library.fu

Non so quanti dei miei lettori sapessero dell’esistenza del sito library.nu: un posto dove si trovavano copie illegali di centinaia di migliaia di libri, e la cui esistenza era indubbiamente un segreto di Pulcinella. Da martedì il sito non esiste più: i tentativi degli ultimi mesi di chi lo gestiva di confondere le acque sono falliti, e oggi la meta-pagina ha un eloquente – e fors’anche con un doppio senso – “rip lnu”.
La cosa più interessante è che oggi la notizia è apparsa sul Corsera cartaceo – qui e qui la scansione per chi sta leggendo questa notiziola direttamente dal mio sito; oppure se preferite potete leggere dal blog letterario del Corriere. Chi invece vuole qualche notizia più seria (penserete mica davvero che il sito fosse attivo solo “da ottobre”?) può leggere l’Huffington Post. Il sito della Publisher Association al momento mi dà ironicamente un Database Error: Unable to connect to the database:Could not connect to MySQL
Io conoscevo bene il sito: dove credete che abbia scoperto libri come Nonplussed! e The Art and Craft of Problem Solving? A dire il vero non sapevo ci fossero anche libri italiani, anche perché quello che non si evince bene dall’articolo è che la stragrande maggioranza dei testi ivi presenti, non solo metà, erano tecnici e accademici. A differenza di musica e film, infatti, il mercato degli ebook pirata mi sa sia molto ristretto, non solo in Italia dove si sa che non legge nessuno ma anche all’estero. E a dire il vero mi chiedo come quelli di library.nu fossero riusciti a guadagnare otto milioni di euro: passi gli annunci, ma non ci credo che qualcuno pagava l’accesso high-speed… Un pdf di un libro, quando arriva direttamente dall’editore come capitava spesso, occupa da 3 a 5 megabyte. E a differenza di un disco e di un film ci vuole il suo tempo per leggere un libro, tempo che è la vera variabile limitante… anche se nel caso delle edizioni accademiche in effetti anche il loro costo è un limite.
(p.s.: i “file modificabili, di seconda generazione” non sono altro che gli .epub e i .mobi. Ma scritto così sembra chissà cosa, vero?)
Aggiornamento (14:30) Ne parla anche Bibò, pardon Repubblica. Il comunicato stampa ha fatto scuola.

Ultimo aggiornamento: 2012-02-16 12:45

10 pensieri su “library.fu

  1. mestesso

    Buffo, non sapevo che c’era. E dire che di ebook di provenienza illegale ne ho scaricati parecchi! Ho pusher differenti, in effetti non strutturati a tenere archivi ma con modello a diffusione (ho questo, per un poco di tempo rimane, se ti va prendilo, altrimenti ciccia che sparisce).

  2. Daniele A. Gewurz

    Anch’io non capisco come potessero fare 8 milioni di euro. Ma se lo dicono quelli dell’AAP, che sono uomini d’onore, c’è da crederci (se poi spiegassero come li hanno “estimated”, ci crederebbero anche i più scettici).

  3. Daniele A. Gewurz

    E ora che ci penso… Prendiamo alla lettera i dati dell’AAP: più di 400.000 libri protetti da diritto d’autore, 8 milioni di euro all’anno. Quindi ogni libro avrebbe fruttato ai gestori meno di 20 euro all’anno. Persino se si trattasse in ogni singolo caso di mancate vendite, avrebbero tolto ai legittimi detentori dei diritti meno di 20 euro all’anno a libro, laddove spesso una singola copia ne costa (e frutta) di più. Qualcosa non mi torna.

  4. .mau.

    @Daniele: però il tuo è un conto un po’ farlocco, perché non tiene conto di quelli che hanno scaricato a bassa velocità senza pagare. Anche in quel caso probabilmente non sono tutte mancate vendite, anzi: però i costi aumentano.

  5. Daniele A. Gewurz

    Non sono sicuro di aver capito la tua obiezione, mau.
    Io non prendo proprio in considerazione quanti scaricamenti siano avvenuti o a quanta gente abbia usufruito di library.nu, né ho dati in proposito. Dico solo che, stando ai dati dall’AAP, library.nu metteva a disposizione quel tal numero di libri e guadagnava annualmente quella tal cifra.
    Facendo la divisione (e, sempre, fidandomi ciecamente dei dati AAP) ottengo che, al signor Library Nu, il fatto di aver messo a disposizione un libro fruttava meno di 20 euro all’anno. E quindi, per ogni titolo, poteva aver “rubato” in media quella stessa cifra a chi aveva legalmente il diritto di venderlo.

  6. Daniele A. Gewurz

    Detto altrimenti: poniamo che Mister X allestisca un micro-library.nu in cui inserisce un unico libro e lo mette a disposizione di chi passa. L’autore, l’editore e le altre persone che hanno contribuito a creare quel libro giustamente non approvano. Ma se poi vengono a sapere che in capo a un anno tra donazioni, abbonamenti e pubblicità ha racimolato meno di 20 euro – che magari non gli bastano neppure per ripagarsi della sua copia del libro, ipotizzando che lo abbia personalmente comprato e digitalizzato – potrebbero quasi più impietosirsi che altro.
    O, viceversa, se tutti quei 400.000 libri sono “sani” (recenti, coperti da diritti, in commercio), muovono cifre di vari miliardi di euro, di fronte alle quali gli otto milioni di library.nu sbiadiscono. (E per quelli fuori commercio, esauriti, fuori diritti, library.nu non ha inflitto danni economici.)
    Insomma, se ci sono stati dei reati è giustissimo che vengano perseguiti, ma trovo che dopo il primo impatto (“milioni”!), persino se credessimo alle cifre dell’AAP (che non mi stupirei se fossero gonfiate di uno o più ordini di grandezza) troveremmo che le somme dirottate sono in realtà infime.

  7. .mau.

    Ritento. Tutti i numeri sono farlocchi, anche quello del numero di copie complessive scaricate che non corrispondono ovviamente alla perdita di guadagni degli aventi diritto, visto che nella stragrande maggioranza dei casi non sarebbero state comunque comprate. Però non è che si possa dire “visto che i presunti ricavi sono stati di venti euro a libro, allora contano poco”; se vuoi, è la stessa cosa di chi vende magliette finto Armani a un decimo del prezzo di quelle vere. Il signor Armani guarda le cose dal suo punto di vista, non da quello dei ricavi dell’altro. Insoma, non ha comunque senso mettersi a parlare di cifre.

  8. Daniele A. Gewurz

    D’accordissimo con te, mau, ma sono quelli dell’AAP – nel comunicato famoso – che parlano *solo* di quello che ci avrebbero guadagnato i gestori di library.nu, ed era questo che mi puzzava, proprio perché in genere ci sono alti lai sulle perdite causate da questo tipo di siti.
    In altre parole, poniamo che mi rubino la mia collezione di diamanti purissimi e che descrivendo alla stampa che cos’è successo l’unico dato che do è che il ladro, in cambio dei diamanti, ha ottenuto dal suo ricettatore tre etti di salame. Be’, viene da pensare che la mia perdita non sia stata poi così funesta.
    Cioè, mi stupisce e mi dà un po’ da pensare il fatto che le uniche cifre che danno (vere o inventate, utili o meno) siano cifre che a chi le legge possono far pensare “E che sarà mai”. Se questo è il meglio che possono sfoggiare, o hanno pessimi curatori delle relazioni pubbliche o non hanno argomenti “numerici” migliori.
    Ciò detto:
    1) non sto giustificando i gestori di library.nu;
    2) non so se esistano altri comunicati dell’AAP in cui magari lamentano perdite per miliardi di dollari.

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