l’ultimo miglio

I farmacisti non si toccano, le banche nemmeno, non parliamo dei tassisti: però c’è sempre Telecom. Nella conversione in legge del decreto semplificazioni si sta aggiungendo un comma – già passato alla Camera – per obbligare alla disaggregazione dei servizi di accesso alla rete di Telecom Italia. Detto così non si capisce nulla: provo a spiegarmi meglio. Adesso un utente telefonico può chiedere di non avere proprio per nulla Telecom come operatore telefonico: per esempio la mia linea ADSL di casa è portata da un internet provider che si appoggia su Tiscali. Tiscali paga però a Telecom 9 euro e rotti al mese di affitto e manutenzione linea, soldi che poi vengono ribaltati sul mio canone. Bene: l’emendamento dice più o meno “i nove euro sono sette di affitto e due di manutenzione: Telecom deve permettere agli altri operatori di farsi manutenzione per conto proprio”.
C’è voluto qualche giorno, ma se ne stanno accorgendo tutti, come potete leggere da questo articolo del Corriere delle Comunicazioni, o se preferite gli interventi di qualcuno storicamente contro Telecom questa e questa bloggata di Quintarelli. Sono buono e vi risparmio i comunicati sindacali tutti univocamente di segno opposto: io ho ricevuto quelli di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UGL(!), ma immagino che anche UIL ne abbia fatto uno, come vi risparmio il comunicato dell’associazione piccoli azionisti Telecom. Però vi cuccate la mia interpretazione.
Immagino che i conti di Quintarelli siano giusti e quindi si parli di ben pochi soldi : comunque già quando è partito il nostro contratto di solidarietà a guardare i numeri non ce n’era necessità. Non so se ci sarebbero davvero le migliaia di esuberi paventate dai sindacati; sicuramente i conti fatti da Quintarelli sono fallaci per l’ottima ragione che è vero che i margini annui di Telecom sulla parte affitto potrebbero essere dell’ordine di 10 milioni di euro l’anno, ma è anche vero che le persone che adesso si occupano di quelle operazioni rimarrebbero un peso morto per l’azienda. E non venitemi a dire “sì, ma gli operatori che si prenderebbero la manutenzione dei doppini se le assumerebbero loro”: siete davvero così ingenui?
Quello che io so è però che ho paura a pensare a N aziende diverse che lavorano sui doppini (che come penso immaginiate viaggiano tutti belli insieme per il 99% del percorso, e danno già una serie enorme di problemi con un unico gestore). Quando qualcuno parla di scorporo dell’ultimo miglio, insomma della divisione ope legis di Telecom conferendo a un’azienda separata la gestione dell’ultimo miglio, capisco perfettamente la cosa da un punto di vista non aziendalista: poi mi chiedo chi è che avrebbe le azioni di questa nuova azienda, ma questa è un’altra storia. Però la manutenzione multipla non riesco proprio a capirla.

Ultimo aggiornamento: 2012-03-15 07:00

12 pensieri su “l’ultimo miglio

  1. mbuto

    ci sarebbe da scrivere per secoli su questo argomento, così come ci sarebbe da chiedersi perché (dalla notte dei tempi) l’infrastruttura trasmissiva sia in mano ad uno dei provider di telefonia fissa e non (per dire) ad un’azienda dello Stato in quanto servizio strategico essenziale (l’ASST è morta proprio quando avrebbe avuto un senso), ma sicuramente non è con un codicillo in un decreto di carattere economico che (secondo me) si viene a capo della questione; tra l’altro, molti degli interventi di manutenzione (non so quanti in percentuale, ma mi sembrano davvero tanti) vengono fatti da Telecom in “outsourcing” tramite l’uso di ditte esterne: quando si parla di posti di lavoro bisognerebbe fare i numeri (e non “dare i numeri”)

  2. fabioferrero

    La situazione attuale non e’ rosea ma pensavo fosse difficile fare peggio, invece l’idea della manutenzione multipla e’ davvero peggio! D’altra parte perche’ stupirsi? Siamo in Italia…

  3. .mau.

    @mbuto l’ASST aveva uno scopo diverso. Il problema a monte è l’ultimo miglio, che non doveva essere privatizzato. La colpa è di Prodi: ha fatto una privatizzazione in fretta e furia, guadagnando pochi soldi che avrebbe potuto guadagnare con una privatizzazione fatta meglio e tenendosi l’ultimo miglio.

  4. pbm

    Mi spiace ma l’idea della manutenzione multipla è l’unico modo per arrivare a livelli di servizio correlati alle tariffe perché adesso sono totalmente random.
    Inutile dire come questo si ripercuota su tutto il Paese, per dire la distribuzione editoriale al centro-sud ha subito ritardi folli per un paio di settimane a causa di un rimpallo fra un operatore e Telecom sulla manutenzione fisica di un ultimo miglio, rimpallo causato semi-dichiaratamente dalla strategia commerciale Telecom.
    PS: gli stessi operatori di manutenzione sono, almeno al nord, o vecchie volpi che però contano la pensione, o società appaltatrici.

  5. mestesso

    .mau., a mia saputa (smentiscimi in caso contrario) TUTTA la parte di manutenzione dell’ultimo miglio non è più in carico a Telecom Italia da almeno 4-5 anni. Completamente in outsourcing. Persone in meno sicuramente, Telecom no di sicuro. Peraltro questi poveretti sono già ora sottopagati e trafficoni di ogni risma e specie, con risultati comici di intervento.
    Esiste ancora una parte di Telecom dedicata alla gestione del lato utente, ma è stata già falcidiata. Esiste un gruppo “superiore” di tecnici telecom che gestisce le centrali (e quindi anche le terminazioni lato utenza), ma non escono dallo stabile della centrale.
    Lato utente però dico una cosa semplice semplice: mi spieghi come mai l’ADSL costa più in Italia che in Francia, Germania…un motivo ci sarà. Non colpa delle persone, che sono strumenti in mano a burattinai malvagi, ma qualcuno la responsabilità di questo ce l’ha, ed è qualcuno dei tuoi capi. Noi tutti paghiamo, però.

  6. .mau.

    @pbm. No. Possiamo discutere senza problemi su chi debba avere il controllo dei servizi dell’ultimo miglio, ma resto dell’opinione che ci debba essere un’unica entità. Il massimo che posso immaginare è che quest’entità non sia unica per tutta l’Italia, ma a livello di centrale sì. (I subappaltatori non cambiano comunque da un giorno all’altro, né ci sono diversi subappaltatori sulla stessa zona).

  7. mbuto

    no, mi dispiace, non sono d’accordo: il “problema” non è *solo* l’ultimo miglio, il problema è la gestione di *tutta* l’infrastruttura trasmissiva e distributiva, è lo stesso problema di tutte le utilities che distribuiscono beni “materialmente” — la “rete” è un oggetto di interesse strategico nazionale, e a rigor di buon governo dovrebbe restare in mano allo Stato: ma in Italia ci si preoccupa invece di “distribuire torte” e non delle cose più importanti

  8. .mau.

    @mbuto: facciamo conto di quanti tombini con fibra ottica ci sono in una via qualunque di Milano? (sulle centrali c’è già la liberalizzazione, nel senso che uno può avere le sue apparecchiature e se le gestisce lui)

  9. Luigi Zarrillo

    la disaggregazione dei servizi di accesso con la possibilità di ciascun OLO di provvedere per proprio conto alla manutenzione del proprio doppino, è TECNICAMENTE impossibile. I doppini infatti viaggiano in cavi da 100, 1000, 2000 e più coppie. Dalla centrale agli armadi. Avete mai visto l’armadietto dentro il vostro condominio? Come si fa a manutenere il singolo doppino? Chi mette le mani “dentro” il cavo a più coppie? Quando una ruspa o uno scavo trancia il cavo, quante ditte dovranno intervenire a ripristinarlo? E se una ditta nel riparare un doppino ne danneggia un altro?
    Va bene la concorrenza, va bene la liberalizzazione, ma ci vuole anche un po’ di senso.
    My 2 cents

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