Articolo 18: sarebbe una vittoria?

Sto cercando di capire perché il leader del maggior partito non di destra gioisca per le modifiche alla formulazione del nuovo articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Magari il testo del disegno di legge sarà completamente diverso dalle anticipazioni lette qui, ma se così non fosse tali modifiche sarebbero assolutamente ininfluenti. (Nota: qui non sto prendendo posizione su “articolo 18 sì, articolo 18 no; il discorso sarebbe molto più ampio. Parlo solo di come l’articolo 18 in pratica non esisterà più).
Secondo questa nuova formulazione, «Nel caso dei licenziamenti per motivi economici, quindi, il giudice potrà continuare a disporre il reintegro, ma solo in caso di “manifesta insussistenza” delle ragioni economiche. Altrimenti potrà disporre un indennizzo» da 12 a 24 mensilità. Bene. Supponiamo che Telecom Italia dica “guardate, devo far fuori nei prossimi tre anni 5000 dipendenti, perché altrimenti i miei conti vanno ancora più in rosso di quest’anno [1]: però in compenso assumo 5000 nuovi ingegneri [2]”. Supponiamo ora che un, cento, mille licenziati vadano dal giudice. Che fa il giusto giudice? Così ad occhio accetta le ragioni economiche proposte dall’azienda, che possono essere riassunte in “io in realtà non licenzio, ma aggiorno la forza lavoro”, e si limita a far pagare un po’ di soldi a quei cinquemila, che di lavoro non ne troveranno comunque più. Non mi pare una grande vittoria.
Tra l’altro non sono mai riuscito a capire quanto sia stata applicata la parte “riposizionamento” legata al contratto di solidarietà. Non garantisco che sia facile portare gente che magari abbia fatto la segretaria su Open Access: però mi sarei aspettato più notizie sia dall’azienda che dal sindacato. A quanto pare, invece, nessuno ne vuole parlare…
[1] Il bilancio Telecom 2011 vede 4,5 miliardi di rosso. L’unica differenza con il bilancio Telecom 2010, 2,5 miliardi di utile, è che nel 2011 sono state svalutate per 7 miliardi le quote di avviamento, praticamente il valore delle proprie azioni che erano a bilancio a valori fuori dal mondo.
[2] La realtà dovrebbe essere un po’ diversa: i boatos dicono che nel piano triennale sono previsti 5000 neoassunti ma 9000 uscite, e in pensione in questi tre anni non ci può andare nessuno.

Ultimo aggiornamento: 2012-04-05 16:47

7 pensieri su “Articolo 18: sarebbe una vittoria?

  1. mbuto

    ai lavoratori licenziati verranno proposti lavori con retribuzione non inferiore del 20% rispetto al sussidio di disoccupazione (che è agganciato a “massimali” assolutamente ridicoli): se non accettano, affari loro e basta sussidio

  2. giuseppe

    Chiedo scusa ma, da lavoratore dipendente, chiedo: il datore di lavoro che assume un lavoratore deve poi tenerselo a vita? Non può licenziarlo per motivi economici?
    Ma chi è quell’imprenditore che assumeva/assume/assumerà sapendo di dover mantenere PER SEMPRE quella forza lavoro?
    Va bene che valeva/varrà solo per imprese con più di 15 dipendenti ma…

  3. mestesso

    Pensa .mau. che Confidustria per l’introduzione della clausola di possibile reintegro per manifesta insussistenza e per i nuovi contratti a tempo determinato si è ferocemente opposta ed ha detto “meglio nessuna riforma che una cattiva riforma”. Fai tu.
    PS: non sono meravigliato, e la penso come il PD: poteva andare peggio (quindi sono “contento”).
    PPS: all’estero va molto peggio (non esiste reintegro per quasi nessuna ragione). In Germania si accordano coi sindacati per gli esuberi (e relative compensazioni), in Francia ti buttano fuori senza tante storie, ma hai dalla tua forti sconti sull’affitto della casa e corsi di ricollocamento, e via così. Poi lavori sempre a condizioni peggiori di prima. Insomma, là fuori non si sta meglio…e qui sarà uguale.

  4. ma.marcon

    Giuseppe, qui si parla di licenziamenti per motivi economici NON giustificati. Anzi, “manifestamente infondati”.
    Nessuno e’ obbligato a mantenere per sempre chicchessia, nemmeno oggi.

  5. Cristian

    A dire il vero non ho capito la tua posizione Mau, come non mi piace quella oltranzista e drastica della Marcegaglia e come non capisco il discorso “il datore di lavoro che assume un lavoratore deve poi tenerselo a vita?”, un contratto di lavoro è un contratto fra due parti, ma se un imprenditore ragiona così secondo me ha qualche problema. Capisco anche che in aziende “normali” vi possa essere la necessità di lasciare a casa delle persone, in realtà nei casi di necessità mi sembra che ciò gia avvenga, articolo 18 o no. Poi vi sono aziende meno normali, dove
    si strapagano manager e dirigenti, si hanno bilanci in perdita e quindi si vuole licenziare la gente perché è il modo più facile per risparmiare, solo che una azienda senza lavoratori a cosa serve?

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