L’Italia rinascimentale, e soprattutto Roma, è ben nota per essere patria di chissà quanti intrighi. Ma non sono in molti a vedere tali intrighi dal punto di vista artistico, o meglio dell’architettura. L’autore di questo libro (Sebastian Fleming, La cupola del mondo [Der Kuppel des Himmels], Editrice Nord 2012 [2010], pag. 587, € 18,69, ISBN 978-88-429-2006-9, trad. Paolo Scopacasa) racconta in un certo senso la storia della cupola di San Pietro, inframmezzata da quella della vita di Michelangelo Buonarroti. Almeno la base del romanzo storico è questa: ho riconosciuto vari aneddoti su Michelangelo che avevo orecchiato quando ero ragazzo e poi dimenticato. O se preferite il libro racconta l’eterna lotta di poteri nella Roma rinascimentale, iniziando con Leonardo, Bramante, Pico della Mirandola e il cardinal Giovanni de’ Medici in una setta, i Fedeli d’Amore, che vuole ricreare lo stile classico di costruzione a cupola rifacendosi nientemeno che al Tempio di Salomone e al suo architetto Hiram, in contrapposizione all’Archiconfraternita de Perfecti in Segreto che vuole mantenere l’ordine attuale contro tali infiltrazioni neopagane, e ha come uomo di punta prima il (a quanto ne so inesistente) cardinal Giacomo Catalanoe poi il cardinal Carafa, papa Paolo IV. Quando papa Giulio II Della Rovere vuole crearsi un mausoleo, l’ormai vecchio Bramante e il giovane Michelangelo propongono in modo indipendente di sostituire la vecchia basilica, creando una cupola a base quadrata. Poi i decenni passano, gli architetti e i papi muoiono, Roma viene saccheggiata, l’eresia luterana e il Concilio di Trento cambiano le cose… Non ne so abbastanza di architettura per capire come sono esplicate le idee; a volte il libro indulge però un po’ troppo in leziosismi che rallentano la potenza del racconto, ben tradotto da Paolo Scopacasa (che però a pagina 177 poteva anche chiamare Jacopo da Varazze e non da Varagine :) )
Ultimo aggiornamento: 2012-09-22 07:00
Al liceo ce l’avevano fatto studiare come Jacopo da Varagine. Tra l’altro siamo a una trentina di chilometri scarsi da Varazze.
@Fabio: si vede che io sono stato più fortunato… (non c’entra nulla che mio figlio si chiami Jacopo. Il patrono che ho scelto per lui è Jacopone da Todi :-) )
Confermo: Jacopo da Varagine si chiama così anche a Varazze!
@Galliolus: anticampanilisti che non siete altro!