deontologia giornalistica

Non so se in questi giorni vi siete trovati davanti il messaggio sui “miracoli di Hollande”, dove il presidente francese e socialista veniva indicato come il Vero Abbattitore della Casta (non Laetitia, intendiamoci). La “notizia” era una bufala, come capita molto spesso e poteva essere facilmente subodorato dalla mancanza di link a siti d’oltralpe che presentassero le Grandi Riforme. Paolo Attivissimo ha rintracciato la fonte originale, un blogger che alla richiesta di indicare le fonti ha risposto “è scritto tutto sui siti indipendenti bretoni, provenzali, baschi, i più liberi dell’Europa mediterranea”. (Scusate, prima di proseguire devo smettere di ridere).
Fin qua, nulla di particolare. Non è nemmeno così strano che la “notizia” sia stata copincollata nel blog di Leonardo Coen su Repubblica senza assolutamente citare la fonte. D’altra parte volete mettere l’importanza di Repubblica con quella di un blog qualunque? Ora lascio a voi decidere se la successiva riscrittura del post da parte di Coen per rifarsi una verginità (peccato per lui che gli screenshot parlino sin troppo bene…) sia o no una cosa strana. E no, non ci si può nascondere dietro la foglia di fico che “quello è un blog, non rispecchia la linea editoriale del nostro quotidiano”. Io guardo l’indirizzo del blog e leggo *.REPUBBLICA.IT, e lo associo a Repubblica.

Ultimo aggiornamento: 2012-07-18 11:44

11 pensieri su “deontologia giornalistica

  1. marco b rossi

    Ho avuto una discussione simile con una blogger de Linkiesta, che aveva riportato dei numeri a caso su Amazon. La risposta è stata che loro non sono giornalisti, e quindi della deontologia non gliene può importare di meno, che scrivano su una testata ufficiale o sul loro cantuccio personale è lo stesso. A quel punto ho smesso di discutere, e anche di leggere Linkiesta.

  2. mestesso

    E no, non ci si può nascondere dietro la foglia di fico che “quello è un blog, non rispecchia la linea editoriale del nostro quotidiano”. Io guardo l’indirizzo del blog e leggo *.REPUBBLICA.IT, e lo associo a Repubblica.
    Provocazione: pensa ad un accadimento inverso (il bloggher giornalista che corregge un articolo di un altro giornalista della stessa testata). Assoceresti sempre e comunque il bloggher al giornale e viceversa? Quanto vale l’affiliazione?
    Quanto la testata “garantisce” il giornalista, e quanto il viceversa?
    NB: sono d’accordo con il tuo post, ma attenzione a tutte le implicazioni.

  3. .mau.

    @mestesso: direi che c’è una lotta fratricida all’interno del quotidiano :-)
    Attenzione: non ho nessun dubbio a credere che dal punto di vista legale il blogger non abbia nulla a che fare con la redazione o con la proprietà. Quello che dico è che l’immagine che io e credo molti altri si fanno è che il blog è parte di Repubblica/Corriere/quel che l’è. (ed è una giusta nemesi, visto che lo fanno apposta a metterli in un dominio .repubblica.it per alzare il numero di visitatori ufficiali)

  4. mestesso

    @.mau.: come già detto, sono d’accordo con questa tua impostazione che hai espresso esplicitamente come risposta ma che mi era chiara da prima :-).
    Sullo stesso piano, rendo esplicita la mia provocazione dicendo che i termini legali non mi interessano affatto, ma quelli morali|deontologici sì. Se il giornalista X onesto mette in ombra l’operato di un suo collega sul suo blog, il giornale cui fanno parte migliora|peggiora|non cambia la sua reputazione e credibilità? Ed i giornalisti che ne fanno parte, ivi compresi quelli non direttamente coinvolti?
    La risposta è niente semplice, IMHO.

  5. .mau.

    @mestesso: la reputazione e credibilità degli altri giornalisti/precari/blogger resta assolutamente identica, non stiamo parlando di “giornali canaglia”. Non capisco esattamente il tuo punto: a me non importa tanto il giornalista/precario/blogger che ha cercato di fare la furbata, quanto che la testata non prenda provvedimenti. Quindi “Se il giornalista X onesto mette in ombra l’operato di un suo collega sul suo blog”, a parte che non capirei perché il giornalista dovrebbe mettere il caso in piazza sul proprio blog immagino esterno, il mio giudizio sul giornale dipende da cosa il giornale farà.

  6. mestesso

    @.mau.: ci sono molti aspetti diversi (ecco perché dicevo che non è semplice).
    Tu citi il caso “la testata prenda provvedimenti”. Ecco, ma tali provvedimenti vengono presi ma non divulgati oppure non presi del tutto? Qui si peccherebbe di trasparenza, ma alla fine non di credibilità, visto che il reo punito in sordina si suppone non lo rifarebbe più. Eppure qualcosa mancherebbe lo stesso.
    E’ il punto che dici tu dopo al contrario: perché mettere in piazza…ecco, va bene in un senso e non nell’altro? Va bene sempre? Va bene mai?
    E se io (come singolo) sono più credibile della struttura, quanto di questa mia fama positiva si riflette sul mio padrone? Poco, tanto, e quando/quanto? Quanto vale la mia credibilità in rapporto alla struttura che io stesso rappresento? Perché mannaggia si fa sempre il caso giornalista fesso ->giornale fesso e mai altre (altrettanto valide) relazioni?

  7. .mau.

    in un caso come questo, rimettere il testo originale (con o senza post scriptum “mi sono sbagliato” dal mio punto di vista è già un provvedimento. Cosa succede d’altro non è un mio problema. Così è più chiaro?

  8. mestesso

    @.mau.: chiaro è chiaro, ma la frase “non è un mio problema” mi fa venire i brividi.
    E non sto scherzando, da te proprio non me lo aspettavo e mi amareggia non poco. Ci si merita (la qualità del) l’informazione che si ha.

  9. .mau.

    @mestesso: pensaci un attimo. Se il giornale agisce in modo da non far modificare quanto scritto, ripristinando la condizione iniziale con il postscriptum la qualità dell’informazione del giornale sale. Se lo fa senza il postscriptum, visto lo sputtanamento in giro la qualità globale dell’informazione sale. Tutto qua.

  10. Mauro

    @mestesso
    È già successo in passato: per esempio Dario Bressanini che ha un blog su Repubblica/L’Espresso ha fatto le pulci ad Andrea Tarquini corrispondente di Repubblica da Berlino.
    Va beh, per fare le pulci a Tarquini basta poco… ma tant’è.
    Saluti,
    Mauro.

  11. devan

    L’aspetto più preoccupante è un altro: che un pezzo di satira (perchè il brano piratato è, con tutta evidenza, un pezzo di satira; o si può pensare seriamente che 175 nuovi enti di ricerca possano essere aperti… il 15 di agosto – ma solo perchè il primo di aprile è già passato). A me preoccupa l’ottusità dilagante; o la mancanza di senso dell’umorismo (che dell’ottusità è ottimo indicatore)

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