Leggo da Mantellini che il PresConsMin ha ufficialmente comunicato che non si possono sapere i redditi di sua moglie e dei suoi genitori perché hanno (legittimamente, nel senso che la legge lo prevede) rifiutato di renderli pubblici.
Ora, anche se trovo il beppegrillo(tm)pensiero demagogico anzichenò, io sono della scuola che pensa che un gestore della cosa pubblica debba essere molto più trasparente di una persona comune: quindi trovo corretto che si chieda di pubblicizzare non solo la sua situazione patrimoniale ma anche quella dei parenti stretti. Nessuno ti obbliga a fare il parlamentare. Ciò detto, però, sono disposto a discutere senza preconcetti con chi non è d’accordo: diciamo che non è un tema su cui ho posizioni ideologiche.
Le posizione ideologice però ce l’ho su un altro punto. Decidete di fare una legge per rendere pubblici anche quei redditi, e non solo quelli del parlamentare? Allora la rendete obbligatoria, e non permettete l’opt-out. Posso solo dare il beneficio del dubbio per una semplice ragione: l’obbligo (pardon, il non-obbligo) di legge deriva dall’articolo 14, comma 1, del d. lgs. n. 33 del 14 marzo 2013, pubblicato quindi dal governo Monti dopo le elezioni politiche (e su questo invece devo dare ragione a beppegrillo(tm): questi non erano proprio “affari correnti”). Quindi i candidati si sono candidati senza sapere di questa legge. Però sarebbe bastato scrivere nella legge che l’obbligo sarebbe appunto stato un obbligo dalla legislatura successiva, no? No. Le leggi in Italia si fanno sempre così, sulle spinte contrapposte dell’indignazione pubblica e delle resistenze locali…
Ultimo aggiornamento: 2013-07-29 10:16
boh, diciamo che un opt-out è già una scelta significativa. come quando ti fermano e tu non accetti di sottoporti all’etilometro…