Se andate a leggere su Wikipedia chi è un dragomanno, scoprirete che «negli antichi stati crociati fondati in Palestina era il funzionario addetto alle relazioni tra il signore franco da un lato e i Musulmani e le altre popolazioni indigene che si trovavano sotto la sua giurisdizione». Ma soprattutto scoprirete che l’origine del nome è dall’arabo targiumān, “interprete”.
Oggi però i Dragomanni sono un progetto nato alla fine del 2011 a opera di Daniele A. Gewurz insieme a un gruppo di colleghi traduttori, che intendono «curare, rivedere e pubblicare in forma di ebook traduzioni di testi fuori diritti, oppure di testi contemporanei i cui diritti per la lingua italiana sono stati ceduti al traduttore.» Una non-casa editrice, dove chi partecipa ha massima libertà di scelta su cosa tradurre e quanto farsi pagare l’ebook (senza DRM, tanto loro sanno bene che slucchettare un libro è banale) ma con una cura alla grafica – minimalista – e a tutto quello che in una traduzione normalmente non si vede. Non so se ci avete mai pensato, ma un traduttore letterario deve essere invisibile, e barcamenarsi ricordando la banale considerazione che due lingue non sono mai perfettamente sovrapponibili e quindi quello che suona bene nella prima può essere una schifezza nell’altra. Il traduttore non esiste, pensate a quante recensioni di libri stranieri avete letto senza che si parli di chi l’ha tradotto: qui per (ovvia) scelta il nome del traduttore in copertina ha lo stesso font e la stessa dimensione di quello dell’autore.
Il catalogo dei Dragomanni contiene al momento tre opere, che sono appunto contornate dal testo del traduttore che accompagna il lettore e spiega le sue scelte. Ho letto Il riparatore di reputazioni, ne parlerò sabato tra le recensioni: però posso anticiparvi che il mio amico Daniele ha fatto un lavorone non solo di traduzione ma in tutto il resto. (Si vede che è un matematico.)
Provate a dare un’occhiata: potete iniziare con L’uomo senza collo scritto da Melinda Nadj Abonji e tradotto da Roberta Gado, pubblicato gratuitamente in collaborazione con la casa editrice Voland, per cui Gado ha tradotto, sempre di Nadj Abonji, il romanzo Come l’aria.
Ultimo aggiornamento: 2012-07-19 07:00
Sono sempre stata tra i (non) pochi lettori che apprezzano l’importante e delicato lavoro dei traduttori.
Fin da ragazzina: all’epoca leggevo volentieri Wodehouse (anche ora, ma ormai ne conosco l’opera quasi a memoria) e una volta mi trovai con una traduzione incomprensibile: la parola fan (parola all’epoca ancora poco usata come abbreviazione di fanatic) veniva tradotta con volante, e ricorreva per tutto il racconto! Cercando di capire quale fosse stato il contorto ragionamento del traduttore, mi resi conto che, non potendo umanamente tradurre con ventaglio, doveva aver immaginato un qualche fantasioso marchingegno, tipo ventilatore, che si facesse girare come un volante… mah!
Ora evito di leggere libri tradotti dall’inglese allo spagnolo, dopo spiacevoli esperienze avute: gli spagnoli in genere sono costituzionalmente incapaci non solo di pronunciarlo, ma anche e soprattutto di capirne le sfumature e lo spirito. Riescono a trasformare un testo scorrevole e ricco di humor in una traduzione inamidata e scialba, quando non incomprensibile come nell’esempio citato.
Benvenuti quindi i Dragomanni!
Se le perfide nere son così, datecene di più ;-) (Grazie, .mau.)
Mi chiedo se non ci siano altri siti di traduttori non professionali, gratuiti e basati sul volontariato (tipo librivox per gli audiolobri). Tu ne sai qualcosa?
PS Prima che mi infamiate: lo so che un Vero Traduttore è meglio di un cretino qualunque. Però i miei figli fanno fatica con la traduzione di Dalla Terra alla Luna del 1860 :).
PPS E’ legale fare in public domain una edizione di Gian Burrasca con le note? Perché i miei figli hanno dei problemi anche a leggere quello. Troppi passati remoti. A scuola, la maestra consiglia di non studiare il passato remoto perché tanto non lo usa piú nessuno :(.
@Barbara: forse Liber Liber col progetto Manuzio ha qualcosa. In teoria Wikisource accetta «Traduzioni italiane libere da copyright di opere in lingua straniera» ma non so quante ce ne siano.
Una risposta chiara però ce l’ho: visto che Luigi Bertelli è morto nel 1920, i diritti delle sue opere sono scaduti, quindi puoi prenderti a http://www.liberliber.it/libri/b/bertelli/index.htm il testo del Giornalino e farci quello che vuoi.
(a Trieste immagino consiglino anche di non usare il congiuntivo, se per questo…)
Grazie per il link, oltretutto vedo con piacere che hanno anche Ciondolino. Penso che intanto scarico i testi e lascio che provino da soli, poi se necessario li aiuto.
Per uno scirttore morto nel 1958, quanto bisogna aspettare perché finisca il copyright? Che ora che ci penso, non posso mica negare ai pargoli Sussi e Biribissi, una delle opere fondamentali della letteratura giovanile ;).
@barbara: ci vogliono (al momento, sicuramente prima o poi aumenteranno) 70 anni dalla morte dell’autore.
1) @.mau., ma perché il tuo coso mi chiede sempre se desidero che memorizzi i miei dati, e io gli dico di sì, e poi lui non li memorizza mai? (No, non sono io che cancello i cookie, lo giuro.)
2) @Barbara, anno della morte + 70 + primo gennaio dell’anno dopo tanto per stare sicuri. Ma se intendi rieditare Gian Burrasca (per quanto, buon edizioni annotate già esistono) e Sussi e Biribissi (miei eroi di sempre) espungendo i passati remoti, temo che non ne resterebbe molto. D’altro canto, bisognerebbe che la maestra dei tuoi figli facesse un giretto in Toscana e sentisse la gente che dice cose tipo «Ci andai ier mattina, lo trovai, ci parlai e gli dissi tutto quanto» per farla riflettere sulle scemenze che dice. O forse no. Maro’ che rabbia che mi fanno gli ignoranti fieri di esserlo…
@isa guarda, tesoro, mi servirebbe una giornata da dedicare a questo povero blog e rimettere a posto tutti gli errori di configurazione dopo un deleterio aggiornamento, oppure dovrei ricominciare daccapo con un nuovo blog. Secondo te ho tempo per farlo?