leader o riferimento?

Uno dei riti immarcescibili delle grandi aziende è la valutazione delle prestazioni dei lavoratori. Una cosa che serve a ben poco, considerando che per essere licenziati bisogna mettersi davvero d’impegno, e che la probabilità di vedere aumenti di stipendio è ormai pari a quella di trovare un grattaevinci da centomila euro (o quanto sia il premio “grande”: non sono mai riuscito a capire la logica delle lotterie istantanee).
Vabbè: quest’anno, tanto per cambiare, mi è stato segnalato che io non ho sufficiente leadership, cosa sulla quale del resto concordo perfettamente: insomma nulla di nuovo sotto il sole. Poi però ci ho pensato su un po’, e sono finalmente riuscito a focalizzare un pensiero che in qualche modo mi girava da un bel pezzo per la testa. Io sono probabilmente un punto di riferimento (Edoardo Bennato avrebbe detto “il faro illuminante”…) per un certo qual numero di persone; e per altre persone sono comunque un benchmark, nel senso che generalmente non accettano le mie conclusioni ma sono comunque interessati a come presento i miei argomenti. (Nota: generalmente le persone intelligenti apprezzano chi non la pensa come loro, perché hanno la possibilità di affinare i propri punti di vista). Tutto questo, per quanto mi riguarda, è abbastanza naturale: sono uno abituato ad andare avanti per la propria strada senza preoccuparsi molto del consenso, con gli anni ho anche appreso in un modo o nell’altro i rudimenti pratici della retorica, e la cosa mi sta più che bene.
Però proprio queste mie caratteristiche mi rendono geneticamente incapace a essere un leader. Mi manca il carisma, o se preferite la capacità di trascinare i recalcitranti; mi manca la dialettica della mediazione, non tanto tra le mie istanze e le altrui quanto tra due gruppi di opinione diversi; e soprattutto mi manca la voglia di provare a fare tutto questo. Se mi frequentate virtualmente da un po’ di tempo sapete che quando io faccio qualcosa non vado a spammarlo in giro: se lo scrivo una volta è tanto, perché altrimenti mi sembra di rompere le palle ai lettori. Ma è così un male? perché mai da grande dovrei fare il leader?

Ultimo aggiornamento: 2012-12-11 12:15

8 pensieri su “leader o riferimento?

  1. mestesso

    Il titolo del post dice tutto :-). Tu sei un quadro, hai un certo numero di persone sotto di te. Il tuo ruolo non implica una dicotomia fra le due qualità. Non è neppure fuzzy (per dire, 60% riferimento 40% leader). Sono due caratteristiche indipendenti, ambedue meritevoli a seconda dei contesti. Se tu poi non vuoi fare il leader, bene. Ma al tuo datore di lavoro fanno comodo ambedue le cose. Ed è lui che stabilisce la differenza fra bene e male, mica tu :-).
    Poi condivido, ed io non sono neppure quadro, aumenti zero (neppure contrattuali) e non ho alcuna speranza di carriera. Se ho una speranza, è quella di non perdere quello che con fatica ho costruito :-(.

  2. Simone

    Perché chi ti ha detto che manchi di leadership deve il suo reddito ad un sistema che mette la leadership al di sopra di ogni altra caratteristica.
    In questo sistema se sei il capo vali più degli altri e questo si riflette nello stipendio.

  3. .mau.

    @mestesso: a dire il vero non ho nessuno sotto di me, il fatto che io sia quadro dipende dal mio passato in Cselt dove i ricercatori avevano un livello inquadramentale alto. E ci sono abbastanza capi e capetti perché non serva nessun altro con leadership.
    @simone: il mio stipendio è indipendente dal livello inquadramentale, perché quando sono andato a Milano ho contrattato un discreto aumento sapendo che tanto in ogni caso non avrei più visto nulla, come in effetti è successo.

  4. mestesso

    @.mau.: sei responsabile solo di testesso, invidiabile. In una ditta grande (non una grande ditta ;-)) di capi e capetti non ce ne sono mai abbastanza :-).

  5. Licia

    It’s a Dilbert World! Una delle mie strisce preferite, questa, risale ai tempi in cui lavoravo per una grande azienda americana e la mia capa in Irlanda era la versione maschile del PHB. Guarda il lato positivo: nelle valutazioni va sempre indicato qualche aspetto su cui migliorare, quindi vuol dire che non sapevano proprio cos’altro mettere (io avevo pensato così quando la mia PHB nella sezione areas for improvement aveva scritto che la sua omologa americana si era lamentata che io la facevo sentire stupida…).

  6. Bubbo Bubboni

    Del resto mi sa che siamo in quello scivoloso terreno dove nulla va bene, come se il “giusto” fosse un “medio” che però non può mai esistere.
    Se cerchi di essere leader vuoi primeggiare, se cerchi di non essere leader manchi d’iniziativa e non vuoi correre rischi, se ti piace quello che fai ti accontenti, se non ti piace quello che fai non ti metti in gioco, se ti appassioni alle cose ti lasci tirare dalle emozioni, se non ti appassioni sei freddo e indifferente, se collabori con tutti non sei perseverante con il tuo, se cerchi di non farti distrarre da chiunque passi non vuoi fare rete, ecc. ecc.
    E guardare il CV di chi è re dei re non aiuta a capire cosa è considerato “giusto” se non il fatto che qualcuno o qualcosa (amico, genitore, capo, carenza, abbondanza) ti ha “tirato su” in un certo punto della storia.

  7. marcoxa

    Il problema è che il “valutatore” che ha detto che non hai “leadership” non vedrà automaticamente abbassata la sua valutazione.
    Baci
    Ntuniott

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