Elio Toaff

Scoprii l’esistenza di Elio Toaff (morto ieri a una manciata di giorni dal compiere il secolo di vita) nel 1987, quando pubblicò la sua autobiografia “Perfidi giudei, fratelli maggiori”.
Ovviamente non sono in grado di parlare di Toaff in quanto ebreo né in quanto rabbino. L’impressione che però mi fece leggendo quel libro è stata di una persona non solo di una profonda cultura ma anche di uno spessore umano non indifferente, e soprattutto di una persona positiva, qualità assai rara: mi sa che la sua livornesità abbia contato molto.
Che la terra gli sia lieve.

Ultimo aggiornamento: 2015-04-20 09:11

6 pensieri su “Elio Toaff

  1. un cattolico

    L’eterno riposo dona ad Elio o Signore.

    Il titolo “Perfidi giudei, fratelli maggiori” riassume in quattro parole circa 30 anni di dialogo interreligioso tra Cattolici ed Ebrei (1959, anno della modifica per volontà del Papa Buono della Preghiera Universale del Venerdì Santo nella parte riguardante gli Ebrei, al fine di togliere ogni ambiguità di testo e renderlo il più accettabile possibile agli occhi degli Ebrei italiani – 1986, anno in cui San Giovanni Paolo II chiamo “fratelli maggiori” i nostri fratelli Ebrei) :D. Ottima sintesi editoriale!

  2. un cattolico

    @ .mau.: condividi la mia percezione di un rapporto molto meno disteso con la comunità ebraica romana da quando è Rabbino capo Di Segni, rispetto ai cinquant’anni con Toaff? Mi sembra si siano fatti diversi passi indietro, purtroppo :( con responsabilità da ambo le parti, come sempre. Ho ascoltato/letto più di un’intervista piuttosto piccata di Di Segni a proposito.

    1. .mau. Autore articolo

      Ribadisco di non avere le competenze per discutere di queste cose. La mia impressione a pelle è che Di Segni rispetto a Toaff tenda a vedere il suo ruolo più come politico che altro. Da parte cattolica la situazione è ancora più complicata, perché più che quello che fanno / dicono i papi (salvo casi eclatanti come il pro perfidis ebreis tolto da Roncalli) bisognerebbe capire come funziona la cosa a livello di curia.

      1. un cattolico

        A livello di Curia ti riferisci ai documenti congiunti come questi: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/chrstuni/sub-index/index_relations-jews_it.htm ?

        Riguardo a Di Segni, Sandro Magister parlava nel 2012 di “ruda franchezza con cui si rapporta alla Chiesa cattolica” http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/08/02/di-segni-il-rabbino-ratzingeriano/

        Un esempio è dato proprio dall’intervista citata da Magister, questa:
        http://www.terrasanta.net/tsx/articolo.jsp?wi_number=4126&wi_codseq=%20%20%20%20%20%20&language=it
        riporto un estratto indicativo

        Domanda: L’inizio del pontificato di Benedetto XVI è stato accompagnato da alcune difficoltà, come la reintroduzione della preghiera «pro iudeis» del Venerdì Santo e il caso Williamson. Eppure nessun Papa quanto lui ha visitato così tante sinagoghe nei suoi viaggi apostolici…
        Risposta: Occorre innanzitutto considerare la personalità di questo Papa: Joseph Ratzinger appartiene a un gruppo di teologi per i quali il legame con l’ebraismo è una questione di primaria importanza. E questo non è affatto scontato: molti teologi non condividono questa sua linea. Ho l’impressione che il Papa guardi al dialogo con il mondo ebraico con assoluto rispetto: senza tenere conto di questo aspetto non si potrebbe comprendere l’insistenza sua e nostra sulle differenze fra di noi, che ad un esame superficiale potrebbe apparire fin troppo oppositiva. È difficile tradurre in atti mediatici questo rapporto di reciproco rispetto: diciamo che con questo Papa siamo in rapporti di buon vicinato, lontani da quegli slanci mediatici di entusiasmo che si erano visti con Giovanni Paolo II e che, a mio avviso, non erano privi di una certa ambiguità.

        Domanda: A cosa si riferisce in particolare?
        Risposta: Penso ad esempio al dibattito sul significato della definizione di «fratelli maggiori», penso ai rischi di sincretismo in incontri come quello di Assisi, penso alla beatificazione di Edith Stein e al vero e proprio filone editoriale nato intorno al valore esemplare per la Chiesa della sua conversione… Direi che con l’attuale Papa siamo in una fase diversa e molto particolare di un percorso di convivenza e vicinato.

        Riassumibile in uno scostante: «Meno moine con Benedetto XVI, ma buoni rapporti dopotutto»

        1. .mau. Autore articolo

          il “meno moine” mi va benone, anzi! Mi ricordo però di altre interviste che ovviamente non mi sono salvato e che però non erano direttamente legate ai rapporti con la chiesa cattolice.

          1. un cattolico

            «il “meno moine” mi va benone»

            :) cioè sposi la tattica di corteggiamento “di” John Nash?

            «I don’t know exactly what I’m required to say in order for you to
            have intercourse with me, but could we assume I’ve said all that, and essentially we’re talking about fluid exchange, so can we go straight to the sex?»

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