Ricordate tutta la discussione che si era tenuta nei commenti al mio post su Maurizio Lupi, per la storia di Barbara “figlia di” Spinelli che si era candidata nella lista Tsipras affermando che però no, lei non sarebbe mai andata a Bruxelles?
Bene, le cose sono un po’ cambiate: alla fine Spinelli ha deciso che «i patti si perfezionano per volontà di almeno due parti e gli elettori il patto non l’hanno accettato, accordandomi oltre 78.000 preferenze»; e quindi a Bruxelles ci va eccome. Poi, visto che era stata candidata – ed eletta – in due circoscrizioni, ha anche potuto decidere chi tra il candidato SEL e quello di Rifondazione Comunista (sì, esistono ancora i rifondaroli) se ne sarebbe stato a casa.
Mi scusino quelli tra i miei ventun lettori che hanno votato la lista in questione, ma io ho sghignazzato.
Infatti se c’è qualcuno che per arricchirsi ha ceduto a un’amante che crede ricco, e viene poi ingannato e non ottiene nulla, perché il suo amante si rivela povero, la cosa rimane riprovevole anche se si è una vittima. Un simile uomo sembra mostrare il fondo della sua anima: per denaro si presta a tutto verso il primo venuto, e questo non è affatto bello. Secondo lo stesso ragionamento se si cede a qualcuno credendolo pieno di qualità e pensando di diventare migliori legandosi a questo amante, e se in seguito ci si trova ingannati scoprendo la sua malvagità, quanto sia povero nella virtù, ebbene chi è stato ingannato non ha nulla di cui vergognarsi.
Mi scuso per l’apostrofo fra un e amante, trattasi di cut and paste da sorgente evidentemente poco curata.
Quelli che hanno votato per la lista in questione avevano avuto tutto il sentore che sarebbe finita in qualche maniera al mercato del pesce.
Ma, date le alternative dei tre populisti (o altri, per carità), noi dello 0,03% riteniamo di aver fatto l’unica scelta possibile in politica: quella pragmatica del “meno peggio” 3:)