Il pensiero di Silvio Berlusconi sull’esclusione dei cosiddetti “incandidabili” (vedi qui, anzi guarda il video così lo senti dalla sua viva voce) è chiaro. «Abbiamo dovuto chiedere ai nostri amici e colleghi di rinunciare ad essere presenti nelle liste elettorali perché dei pm politicizzati li avevano attaccati e questo fatto è stato divulgato dai media ed era qualcosa che poteva diminuire il consenso.» Insomma, il problema non è tanto che gli amici e colleghi siano stati attaccati (leggasi inquisiti – e garantisco che non lo sto dicendo come giustizialista ma solo come dato di fatto, perlomeno fino a quando non ci sono condanne definitive), ma che i media l’hanno raccontato, e pertanto candidarli poteva diminuire il consenso. Ergo, se riusciremo a far tacere la stampa allora potremo di nuovo tornare a candidarli. Lineare, no?
(Poi è chiaro che questi qua sono dilettanti: Lui è attaccato dalla magistratura politizzata, i media divulgano tutto su di Lui, ma Lui il consenso lo porta, non lo toglie mica. E questo è indubbiamente vero: ma del resto non può essere un caso se Lui è Lui)
Ultimo aggiornamento: 2013-01-22 15:09
E’ la solita tattica berlusconiana, trita e ritrita di cambiare il bersaglio, anche con pseudoragionamenti come questo. Qualcuno ci casca, tanto. Gli altri comunque non lo voterebbero, quindi è tutto guadagno, senza pudore.
La Lombardia è talmente importante che pur di avere la possibilità di sbancare la pianura padana ha messo in conto di perdere la Campania. E di scaricare uno “pesante” come Cosentino, almeno per ora.
Aggiungi il fatto che ci sono comunque inquisiti e condannati vari nelle liste del PdL, ma poco noti al pubblico, e trovi anche la quadratura del quadrato.