La vie française agli ebook

Grazie a Paolo Marino, ho scovato (su Google+, per quelli di voi che credono che lì non ci sia vita) questo articolo di Engadget, che racconta di come il governo francese intenda digitalizzare i libri fuori commercio prodotti nel secolo scorso – avrebbe già stanziato 30 milioni di euro per il primo fondo – ed eventualmente venderli, il tutto sotto l’egida della Bibliothèque nationale.
Stavo scrivendo un pippone contro quello che dal mio punto di vista è comunque un furto nei confronti degli autori dei libri, quando ho pensato di andare a vedere la fonte della notizia, fonte del resto citata esplicitamente in fondo all’articolo. Paidcontent mostra che le cose sono un po’ diverse: la presunta nuova società avrebbe una partecipazione statale al più del 40%, e soprattutto garantirebbe che almeno il 50% delle royalties andrebbero a editori e autori. Per sicurezza ho fatto ancora un livello di indirezione e ho letto l’articolo di LeTemps: per quello che io capisco di francese, mi sembra che la traduzione di Paidcontent sia corretta. In entrambi gli articoli tra l’altro viene spiegato che quasi mille tra autori e altri personaggi hanno firmato una petizione contro la legge, in quanto «remet en cause la propriété intellectuelle de l’ouvrage, qui devient une propriété nationale dont on confie l’usage commercial à l’éditeur». Per essere più precisi, uno di questi firmatari afferma che in quanto autori non sono stati consultati, e che in questo modo non possono esercitare il loro inalienabile diritto d’autore e quindi rifiutarsi di far ripubblicare la propria opera… proprio come ai tempi di Virgilio.
A questo punto ho due considerazioni da fare. La prima è che trono molto strana questa resistenza da parte degli autori. Stiamo parlando di libri già pubblicati in passato, non più pubblicati oggi (e quindi non è un problema di soldi persi, nel senso che non arrivano nemmeno adesso); sì, in linea teorica posso immaginare che una persona possa aver cambiato idea, ma la cosa mi pare sufficientemente garantita dai sei mesi di opt-out previsti dalla legge. La seconda considerazione è che è facile trovare un articolo che affermi cose semplicemente false, come è capitato a me: ma il fatto stesso di avere a disposizione i puntatori alle fonti permette di verificare se la notizia è stata riportata correttamente oppure no. Ma questo succede quando i puntatori ci sono… cosa che nell’italica stampa non capita ancora :-(
[mi fanno notare che “la vie” in francese è “la vita”, non “la via”. Vabbè, tanto mi sembra poetico parlare della (nuova) “vita francese” per i libri…

Ultimo aggiornamento: 2015-02-12 20:14

6 pensieri su “La vie française agli ebook

  1. nicola

    Non capisco dove sia il furto agli autori di libri, su cui volevi fare il pippone. Di solito l’autore vende i diritti alla casa edistrice e se la casa editrice non ristampa l’autore non credo prenda qualcosa. Quindi libri fuori catalago = niente soldi per nessuno. Furto del nulla?
    Mi sembra che lo Stato faccia bene a rimettere in circolazione la cultura bloccata nei cassetti degli autori e/o delle case editrici ed è anche fin troppo generoso a pagare qualcosa ai detentori del copyright.

  2. .mau.

    @nicola: da come era scritta su Endgadget sembrava che l’autore non avrebbe preso nulla dalle vendite degli ebook, il che è vero che non gli cambiava nulla dal punto di vista dei ricavi, ma non mi sembrava corretto deontologicamente.

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