preparare e risolvere problemi matematici?
Detto questo, la Buona Scuola prevede che il preside sia un manager, con una serie di poteri. Se il preside non vuole fare rappresentazioni natalizie, è una sua scelta: la esternerei con congruo anticipo nel sito della scuola, ma niente di più.
Ultimo aggiornamento: 2015-11-30 10:11
Io penso che il preside potrebbe essere pilatesco e far decidere il tutto (come del resto sono gli altri progetti) al consiglio d’istituto.
In questo modo non prende colpe ed al contempo riesce a far capire ai genitori che se vogliono portare avanti le proprie idee devono partecipare alla vita democratica della scuola. Ché a farsi gli affari propri salvo alzare la voce 2-3 volte in un anno prevaricando tutti è troppo comodo.
Concordo! Almeno per tutto ciò che concerne le attività extracurricolari.
Di tutta questa vicenda gli unici veri sconfitti sono ancora una volta i giornalisti; scrive il preside: «Purtroppo, invece, la bufera mediatica che si è sollevata si basa su notizie in parte distorte e in parte infondate». Quante volte ancora dovremo sentire questa giusta tiritera contro giornalisti alla ricerca spasmodica e ad ogni costo – anche sputtanandosi copiosamente – del notizione (ammesso e non concesso che questa possa essere una notiziona)?
Resta il piccolo “mistero” sui crocifissi:
Chi dice il vero? A prescindere dalla questione sollevata già ai tempi dalla sig.ra Soile Tuulikki Lautsi.
Ecco, in tal caso compito del consiglio era di obbligare il preside a chiedere formalmente al comune di reintegrare la dotazione prevista dai regi decreti.
Insomma, pur da cattolico praticante, trovo la cosa al limite del ridicolo.
Non concordo affatto. Se alcuni genitori/studenti/insegnanti/membri dell’opinione pubblica suggerissero di fare nella scuola qualcosa di assai inopportuno – ancorché non illegale -, chessò, esporre bandiere a casaccio, non celebrare ricorrenze importanti, rendere omaggio al nuovo vescovo della città, permettere volantinaggi pubblicitari nelle classi, il preside avrebbe ogni diritto e dovere di decidere al volo il da farsi. Festeggiare il Natale È inopportuno.
«Non concordo affatto. Se alcuni genitori/studenti/insegnanti/membri dell’opinione pubblica suggerissero di fare nella scuola qualcosa di assai inopportuno – ancorché non illegale -»
Inopportuno per chi? Se la maggioranza di costoro lo ritiene opportuno…
«Festeggiare il Natale È inopportuno.»
Inopportuno per chi? Se per la stragrande maggioranza degli Italiani è opportuno. Anche con un presepe o con un più laico albero di Natale negli androni delle scuole.
Alcuni? Io parlo di consiglio d’istituto, non della discussione fuori dal cancello della scuola in attesa dell’uscita dei pargoli.
Poi diciamocelo: non è che il Natale sia una decisione da prendere al volo, sono tanti secoli che viene festeggiato il 25 dicembre!
Ultima cosa: se festeggiare il Natale è inopportuno è altrettanto inopportuno che al medesimo vengano dedicate 2 (DUE) settimane di vacanze.
Bravo mau. I bambini sono già largamente conformisti di loro che non avrebbero bisogno di una scuola che li educa al conformismo.
La mi scusi, ma da quanto rammento dei tempi miei (e da quanto vedo negli ultimi dieci anni quale genitore), la scuola è un posto dove per definizione i bambini -e i ragazzi- sono coattamente impegnati; tanto che chi rifiuta le consegne imposte viene bocciato o per insufficienza nelle materie o per insufficienza nella condotta.
E, ne converrà, canti, recite ed esibizioni varie fanno parte del corpus didattico di una scuola elementare (capirei lo sdegno se, invece, si fosse trattato di far far i canti di natale agli studenti della IV meccatronica dell’ITIS E. Conti)
Mi associo alla esternazione dell’esimio m.fisk, aggiungendo che qualsivoglia iniziativa presa in una scuola elementare viene fatta (lasciamo perdere se sia più o meno fondata e pertinente) in nome della didattica e della civile educazione degli alunni. Nella assunzione che gli stessi, nella loro propria condizione di ineducati, abbiano appunto da imparare qualcosa.
Aggiungo pure che noi genitori facciamo la medesima cosa, nel bene e nel male, al pari del preside in questione, con esiti (mi duole dirlo) a volte paragonabili. In generale posso dire che se una volta si era troppo asserviti al Sistema (o così o fuori) oggi siamo all’estremo opposto, e per quanto mi riguarda altrettanto (giusto|sbagliato).
E cosa hanno da imparare dei bambini di 8 anni dal cantare e ricantare anno dopo anno canti triti e ritriti?
Che ci piaccia o meno anche la matematica insegnata nelle scuole primari italiane è trita e ritrita. Non mi sembra una grande obiezione (per quanto non mi pare proprio che i canti triti e ritriti facciano parte di programmi ministeriali!).
Che ci sarà di educativo nel correre dietro ad un pallone assieme ad altri 10 contro altri 11? Eppure le attività di gruppo servono a questo. Canto e recita inclusi.
ecco, come dice S.
Alle elementari si cantano canzoncine, si recitano poesie, si fa teatro e drammatizzazione, si fanno lavoretti.
E perfino la mensa scolastica è considerata un momento educativo, dato che i bambini di 6, 8 e 10 anni sanno certamente mangiare (altrimenti non sarebbero arrivati a quell’età), ma si ritiene che il mangiare in gruppo certi menù imparando a non tirarsi il cibo addosso sia parte del processo che fa diventar grandi.
«canti, recite ed esibizioni varie fanno parte del corpus didattico di una scuola elementare»
Avvocato è sicuro di ciò? Lo domando senza ironia, mi par solo strano…
davvero nel corpus didattico dei programmi scolastici c’è una materia “canti, recite ed esibizioni varie pubbliche”?
(Tanto per essere chiari: la stessa cosa vale per i saggi di fine anno. Una festicciola in classe prima delle vacanze di Natale con le due settimane in cui si sta a casa mi sta invece benissimo, e col Natale non è che abbia molto a che fare.)
Trovo abbastanza buffo questo attacamento pedissequo ad un sistema normativo in un campo (la formazione di bambini) che ha poche regole (educare|far imparare) ben chiare ed ha come caratteristica peculiare la altrettanto scarsa chiarezza su come applicarle, pardon, la conoscenza a priori che non esista un Sistema Unico Efficace nel veicolarle.
Esempi che mi vengono in mente (di metodi educativi puramente arbitrari che possono dare adito a reazioni tipo “mi fa schifo”|”non capisco perché|…” ma vengono attivamente rinforzati) : a) imparare le poesie a memoria b) colorazione seriale e spasmodica di figure c) ripetizione ossessiva di schemi comportamentali
Tutti questi (inclusi i più sporadici canti e rappresentazioni vengono fatti in modo del tutto arbitrario proprio perché essendo l’istruzione un fatto di gruppo e non individuale occorre, in estrema sintesi, scontentare tutti per educarli tutti :).
I canti religiosi e le recite di alcune preghiere cristiane al più rientrano nell’Appendice “Integrazioni alle indicazioni nazionali relative all’insegnamento della religione cattolica” (DPR 11 febbraio 2010), ma solo per la Scuola dell’Infanzia (ex Scuola Materna):
«Riconosce alcuni linguaggi simbolici e figurativi caratteristici delle tradizioni e della vita dei cristiani (segni, feste, preghiere, canti, gestualità, spazi, arte), per poter esprimere con creatività il proprio vissuto religioso.»
Dunque per chi non si avvale dell’IRC non sono curricolari.
http://www.indicazioninazionali.it/J/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=8&Itemid=102
io non parlavo dei canti religiosi; parlavo del cantare insieme
Ha ragione, io l’ho specificato solo perché il tema era il Natale. I programmi ministeriali sui canti religiosi si esprimono solo per quanto riguarda la Scuola dell’Infanzia.
Occhei, c’è qualche preside che vuole imporre gare di matematica a squadre per fare gruppo?
Al liceo già ci sono: vi partecipai e vinsi, 5 partecipanti uno per ogni classe del liceo… rappresentavo il III anno del mio liceo scientifico e fu divertente. Vengono organizzate dalle università (nel mio caso dal Dipartimento di Matematica della Sapienza), in modo autonomo rispetto alle selezioni per le Olimpiadi della Matematica. Si vincevano libri matematici.
Magari li facessero annualmente anche nelle scuole elementari e medie!
esistono, ma non sono obbligatorie.
Del resto non lo è neppure educazione fisica, pur essendo curricolare.
Educazione fisica è obbligatoria eccome; e si può anche venir rimandati.
? Avvocato vuole costringere un bimbo affetto da gravi cardiopatie congenite a tirar calci ad un pallone? :)
La Legge 88/58 fa riferimento solo alle Scuole Superiori ma per brevità…
Art. 3 (Esoneri dalle lezioni)
Il capo d’Istituto concede esoneri temporanei o permanenti, parziali o totali per provati motivi di salute, su richiesta delle famiglie degli alunni e previ gli opportuni controlli medici sullo stato fisico degli alunni stessi. [omissis]
Guardi, non mi faccia l’argomento dell’uomo di paglia: noi che leggiamo il Codogno le scuole le abbiamo fatte e finite tutti e tutti sappiamo che si può essere esonarati da Educazione fisica, ma per motivi così seri che chi viene esonerato avrebbe come unico desiderio quello di poter fare lezione insieme agli altri.
Questo senz’altro, per quanto i “motivi così seri” spesso sono tutt’altro che strappalacrime… Avrebbe mai detto lei che un omaccione come Vigor Bovolenta (pace all’anima sua) sarebbe crollato in quel modo nonostante anni di sforzi intensi e anni di analisi mediche?
Spesso una sana precauzione è meglio.
Le faccio un esempio: da me al liceo erano obbligatorie le parallele (l’attrezzo ginnico) e le assicuro che giovini ma normodotati fanciulli abilissimi all’esercizio fisico fecero di tutto per ottenere esoneri parziali, con l’acclarata motivazione che “le parallele proprio no, mi cago sotto: sono di legno e i cuscini troppi fini”… ;)
Vengono fatti compiti di matematica (e non solo di matematica) in gruppo, con voto collettivo assegnato alla squadra. In classe, nelle ore di lezione.,