Ha senso affidare a un filosofo il compito di dare una panoramica su cosa sia l’informazione? Secondo me la scelta non è poi così azzardata. In fin dei conti non solo il concetto di informazione è molto più ampio di quello legato all’informatica, ma soprattutto è necessario avere una tassonomia chiara, per accorgersi di come noi tendiamo a mischiare concetti che in realtà sono diversi tra di loro. Da questo punto di vista il libro (Luciano Floridi, La rivoluzione dell’informazione [Information. A Very Short Introduction], Codice Edizioni 2012 [2010], pag. 162, € 15, ISBN 978-88-7578-306-8, trad. Massimo Durante) è sicuramente ottimo e permette di riconoscere i vari concetti, partendo da quello più banale: i dati non sono informazione ma mancanza di uniformità (di vari tipi), e l’informazione è un passo successivo. La tesi di Floridi secondo cui quella dell’informazione sarà (è?) la quarta rivoluzione del nostro modo di pensare, dopo quelle copernicana, darwiniana e freudiana, è interessante e bene argomentata. Il guaio però è che nel tentare di racchiudere in centocinquanta pagine tutto o quasi sull’informazione – ricordo che il libro fa parte della collana della Oxford University Press “A very short introduction” – Floridi ha probabilmente messo troppa carne al fuoco: i capitoli sull’informazione biologica e su quella economica mi sono apparsi un po’ tagliati con l’accetta. Sono poi rimasto molto dubbioso sulla parte finale, dedicata all’etica dell’informazione. Mentre è vero che il costo marginale dell’informazione (o meglio, del suo trattamento) non è del tutto nullo, tanto che i data center stanno consumando sempre più energia, mi pare che Floridi abbia un po’ esagerato con le similitudini tra termodinamica e teoria dell’informazione; inoltre mi ha lasciato molto freddo il suo forte accento verso quella che chiama “ecologia dell’informazione”.
Ah: è buffo pensare che questo libro sia stato scritto da un italiano ma sia dovuto essere tradotto nella nostra lingua. Intendiamoci: la traduzione di Massimo Durante è ottima, a parte che non ho capito perché abbia parlato di carta-forbice-pietra, e da quanto Floridi scrive nell’epilogo ha comunque discusso con Durante. Quindi non preoccupatevi che non sia in versione originale.
nel senso che la morra cinese per te è “carta-forbic*i*-sasso?
@delio: io uso sempre il singolare… (ma probabilmente se scrivessi un libro qualcuno lo correggerebbe prima)