la coperta corta

Non è facile riuscire a ricavare un trend da una serie di numeri parziali: quindi il fatto che a novembre il tasso di disoccupazione sia rimasto costante non significa molto, perché è risultato di un aumento dei disoccupati maschi e una diminuzione di disoccupati femmine che probabilmente sono scoraggiate e non cercano lavoro. Questo lo spiega bene anche l’articolo, intendiamoci.
È però sintomatico l’aumento della disoccupazione giovanile. La mia sensazione è semplice: se la gente non può andare in pensione ovviamente l’età media dei lavoratori aumenta. E se non si creano nuovi posti di lavoro chi ne fa le spese sono i giovani. Non che io abbia una soluzione, intendiamoci: volevo solo segnalare la cosa.

Ultimo aggiornamento: 2013-01-08 10:57

4 pensieri su “la coperta corta

  1. Bubbo Bubboni

    Credo che la migliore soluzione sia già stata scelta da noti governanti un po’ in tutta Europa.
    Se non si fa assolutamente nulla la natalità scende, i disoccupati invecchiano e quindi la disoccupazione giovanile cala.

  2. pietro1960

    Il problema è che mandare la gente in pensione prima, per quanto possa essere gradevole per chi ci va non crea posti di lavoro, hai lo stesso numero di bocche da sfamare e molte persone meno che producono beni e servizi, il soldi delle pensioni vengono dalle tasche di chi produce, non esiste nessun altra fonte di ricchezza.
    E anche il numero di posti di lavoro non è un valore fisso, e casulamente dove ci sono meno pensionati ( al Nord Italia ) ci sono più posti di lavoro e più benessere, dove ci sono più pensionati ci sono meno posti di lavoro e meno ricchezza.
    Percè il lavoro trasforma materie prime e beni intermedi in prodotti di maggior valore, e quindi CREA RICCHEZA, la pensione mangia a basta.
    Per mandare in pensione la gente prima sei costretto a far pagare più tasse le persona consumeranno meno e le imprese non avranno soldi da investire in innovazione, e quindi si creeranno MENO posti di lavoro.

  3. marcoxa

    Un ragionamento che non fa una piega.
    Senonché.
    Le imprese (italiane) non investono in innovazione manco con una pistola alla tempia (si sa dove sono state “educate”). Tendono a “licenziare” i 50enni (i quali poi *non* lavorano e, non percependo la pensione non consumano e quindi le aziende non vendono e… you get the idea) assumendo al massimo dei 20enni (che non hanno esperienza, non vengono pagati abbastanza, quindi non consumano e le aziende non vendono… you get the idea).
    Novara è la città con la più alta percentuale di pensionati d’Italia. (It’s a fact)
    I sistemi essenzialmente privatistici e contributivi provati negli esperimenti sociali degli ultimi 30 anni, stanno dimostrando tutti i problemi previsti (e noi abbiamo appena iniziato con il primo trattamento).
    Quindi può darsi che mandare in pensione le persone più tardi (io andrò in pensione a 70 o 72 anni – a meno che non passino leggi idiote :) ) sia “meglio” per tutta una serie di motivi. Ma la “disoccupazione” non è un problema causato dall’età pensionabile. È spiegato molto, ma molto meglio dai diagrammi di Piketty e Saez.
    baci
    Ntuniott

  4. pietro1960

    Sinceramente l’idea che le imprese italiane non investono pur avendo i soldi per farlo è una scemeza che solo i falchi paleomarxisti della CGIL continuano a ripetere senza mai però documentarla.
    Le imprese che vedo io non riescono ad innovare perchè non hanno i soldi per farlo, con la pressione fiscale REALE più alta del mondo come fanno?
    Io non ho detto che la disoccupazione è causata dall’età pensionabile, ma esattamente l’opposto, che chi dice che mandando in pensione una persona si libera un posto di lavoro dice una grandissima idiozia, i soldi che servono per pagare una persona che lavora, nel momento in cui va in pensione serviranno per pagare una persona che non fa niente, e quindi sul totale non salteranno fuori i soldi per pagare un nuovo assunto.
    è semplice aritmetica.
    Pagare più pensioni non crea posti di lavoro.

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