Ieri Gennaro mi ha inviato il link a questo articolo del Corsera, facendomi notare come la giornalista abbia fatto un po’ di confusione tra metafore.
Sicuramente si può parlare di àncora di salvezza, su questo siamo tutti d’accordo. Però “Un’ancora a cui aggrapparsi per non affondare”, non so come dire, ma mi pare suoni leggermente male… :-)
Ultimo aggiornamento: 2012-11-09 11:06
dipende: se chi scrive è don vito corleone…
Mi ha fatto tornare in mente alcune metafore alquanto fantasiose di un collega, tra cui “stiamo remando tutti dalla stessa parte della barca”.
Se avesse scritto “per non annegare” avrebbe avuto senso, visto che le ancore sporgono dagli scafi e spesso sono l’unico appiglio esterno.
Oppure il mare in cui navigano è fatto di una materia con un peso specifico maggiore dei 7,8 kg/dm3 dell’acciaio. Ipotizzo il mercurio a temperatura ambiente.
Questo per sottolineare le difficoltà in cui naviga l’esecutivo, ed evitare facili ironie circa gli eventuali materiali organici di cui questo mare potrebbe essere costituito, i quali avrebbero in ogni caso una densità confrontabile con quella dell’acqua.
Con “ancora di salvezza” ci si riferisce ad un ancora di riserva (talvolta) presente a bordo; dunque, anche in senso figurato, si tratta di un’ultima risorsa in situazioni disperate. Situazioni che diventerebbero ancora piu’ disperate per chi tentasse di aggrapparsi alla suddetta ancora mentre viene gettata a mare…
@delio: ROTFL
@layos: generalmente un’ancora e’ troppo lontana dall’acqua per essere di alcuna utilita’ per un uomo in mare. Se qualcuno dovesse cadere fuori bordo dalla parte giusta forse potrebbe tentare di aggrapparsi all’ancora, a meno che non vi sbatta con la testa ed allora diventerebbe l’ancora del KO :-)