Stamattina è morto il terrorista Roberto Sandalo. Naturalmente i quotidiani hanno riportato la notizia, ricordando cosa aveva compiuto. Per esempio, questo è l’articolo pubblicato su La Repubblica<!–, qui nella versione di FreezePage–>. Anche Wikipedia naturalmente ha una voce su Sandalo, e fin qui nulla di strano… beh, no: qualcosa di strano c’è. I due testi sono praticamente la fotocopia l’uno dell’altro, giusto con qualche aggettivo rimesso a posto. Non arriviamo al livello che la leggenda racconta sulla traduzione della Bibbia dei Septuaginta: ma in fin dei conti questa non è Parola Sacra, quindi possiamo permetterci queste minime varianti su un testo evidentemente divinato.
Ma forse c’è stato qualcuno che ha copiato da qualcun altro? Chissà. Non ho a disposizione i coccodrilli che La Repubblica, come tutti i grandi media, sicuramente mantiene; però Wikipedia permette di verificare tutte le versioni di una sua voce, e così sono andato a controllare cosa c’era scritto a luglio 2013. Toh: il testo è ancora lo stesso. Escludendo l’ipotesi che i server di Wikipedia siano stati craccati per modificare il testo nel passato, e quella che un solerte wikipediano sia tornato indietro nel tempo per inserire la copia della voce sei mesi prima che il quotidiano romano la scrivesse, possiamo accettare come ipotesi di lavoro che l’anonimo giornalista abbia copiato da Wikipedia, cambiando giusto qualche parola qua e là per mostrare la sua creatività.
Di per sé la licenza d’uso di Wikipedia (la Creative Commons CC-BY-SA 3.0) non solo non vieta, ma anzi invita al riuso delle informazioni: insomma non ci sarebbe stato nulla di male, se… se La Repubblica avesse ottemperato alle due semplici condizioni poste dalla licenza: indicare la fonte (cosa che sarebbe già compresa nella legge sul diritto d’autore, ma ripetersi non fa male) e rilasciare il contenuto con la stessa licenza. Peccato che io non sia riuscito a trovare scritto “Wikipedia” da nessuna parte nell’articolo; e ancor più peccato che quelle sagomacce a Repubblica abbiano terminato il pezzo con il loro stampino “© Riproduzione riservata”. Un po’ come Re Mida trasformava in oro tutto ciò che toccava, il gruppo editoriale trasforma in sua proprietà tutto quello che passa attraverso i suoi server.
Che si può fare al riguardo? Nulla. Sì, in teoria la Wikimedia Foundation potrebbe citare per plagio La Repubblica; ma ricordiamoci che siamo nella nazione in cui il mese scorso l’esecutivo pensava di promulgare una legge contenente «disposizioni di tutela del diritto d’autore quale strumento per la soluzione delle controversie derivanti dall’utilizzo dei contenuti giornalistici da parte dei motori di ricerca o di aggregatori di notizie al fine di contemperare l’esigenza della circolare dell’informazione anche sulle piattaforme digitali con la garanzia del rispetto dei principi in materia di tutela del diritto d’autore.» Insomma, per cui mettere un link a un articolo di un italico quotidiano sarebbe stata una violazione del diritto d’autore. Secondo voi, che succederebbe?
(grazie a Fabio Portera per la segnalazione!)
Ultimo aggiornamento: 2014-01-09 20:53
Non è la prima volta che accade, se non ricordo male. Hai segnalato alla redazione e al direttore questa cosa? Mi sembra importante che sappiano che noi sappiamo.
@nicola: chi me l’ha segnalato aveva messo in copia Zucconi.
Il post è ineccepibile; ti faccio solo una contestazione, da giurista che sono; vediamo che cosa ne pensi.
La frase “…indicare la fonte (cosa che sarebbe già compresa nella legge sul diritto d’autore)” secondo me non è del tutto corretta.
Nella licenza (CC), essendoci sempre la clasula BY, la menzione della fonte, come dici tu giustamente, è necessaria, ed è unita – aggungo io – alla gratuità. Ma nel caso della licenza (C), ossia del copyright classico, la menzione dell’autore non è “sempre compresa”. Lo è nel caso della libera riproduzione ai sensi dell’art. 70 della legge 633/41 (la famosa norma sulla libera riproduzione), che però è molto circoscritta, come sai meglio di me, in quanto limitata all'”uso di critica o di discussione”. Ma al di fuori della libera riproduzione, nulla nella legge impedisce che un’opera ricoperta da copyright sia riprodotta senza menzionarne l’autore, se ciò avviene dietro il pagamento di un corrispettivo. Ed è ciò che accade praticamente sempre, nel caso del copyright. Per esempio nelle pubblicità non è mai indicata la fonte della colonna sonora. Chiedendo il permesso e pagando l’autore, si ottiene la possibilità di usare l’opera non citandolo. Invece, specularmente, il (CC) prevede di default il non-pagamento e l’obbligo di citazione.
Il problema dei giornalisti è l’arroganza.
Neanche in sede europea si può fare nulla?
@Daniele: l’esperto sei tu. Già che ci sono, una domanda (alla seconda mi hai già risposto con l’ultimo paragrafo del tuo commento: o meglio, immagino che io – dietro specifico contratto – possa cedere a titolo gratuito una mia opera dell’ingegno e rinunciare alla citazione, anche se ovviamente la proprietà intellettuale resta mia)
Come sarebbero cambiate le cose se l’articolo di Rep. fosse stato firmato, e non una specie di redazionale come in effetti è stato?
@.mau.:
“Come sarebbero cambiate le cose se l’articolo di Rep. fosse stato firmato, e non una specie di redazionale come in effetti è stato?”
(Da un punto di vista giuridico) non cambiano.
In un giornale i pezzi non firmati seguono diversi filoni organizzativi (ad es. in molte redazioni solo gli iscritti all’albo possono firmare i pezzi), ma giuridicamente parlando tutti i pezzi vengono gestiti dal Direttore Responsabile (firmati o meno) in primis, e poi rediretti all’autore (in questo specifico ordine).
@.mau.:
«@nicola: chi me l’ha segnalato aveva messo in copia Zucconi.»
Però così potrebbe comunque restare nel dimenticatoio.
Ricordarglielo invece, replicando ad uno dei suoi tanti tweet giornalieri sputtana-mondo-a-lui-dissimile-prevalentemente-per-orientamento-politico, potrebbe sortire una qualche risposta o azione correttiva.
Ovviamente non ci credo… ;-)
Dunque:
“immagino che io – dietro specifico contratto – possa cedere a titolo gratuito una mia opera dell’ingegno e rinunciare alla citazione”
Ovviamente sì, la libertà contrattuale prevede anche la possibilità che avvenga ciò… Ci sono due possibilità, come sai. Se decido di farlo erga omnes, allora non devo inventarmi un apposito contratto, esiste la formula pre-confezionata CC0 che consiste nel consegnare la propria opera al pubblico dominio e nel dire “riproduca chi vuole, gratis, e senza menzionarmi”, e basta associare il logo all’opera perché la clausola sia valida. Ma in effetti è una vera e propria rinuncia a tutti i diritti, quindi non è proprio il caso che dicevi tu.
Se invece voglio cedere ad una specifica persona, e solo a lei, l’uso dell’opera gratis e senza menzionarmi, ma mantenendone io la proprietà intellettuale, direi che ci vuole una formulazione ad hoc, perché né il copyright, né il creative commons, né il pubblico dominio prevede ciò. Sarebbe piuttosto una interessante commistione fra le tre formule.
Sul secondo punto, ha già risposto bene mestesso, il direttore si chiama “responsabile” proprio per questo. Io aggiungo che il vero problema – con o senza firma nell’articolo copiato – è la tutela del creative commons… ancora troppo debole. Credo che nessuno che pubblica in (cc) abbia voglia di andare da un giudice a fare una denuncia per plagio, e si preferiscano altri metodi di compensazione meno giuridici ma altrettanto efficaci, come il dare pubblicità in Rete al fatto che l’articolo è copiato.