_La matematica dei Pink Floyd_ (libro)

[cover] Io sono un beatlesiano convinto, ma sono costretto a riconoscere che Beatles e matematica non vanno molto d’accordo: John Lennon era fissato con il numero 9, esiste un inedito “One and One Is Two”, ma tutto finisce qui. In compenso ci sono altri musicisti che si possono sfruttare per parlare di matematica: per esempio i Pink Floyd, come Paolo Alessandrini ci racconta in questo suo nuovo ebook della collana Altramatematica di 40k Unofficial (Paolo Alessandrini, La matematica dei Pink Floyd, 40k Unofficial “Altramatematica” 2014, 0,99€, ISBN 9788898001491) che trovate anche in formato epub.
Alessandrini prende spunto da testi e copertine dei primi album dei Pink Floyd per raccontarci di come per esempio l’I-Ching – il tema di “Chapter 24” nell’album The piper at the gates of dawn sia un esempio pratico di applicazione dell’aritmetica binaria e della combinatorica; oppure che la copertina di Ummagumma ci fa arrivare alla ricorsività e ai quadrati greco-latini (i nonni del sudoku); il prisma di Dark Side of the Moon dà l’occasione per parlare di tassellazione dello spazio. Certo, si può godere della musica dei Pink Floyd anche senza sapere che c’è qualcosa dietro; ma scoprire che certe scelte non sono casuali bensì con una storia ci permette di apprezzarle ancora di più (soprattutto se non saremo interrogati sulla materia…). Leggendo il libro (o la chiosa dell’autore) si capisce poi quanto Paolo ami la matematica e i Pink Floyd, condizione necessaria per creare una bella opera; certo, la condizione non è sufficiente, ma garantisco che il libro è anche scritto molto bene.
L’unico dubbio è che, come Alessandrini fa notare, gli spunti matematici si trovano nei primi album. Spero che non ci sia una correlazione con la presenza, fisica o virtuale, di Syd Barrett e la sua crisi mentale…

Ultimo aggiornamento: 2014-01-24 10:20

7 pensieri su “_La matematica dei Pink Floyd_ (libro)

  1. BorisLimpopo

    Non ho letto il libro, ma gli esempi che citi vengono tutti dalle copertine degli album, dovute al compianto Storm Thurgerson. Forse allora sarebbe stato meglio intitolarlo a Hipgnisus invece che ai Pink Floyd.
    Discorso diverso er Chapter 24, in effetti un Syd Barrett della più bell’acqua. Ma è un delirio mistico-esoterico che parla più dei cicli del calendario che di I-Ching. Io ne ho parlato di striscio sul blog, recensendo Cloud Atlas

  2. mestesso

    @Boris: Considerato che Hipgnosis è nata con i Pink Floyd da un amico del gruppo, io direi che possiamo anche fondere le due cose :-).

  3. Marco B. Rossi

    Vorrei per la precisione aggiungere all’espressione numerologica dei Beatles anche l’immortale “One two three four / Can I have a little more / five six seven eight nine ten / I love you”.
    Vedi quindi che a volte andavano oltre il fatidico nove?

  4. .mau.

    @marco b.: c’è anche, pur se non così avanzata, “one two three four five six seven, all good children go to heaven”

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