Ci sono quattro persone in carcere perché un processo ha stabilito con sentenza definitiva che hanno picchiato a morte un’altra persona.
Ci sono vari colleghi di queste quattro persone che vogliono esprimere la loro solidarietà con chi è in carcere – immagino perché picchiare la gente è nella declaratoria delle loro mansioni, e non è stata mica colpa loro se il tizio non poteva reggere le botte.
C’è un sindacato che ha una sua idea peculiare di cosa significhi “solidarietà” e quindi organizza un presidio… sotto il palazzo dove lavora la madre del ragazzo che è stato ammazzato. Sicuramente loro lo avranno definito “un atto di coraggio”.
Ferrara, Italia, anno 2013.
(ah, c’era anche costui)
Ultimo aggiornamento: 2013-03-28 09:42
Più preoccupante ancora quello che si trova in veste di comunicato ufficiale del COISP (il sindacato organizzatore della manifestazione, chissà come mai ovunque storpiato in COSIP):
“Poco più tardi, poi, è stata la stessa Patrizia Moretti a scendere in strada inscenando assieme ad alcune altre persone (pare tutte in servizio in Comune che hanno quindi abbandonato il posto di lavoro ) una contro-manifestazione improvvisata – e quindi priva di autorizzazione – allinsegna dellimmagine del figlio deceduto ritratto in quella foto che, per onore di verità, non fu ammessa al processo perché ritenuta non veritiera.”
(da http://www.coisp.it/detail.asp?iNews=17333&iType=23, è un PDF dovete scaricarlo).
Cose così le ho viste dalla polizia argentina ai tempi di Videla…un vero schifo.
Nota positiva (e per niente scontata) in Senato si sono alzati in piedi coe gesto di solidarietà verso la madre.
Temo che al COISP abbiano pensato che in un momento in cui i due marò sono eroi nazionali, l’opinione pubblica potesse essere più indulgente con “i servitori dello stato” a cui “scappa la mano”.