Sono anni che Piergiorgio Odifreddi scrive per Repubblica. Un paio d’anni fa il matematico ha anche iniziato a tenere un blog, con collegamento bello visibile in homepage, intitolato “Il non-senso della vita”; nel blog parlava di tutto – mi verrebbe quasi da scrivere “contro tutto” – tranne che di matematica, il che è perfettamente sensato in un blog. Solo che domenica ha scritto un post pesantemente antiisraeliano, dal titolo «Dieci volte peggio dei nazisti»: post che ventiquattr’ore dopo è stato cancellato dalla redazione web del quotidiano romano e che ha portato oggi alla decisione di Odifreddi di chiudere il blog, come potete leggere. Se preferite un resoconto un po’ più lungo, nema problema: ci pensa Il Fatto Quotidiano a raccontarvi la rava e la fava.
Non mi interessa entrare nel merito del post di domenica: mi limito a una citazione tangenziale. Riconosco il diritto di una redazione, che non è un semplice fornitore di connettività, a non voler essere associata a uno specifico contenuto: ma un minimo di correttezza dovrebbe imporre di parlare prima col tenutario della rubrica, e solo nel caso di un rifiuto netto proseguire con un’operazione unilaterale di forza. Detto questo, però, il testo del commiato di Odifreddi mi è parso tanto una piccineria: a mio parere avrebbe fatto una figura molto migliore con un comunicato asettico del tipo «Domenica avevo scritto un post. La redazione di Repubblica.it ha unilateralmente deciso di eliminarlo: a questo punto non ritengo di poter proseguire a scrivere su questo blog.» Ma magari, come disse Pascal, non aveva tempo per essere più breve!
I fan della libertà di parola a tutti i costi non si preoccupino, però. Scommetto che per l’Immacolata il buon PGO avrà il suo spazio su qualche altro quotidiano. Io scommetto sul Fatto: voi che ne pensate?
Ultimo aggiornamento: 2012-11-20 15:40
Ma fare come tutti e aprirsi un blog su wordpress et similia, no eh? Con pochi euro si compra anche il dominio. Deve solo scrivere. Quello che vuole, quando vuole e come vuole. Se uno sta ospite da altri si prendono i vantaggi, ma anche gli oneri.
ciao
nicola.
Del post di addio non capisco bene questa frase “dora in poi dovrei ogni volta domandarmi se ciò che penso, e dunque scrivo, può non essere gradito a coloro che lo leggono”
Ma “quelli che lo leggono” sarebbero “quelli che lo pubblicano”?
Logicamente mi sfugge.
@nicola: quello lo posso fare io (a parte che ho Movable Type). Però è chiaro che lui era letto da un numero di persone che sarà stato da dieci a cento volte più di quelle che mi leggono :-)
@Bubboni: ci avevo pensato anch’io, e la risposta che mi sono dato è che “quelli che lo leggono” sono “quelli che mi leggono, che sono abbastanza importanti per andare a parlare con quelli che mi pubblicano, e che sono amici di quelli che mi pubblicano” (vedi anche il riferimento a quelli che parlano latino, che fanno parte di prima e seconda categoria ma non della terza, e a quelli che parlano ebraico: sul socialcoso fighetto c’è stato chi ha scritto che è tutto un complotto plutogiudaicomassonico, in effetti)
Fino a qualche anno fa una quota rilevante di pubblicità al gruppo Repubblica veniva da una concessionaria all’interno della quale una quota delle azioni sono a carico di una famiglia ebraica. E’ bastata una sola telefonata, se come penso non è cambiato nulla da allora. Spiega anche la fretta nel cancellare tutto.
E’ il potere dei soldi, la razza oggi conta solo per i poveracci di FN.