Città della Scienza

In questi giorni non ho parlato del rogo alla Città della Scienza. Non certo perché la cosa non mi abbia toccato, o perché avessi cose più importanti da dire (e quando mai?), quanto piuttosto perché volevo parlare a bocce ferme.
Alla fine però mi ha preceduto Peppe. Invece che piangere per quello che è successo adesso, perché non piangere per i dipendenti senza stipendi da quasi un anno, per i pacchi di debiti, per tutta la gestione fallimentare? Il rogo è un simbolo, ma fermarsi ad esso significa guardare il dito e non la luna; nascondersi dietro la camorra o chissà che altro invece che pensare seriamente che queste attività costano e non hanno nessun ritorno visibile (se fatte bene hanno un bellissimo ritorno, ma appunto non lo si vede).
Ricostruire la Città della Scienza non significherà nulla, se non si ricostruisce anche l’ambiente che permetta di farla fruttare.

Ultimo aggiornamento: 2013-03-08 07:00

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