Io sono una persona fortunata: non guardo la tivù. Così mi sono perso la “copertina di Ballarò” di Maurizio Crozza. Poi Twitter non mi piace nemmeno troppo, quindi non lo uso quasi mai e mi sono perso il trend topic #copiaeincrozza con tutti che sbertucciavano il comico genovese perché tre delle sue battute (dicono anche tra la meno divertenti) erano copiate da quel social network. Crozza (o chi gli scrive i testi) si è impuntato e ha inviato una lettera al Corriere dove ironizza sul fatto che già a scuola copiava da Twitter, e anche quel comunicato era stato copiato da lì; ma le copertine di Ballarò no, quelle le copia da Facebook.
La cosa per quanto mi riguarda sarebbe finita lì, ma l’apologia di Crozza che Anna Masera ha scritto sulla Stampa mi ha fatto decidere di perdere qualche minuto della mia pausa pranzo per rispondere. Masera dal punto di vista strettamente giornalistico è impeccabile: a parte la battuta sulla citazione della fonte del comunicato generalmente lei le fonti le cita eccome. Sul merito della sua difesa ho però forti dubbi. Anche solo per i testi – le immagini fanno storia a parte, salvo per l’essere anch’esse usate in spregio a ogni riconoscimento di proprietà intellettuale – non c’è nulla che arriva “dalla Rete”. Tutto arriva da un’entità ben precisa. Scrivo “entità” perché tanto per dire “.mau.” corrisponde sì a una persona – Maurizio Codogno, se non ve ne foste mai accorti – ma ha una sua certa qual vita propria. Inoltre il copincolla della rete in genere lascia traccia della fonte originale, mica per altro ma perché è più facile fare un “inoltra” o un retweet piuttosto che effettivamente copiare e incollare: quindi l’anonimato è sempre molto relativo, o meglio è una scusa per chi non vuole fare il proprio lavoro. Certo, nessuno richiede che in un monologo siano citate tutte le fonti; ma ci sono i titoli di coda apposta per farlo.
Trovo poi ironico che Masera scriva «bisognerebbe andare orgogliosi di cotanto “omaggio”» e nel paragrafo successivo «è davvero triste constatare che il Twitter nostrano si abbassi a chiedere la citazione per un attimo di gloria in tv»: un “omaggio anonimo” per quanto mi riguarda non è affatto un omaggio, sono cose che lascio volentieri ai cardinali in pectore. Per dire le cose in altro modo, sono ragionevolmente certo che Crozza abbia qualcuno che collabori a scrivergli i testi, e anche se lui fa tutto da solo ci sono altri comici che hanno collaboratori regolarmente citati nei rulli finali. Proviamo anche a eliminare quei nomi? Il ragionamento fila esattamente allo stesso modo.
Un’ultima cosa: leggendo il testo, credo che Masera abbia volutamente mischiato due temi che lei sa bene essere distinti. Il copyright è una cosa ben precisa: è giusto che i collaboratori che ho citato prima siano pagati per il loro lavoro, titoli di coda o no. Qui non stiamo però parlando né di soldi né di copia, ma di proprietà intellettuale: per quanto mi riguarda una fonte ha comunque il diritto di essere citata. Sono certo che quando Crozza prende una battuta poi la migliora, se non nel testo nel modo di proporla, e nessuno gli vuol negare quel suo valore aggiunto: ma il valore è appunto aggiunto, proprio come nell’IVA. Aggià, ma siamo in tanti che appena possiamo l’IVA non la paghiamo…
(p.s.: come ben sanno i miei ventun lettori, se mai Crozza o chiunque altro prendesse una mia battuta vorrebbe dire che non è alla frutta, ma ha già pagato il conto e digerito il pranzo. Il mio è un discorso generale)
Ultimo aggiornamento: 2012-02-09 12:44
Non sapevo neppure io, ma a me ‘sto dibattito, in generale, mi fa venire il latte alle ginocchia. Anche visto dall’altra parte: certe battute sono prevedibili, alias, molte persone, del tutto indipendentemente le dicono e le distribuiscono ai propri conoscenti.
Con internet queste reti sono molto più efficienti, e molto più facile che quello che prima veniva detto alla macchinetta del caffé facendo ridere gli astanti, venga ora “attribuito” a terzi, quarti, secondi (fate voi).
Io non sono un comico (e non ci tengo ad esserlo), ma certe battute sentite a certi comici tipo Grillo (quando faceva veramente il comico) le ho dette prima io! Mica ci metto la primogenitura però. Abbiamo avuto la stessa idea, ma in momenti, contesti e per scopi diversi.
Poi naturalmente c’è chi copia sapendolo, ma comunque tutto l’insieme è ridicolo.
Secondo me per citare le fonti basterebbe di volta in volta mettere l’elenco nel sito del programma con i link agli autori.
Se ho ben capito il livello delle battute in questione (nevica ogni morte di papa) è ben possibile che ci sia arrivato, indipendentemente, da solo. Purtroppo però la giornalista non scrive questo, ma fa una difesa a priori della copiatura libera da internet, il che per una “Social Media Editor” (ma non si poteva dire in italiano?) mi pare un inizio col piede sbagliato.
Credo di conoscere qualcuno che scrive per Crozza e credo che ogni tanto frequenti anche questo sito… ;)
Ad ogni modo, due considerazioni totalmente personali.
Ammesso che Crozza abbia copiato tre battute (una delle quali, peraltro, è vecchia come il Mondo), il problema è come funziona il sistema. Ho l’impressione che pensando agli autori di , li si veda come un branco di sfaticati che passa la giornata in Internet o alle macchinette del caffè a dire idiozie e poi, cinque minuti prima del programma tirino fuori dieci battute da far dire al comico. Ovviamente non è così: ci sono ore di studio, di correzione del testo, di affinamento delle battute, tanto che, immagino, si faccia prima a inventarne di nuove piuttosto che scandagliare Facebook e Twitter a casaccio in cerca delle battute migliori.
E poi non scordatevi un’altra cosa fondamentale: ci sono decine di radio che ogni giorno dalle sei di mattina fino a mezzanotte si ingegnano a fare battute e commenti sul fatto del giorno. E ci sono centinaia di persone che lo fanno su Twitter e su Facebook (onestamente credo di aver visto almeno due versioni diverse della battuta sulla morte del Papa circolare su FB quella mattina). Ammesso che gli autori di abbiano rubato il tweet a Mario Rossi, come sappiamo che Mario Rossi ha davvero inventato la battuta e non l’abbia piuttosto copiata da Luigi Bianchi che l’ha letta su Facebook dove è stata postata da qualcuno che l’ha sentita raccontare al bar da qualcuno che ha ascoltato una radio privata minore (“che al mercato mio padre comprò”, se volete). Quindi che si fa? Si mette nei titoli di coda Mario Rossi che non ha fatto altro che copiare? Si cerca di risalire al “battutaro” originario?
Tutto questo per dire che secondo me l’idea di inserire gente a caso nei titoli di coda non è così vincente come appare al primo momento, ecco. Poi da un lato ci dev’essere l’onestà intellettuale di non usare quella bellissima battuta retwittata nel pomeriggio da un amico; dall’altra quella di capire che la stessa battuta, specie se un po’ ovvia, può tranquillamente venire in mente a più persone contemporaneamente, come giustamente sottolineato da mestesso poco sopra, e non saltare come molle appena appaiono tre coincidenze tre una volta sola in una finestra d’azione molto più ampia.
Cosa prende Crozza per digerere una scorpacciata di matematica? Una spremuta di lemmone di Zorn… (buon weekend neh)
@Alan [il tuo commento era finito nello spam… secondo me Movable Type non sopporta testi troppo lunghi]
Ho letto l’apologia di Stark. Resto però dell’idea che è vero che le stesse battute possono venire in mente a più persone indipendentemente (mi capita di dover modificare in corso d’opera persino le mie battute che non fanno ridere, perché le penso alle sette del mattino e alle otto scopro nella rassegna stampa che qualcuno le aveva pubblicate; o se preferisci quella di oggi la trovi qua), ed è vero che c’è tutto un lavoro di limatura e presentazione che è il valore aggiunto di un comico e del suo staff. Però conosco anche la gggente, e so che le battute vengono semplicemente ritrasmesse e non copiate e incollate: quindi non vedo così strano riuscire indicare il primo che l’ha fatta. Spinoza ha sempre fatto così, no?
Mi scuso per la lunghezza eccessiva del precedente messaggio.
Giuro che la mia non era un’apologia di Stark: era più che altro un tentativo maldestro di affermare che ci sono zone grigie nell’idea di scrivere i nomi degli autori delle singole battute nei titoli di coda. È vero che la gente retwitta o condivide, ma se qualcuno twitta a nome suo una battuta letta su FaceBook, ecco che il meccanismo si inceppa. Intendiamoci: non dico che sia sbagliato citare gli autori e tanto meno che sia difficile risalire all’autore originario, dico solo che secondo me la cosa andrebbe discussa ancora un attimo (naturalmente non qui e non da me, che sono la persona meno qualificata al mondo anche solo per pensare di farlo – era un discorso generale “pour parler”).
Trovo, invece, che il caso di Spinoza sia leggermente diverso, in quanto – se non erro – le battute vengono da un apposito forum e quindi l’attribuzione è immediata e sicura.
@alan: la lunghezza non era un problema per me o per i lettori, è solo colpa di MT (o almeno immagino che la ragione sia quella: ho notato come i post segnalati come falsi positivi sono tutti lunghi).
Per “apologia di Stark” intendevo il post che lui stesso aveva scritto (l’ho visto su Facebook a http://www.facebook.com/notes/stefano-andreoli/una-cosa-su-maurizio-crozza/360799310611073 ma non so se sia visibile a tutti). Quanto alle battute di Spinoza, sappiamo solo chi è stato il primo a scriverle sul forum, no? :-)
(poi intendiamoci, non penso neppure io di avere la formula magica per dare a tutti la giusta attribuzione. Semplicemente ritengo che la risposta di Crozza sia stata molto spocchiosa)
Chiedo perdono, non avevo visto il commento di Stark (non ho FaceBook e spesso mi perdo qualche intervento interessante). Se l’avessi visto prima, probabilmente avrei scritto metà delle cose che ho scritto perché spesso ridondanti con quelle affermate dallo stesso Stark.
È vero quello che dici su Spinoza ma, per contro, immagino ci sia un maggior controllo: controllo sull’autore e sulla “reputazione” che si è fatto negli anni di battute postate, nonché la possibilità per ogni altro utente di segnalare in tempo reale la “troppa somiglianza” di una battuta letta sul forum con una vista su Twitter.
Comunque, sempre “pour parler”, io ho apprezzato la risposta di Crozza. Mi è sembrata adeguata in questo caso, in cui l’accusa era così risibile che ironizzare era il modo migliore di rispondere. Se invece le accuse fossero state più serie e circostanziate, probabilmente l’avrei pensata come te. Poi, naturalmente, si tratta di gusti personali.