Ho sentito oggi su Radio Popolare che quello odierno è l’ultimo numero del Corriere Mercantile, quotidiano genovese. Non che mi aspettassi qualcosa di diverso, da quando La Stampa aveva annunciato la fusione con Il Secolo XIX, il principale quotidiano della città della Lanterna. Storicamente, infatti, il Corriere Mercantile era venduto nel Levante ligure in abbinamento alla Stampa, che aveva un’edizione propria solo per il Ponente. Dopo la fusione, a Ponente c’era un’eccedenza di giornalisti ma a Levante quello in eccedenza era direttamente il giornale.
Poi è chiaro che uno prendeva il Corriere Mercantile solo per leggere le notizie del paesino (anche se il tentativo di uscire a un euro con solo la cronaca locale non ha avuto successo). Però questo significa che evidementente andremo a perdere le notizie di questo tipo che avevano comunque un senso – e che sono più difficili da recuperare che i grandi pipponi di commento, che possiamo preparare stando tranquillamente seduti sulla scrivania con un bel condizionatore acceso. Sicuramente il citizen journalism non è mai decollato: possiamo chiederci se c’è davvero così tanta gente interessata alle minuzie locali, ma quella è un’altra storia.
Pur non essendo mai stato un lettore del Mercantile, da genovese mi spiace.
Ieri il Lavoro, oggi il Mercantile, domani il Secolo (perché la Stampa prima o poi farà quello che la Repubblica ha fatto col Lavoro).
Quello che posso dire è che in generale la stampa locale è tutt’altro che in crisi.
Semplicemente in quadro di costi fissi che aumentano avere due giornali che servono una zona comune come cronaca locale non ha senso. Il giornale locale della mia zona natale ad esempio è tutt’altro che in crisi, anche se con il numero di copie sostanzialmente stabili fra qualche anno qualcosa dovrà fare (tipo aumentare il costo del giornale). Ben altra musica dei quotidiani nazionali che sono in calo costante da anni.