Ieri è terminata la sessione di voto online per la scelta dei candidati alle prossime politiche per il MoVimento 5 Stelle, tra varie polemiche che non sto a riportare perché non sono un mio problema… anche perché dal mio punto di vista ci vuole un minimo di fiducia e quindi accettare che i voti siano gestiti internamente e non da una terza parte, esattamente come lo si fa per il centrosinistra (e non lo si fa per il centrodestra solo perché loro le primarie non le fanno). Una di queste polemiche però ha per me un certo senso, ancorché teorico – non simpatizzando per il M5S, non credo di avere voce in capitolo sulle loro scelte.
Leggete questo articolo, fate le tare necessarie (per esempio, sono anni che tra Bono e Bertola c’è un, diciamo, “intenso confronto dialettico”), e restate sul nocciolo della questione. Il principio “niente pubblicità a pagamento per i candidati” è sensato, anche se non so come possa essere applicato completamente: ma immaginiamo che si riesca a riconoscere anche i pagamenti surrettizi. Però che senso ha lamentarsi contro le “raccomandazioni” – positive o negative – degli altri esponenti, o se per questo di una qualunque altra persona? O si ritiene che i simpatizzanti siano così stupidi da seguire pedissequamente i consigli di qualcuno, oppure si è convinti che basti un video e un’autopresentazione per potersi fare un’idea su decine e decine di persone.
Naturalmente c’è anche una terza ipotesi, un po’ più cattiva: riuscire a scegliere persone assolutamente a caso, eliminando a priori chiunque dimostri iniziativa personale. Perfettamente in linea con il Pensiero Grilliano, un po’ meno con l’articolo 67 della Costituzione…
Ultimo aggiornamento: 2012-12-07 18:37
quando sento parlare di sistemi di voto, di regole elettorali e compagnia bella, mi torna in mente l’organismo di rappresentanza del mio Ginnasio/Liceo, a Bologna, negli anni “precedenti” il ’68.
Tale organismo, vero antesignano (e che fu ovviamente annientato dal furore ideologico) era intitolato alla memoria di uno studente morto partigiano, e funzionava.
il sistema elettorale prevedeva che avessero diritto di voto gli allievi dal secondo al quinto anno; e che potessero essere eletti gli allievi dal primo al quarto anno. Una “bizzarria” che aveva una sua logica: Mediamente, occorre un anno per capire come funzionano le cose, e pertanto il primo anno non si vota. Per contro, se tra i giovanissimi c’è una personalità valida, riconosciuta anche da chi ha più esperienza, può essere eletto. Per gli alunni dell’ultimo anno, prossimi alla maturità, sarebbe sbagliato perdere tempo in attività che toglierebbero tempo allo studio; ma sarebbe sbagliato anche sprecare il tesoro di esperienza. Per cui votano, ma non possono esserre eletti.
Poco prima dei moti che azzerarono la gloriosa istituzione, era stata avanzata la proposta di inserire anche una (piccola) quota di rappresentanti estratti a sorte. Non se ne fece nulla….
La terza che hai detto.