E così papa Francesco ha telefonato a Eugenio Scalfari, gli ha detto che aveva voglia di vederlo per parlare un po’ (“lunedì non posso, mercoledì nemmeno… le va bene martedì?”) e ovviamente Repubblica ha le sue tante pagine dedicate alla chiacchierata tra i due. Immagino la gioia di quelli del Corsera, che ormai non sanno più a che santo votarsi.
Ma parliamo seriamente. La scelta di Bergoglio è sicuramente dirompente, ma si basa su una logica ineccepibile (e qui vediamo l’influenza gesuitica…) e a posteriori perfettamente chiara: questo è il modo più semplice per parlare alla gente. Non sto per nulla pensando alla parabola della pecorella smarrita: sono convinto che questo papa sia onesto quando afferma di non voler convertire nessuno, perché sa bene che non si può far convertire nessuno: è la singola persona che decide in piena libertà cosa farà. Ma questo significa che occorre trovare un modo per presentare il pensiero cattolico alle persone. E questo modo non può essere un’enciclica, che è l’equivalente di un discorso programmatico: importantissimo, serve a indicare la linea, ma è per pochi. Il modo più efficace è un’intervista, dove può parlare con un linguaggio più semplice – e probabilmente il fatto che l’italiano non sia la sua lingua madre aiuta. Così c’è stata la prima intervista “in casa”, a Civiltà Cattolica che poi l’ha subito resa disponibile gratuitamente a tutti (vedi anche questo status Facebook di padre Antonio Spadaro). Ma di nuovo il “tutti” qui è comunque da leggere come “tutti i cattolici”, anzi nemmeno tutti: quelli che vanno a messa giusto una volta l’anno non vengono attirati. Il passo successivo è giocoforza cercare un grande quotidiano non cattolico: non che in Italia si legga così tanto, ma un po’ di passaparola c’è già. E se leggete il testo vi accorgerete di come Francesco non solo fa (anche) teologia, ma soprattutto la fa in modo completamente diverso da quello che ci si aspettava da un papa; in un certo senso fa il divulgatore teologico, il che dovrebbe essere una bella cosa per chiunque, cattolico, cristiano, religioso o ateo. La scommessa di Bergoglio è per me chiara, come dicevo: riformare la struttura della Chiesa dall’interno, ma anche spiegare alla gente perché la Chiesa è un posto dove si può stare. Né Paolo VI, né Giovanni Paolo II, né Benedetto XVI avevano osato tanto. In bocca al lupo :-)
(anche se da quanto ho scritto il seguito più probabile dovrebbe essere vedere Bergoglio intervistato in tivù, non credo capiterà… ma questa è solo una mia sensazione personale. Un conto sono i momenti “cogli l’attimo”, un conto sono le interviste dove c’è più tempo per meditare una risposta, ma il papa è troppo saggio per non sapere i rischi del tubo catodico)
Ultimo aggiornamento: 2013-10-01 12:06
@.mau.: io invece penso che in TV ci andrà. Non subito sono d’accordo, ma con i suoi modi spiazzanti riducendo i condizionamenti tipici del mezzo a suo vantaggio. Lui è fatto così, vedrai.
PS “sono convinto che questo papa sia onesto quando afferma di non voler convertire nessuno, perché sa bene che non si può far convertire nessuno”: in due righe hai (senza saperlo?) centrato l’etica gesuitica a riguardo. Il gesuita educa alla conversione, ma non la impone. Semina, sapendo che dopo raccoglierà.