Ho letto questa anticipazione sul mercato dei libri 2014, e non ho esattamente capito perché l’Associazione Italiana Editori abbia deciso di presentare i conti in quel modo.
Affermare che la spesa per libri “resta stabile” inserendo nel totale quanto pagato per gli e-reader (non so cosa siano i “collaterali”, quindi non li conto) è piuttosto peculiare: perché allora non si contano anche i soldi spesi per acquistare le librerie, intese come mobilio? Sugli altri numeri (i titoli totali cartacei e digitali e le percentuali dei vari canali) sospendo il giudizio per mancanza di dati più specifici: vedrò in giornata se il comunicato complessivo spiegherà meglio cosa è successo. Così però la sensazione è che le carte in tavola siano state messe apposta per far sembrare la situazione più rosea di quanto sia davvero. D’accordo che bisogna pensare positivo, però…
[vedi anche Luca De Biase, che fa giustamente notare come dopo una grossa crisi i lettori forti si siano stabilizzati e si sta perdendo il lettore occasionale (“consultatori di ricette e guide turistiche”)… il che, aggiungo io, è correlato al fatto che il canale di vendita GDO si sia ridotto fortemente. Non so però se questo sia un vantaggio o no per le librerie indipendenti]
Faccio dei conti con alcune approssimazioni:
abitanti Italia: 61.000.000 (infanti, infermi e anzioni inclusi)
spese libri ebook+carta: 1.252.000.000 euro
prezzo medio di copertina: 18,00 euro
Numero di copie vendute: 1252000000/18=69555555
Numeor di copie vendute pro-capite: 69555555/61000000=1.14
Tenendo conto che nei 61 milioni ci sono anche chi non può tecnicamente leggere e che fra i restanti almeno la metà non legge nulla, si può argomentare che il mercato editoriale sopravvive con i lettori forti?
E se nel computo dell’AIE ci sono le spese per gli ebook reader, perché non includere anche parte della connessione ADSL per scaricare i file, la corrente elettrica, il costo dei pc, furbofoni e tablet, gli scaffali delle librerie e i fermalibri?
Ho invece paura che i collaterali siano quanto speso dall’acquirente in libreria ma che non ha nulla a che fare con i libri: gadget, matite, diari, quaderni e cancelleria varia. Ah! L’arte di sommare le pere con le mele facendo passare la somma come mandarini!
PS: fatturato ebook << fatturato carta, con buona pace degli entusiasti del digitale
@nicola: più che altro, se «il mercato degli ebook si stima al 4,4% del mercato del libro» e il prezzo medio degli ebook è circa un terzo di quello del cartaceo significa che il numero di copie di ebook è intorno all’11-12% del totale. Quello che non si capisce è quant’è il ricavo di un editore da un ebook, per vedere se il digitale sta o no peggiorando – anche se di poco – la situazione.
I miei 2 centesimi: se una persona spende una certa somma di denaro per un attrezzo che serve (principalmente) per leggere libri, questa capacità di spesa entra di diritto come spesa libraria, o meglio come indicatore economico della capacità di spesa per il mercato librario, che è correlata alla capacità di spesa dei libri in quanto tali (quanti comprano un e-reader senza comprare nessun e-book?).
Lascio volutamanente perdere il caso in cui l’editore incassa una parte dei soldi della vendita degli e-reader come Mondadori.
In effetti contare anche la spesa per i lettori di ebook è discutibile, ma può avere un vago senso, visto che c’è – lo vedo dai forum dedicati a queste cose – chi ragiona in termini di risparmio: si spendono 100 euro (o quel che è) tutti insieme, ma poi i singoli libri costano di meno, per non parlare di quelli da scaricare gratis, più o meno lecitamente. Insomma, per qualcuno funziona quasi come una tessera che poi permette di acquistare i libri scontati.
Da considerare anche che i libri cartacei sono stampati (=costi) e mandati al macero (=altri costi) a grande velocità e quindi spariscono per anni o per sempre (=pena).
Si spera che gli ebook restino in vendita moooolto più a lungo e che possano sviluppare costi e ricavi con una curva completamente diversa.
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