Anche se il meteo non lo farebbe sembrare, siamo in estate e c’è bisogno di notizie leggere, non importa se con un retrogusto macabro. Così Repubblica mostra i moduli dove a Saronno si sarebbe dovuta “autocertificare la propria morte”… e giù con le risate.
Io sono un grammarnazi, ma non vedo nulla di strano nel parlare di “Autocertificazione dichiarazione di morte”, considerando che non c’è mica scritto “della propria morte”. Non è una certificazione perché chi la compila non ha il diritto di certificare per terzi sconosciuti, e non è tanto più diverso del nuovo modulo rapidamente approntato, che recita “Autocertificazione di morte di XYZ” (è la seconda foto nella galleria). Forse “Autocertificazione di denuncia di morte” sarebbe corretto, ma è burocratico in maniera tragica.
Del resto, a me pare molto, molto più buffo aver dovuto compilare un’autocertificazione di esistenza in vita :-)
Ultimo aggiornamento: 2013-06-29 23:12
Infatti: anche per me il vecchio modulo non si presta a quella paradossale interpretazione. Almeno non più del nuovo.
L’errore del vecchio modulo, invece, sta, imho, in questo: si certifica o autocertifica un FATTO e non una DICHIARAZIONE, certificati e autocertificazioni sono già dichiarazioni (ovviamente dotate di particolare forza legale)!
Da questo punto di vista, il secondo modulo è corretto.
Io avrei risolto intestando il modulo “autocertificazione relativa alla morte di xxx” oppure solamente “autocertificazione”: tanto ciò che rileva e fa fede è ovviamente il contenuto.
Astolfo: hai ragione, infatti l’espressione “autocertificazione” è di uso colloquiale, il termine giuridico è “dichiarazione sostitutiva di certificazione”. Io di norma sono favorevole alla semplificazione del linguaggio burocratico, purché ovviamente non si abbia una perdita in termini di univocità. In questo caso il modulo avrebbe dovuto usare l’espressione standard “dichiarazione sostitutiva di certificazione” che – pazienza se più lunga – è più chiara.
Premesso che nel modulo in questione era citato un articolo di legge ( art 46 D.P.R. 445 28/12/2000 ) che cia esplicitamente tra le dichiarazioni quella del ” decesso del coniuge, dell’ascendente o discendente” e quindi al massimo si tratta appunto di una sgrammaticatura, il caso dell’autocertificazione di esistenza in vita è decisamente meno “buffo” considerando che se non fosse un illecito penale falsificare una dichiarazione del genere. si potrebbe impunemente incassare la pensione di un defunto finchè non si viene scoperti.
E mi sa che i casi in italia di simili mendaci dichiarazioni sono più numerose dei casi di abigeato.
@pietro1960: non ti serve una dichiarazione di essere in vita, basta una dichiarazione di continuare ad avere diritto alla pensione perché non è cambiata la tua situazione.
può anche essere richiesta dagli enti pensionistici, e nel caso di residenza all’estero viene richiesta spesso