In questi giorni ha circolato per la rete una foto che mostra la prima e l’ultima pagina del Gazzettino di domenica scorsa. I titoloni in prima pagina parlavano del naufragio della Concordia: la pubblicità in ultima pagina ci invita a vincere… una crociera. L’immagine è vera, non un fotomontaggio: il direttore del Gazzettino si è scusato pubblicamente, spiegando che in effetti c’è un controllo che blocca le pubblicità “inopportune”, ma in questo caso il committente della pubblicità era un produttore di confetti (la crociera è semplicemente il primo premio del concorso), e i giornalisti in redazione sanno solo chi è il committente. Il sottinteso è che gli unici che avrebbero potuto accorgersi del problema sarebbero stati il committente e i tipografi: ma essendo capitato di sabato probabilmente non c’era nessuno nell’agenzia del committente, e questo non è certo lavoro per i tipografi.
Ci ho pensato un po’ su, e mi è venuto in mente uno dei concetti chiave di Wikipedia: il “be bold!”, che letteralmente dovremmo tradurre come “osa!” ma in maniera ufficiosa è reso iperletteralmente come “sii grassetto”. Sarà la mia abitudine a lavorare dal basso, ma mi sarebbe sembrato naturale che l’impaginatore notasse la pubblicità non proprio adatta al momento e cercasse qualcuno in redazione perché prendesse una rapida decisione.
Poi ci ho pensato ancora un po’, e ho capito che la cosa non poteva funzionare. Tralasciamo la considerazione banale “ma gli impaginatori ce l’hanno un numero di telefono per le emergenze?”, e vediamo cosa sarebbe successo se fosse effettivamente successa una cosa simile. Il giornale sarebbe uscito con un’altra pubblicità, il committente magari sarebbe stato più felice (non è detto, visto che comunque il primo premio del concorso resta quello, ma immaginiamo di sì), ci sarebbero state meno polemiche… Sì, ma. Il “ma” è che nessuno si sarebbe accorto di nulla, quindi il tutto non sarebbe esistito. E allora, chi gliel’avrebbe fatto fare agli impaginatori?
Un titolo che avevo pensato per questo post era “la banalità del meglio”: su queste cose sono un inguaribile utopico, ma credo davvero che sia appunto questa banalità del meglio che ci sta mancando per riuscire a tirarci su. Voi che ne pensate?
Ultimo aggiornamento: 2012-01-20 07:00
Penso che tu abbia scritto una cosa molto giusta, e penso che l’espressione “banalità del meglio” sia molto azzeccata, perché ha a che fare con il personale, e anonimo, banale appunto, rapporto che l’individuo ha con la propria attività. Penso anche che si possano, e si debbano, identificare diverse “cause” della trasformazione di tale rapporto (perlomeno, nel mio fazzoletto io ne vedo). Ma non mi avventurerò a farlo. Credo invece che non dimenticherò la suddetta espressione, e la metterò per così dire in circolo.
“La banalità del meglio.”
Sarà il fatto che per 35 anni ho vissuto sul posto di lavoro con la fama (meritatissima) di supercagacazzo e di testatore ufficiale dei programmi meglio scritti (dopo 2 tentativi miei il programma altrui crashava inaspettatamente ed in maniera drammatica), ma ero famoso per scoprire queste pecche, solo che mi ci mettessi d’impegno a leggere qualcosa. Alla fine ero diventato un punto fisso di volontario correttore di testi tecnici altrui (in Inglese) e per questo veniva pure dimenticata la mia origine Italica (mai subito commenti sarcastici sulla “The Precision of an Italian” che invece è realmente una verità). Se usassero uno dei vecchi addetti ora in pensione, uno di quelli che una volta questo tipo di controllo li faceva come compito lavorativo ben preciso, e che ora magari si annoia ai giardinetti o a guardare cantieri stradali, lui sarebbe quasi pronto a pagare di tasca sua questo rimanere attaccato a vecchie procedure che lui maneggiava benissimo, e loro si eliminerebbero degli sfondoni a volte molto “imbarazzanti”. Lo so il commento non dovrebbe mai essere più lungo del post ma lo Scud ormai è ben noto nell’ambiente. :(
(Vero, signor Zio? Gliel’ho detto subito al .mau., nei commenti, che è proprio azzeccata.)
Secondo me solo il poligrafico avrebbe potuto notare la cosa. Le due pagine stridentemente contrastanti. Perché tutti gli altri avrebbero solo visto l’una o l’altra dai loro monitor. A parte che il tutto si è chiuso in tarda serata visto che il naufragio era delle 22 circa la possibilità di scriverne e pubblicare deve essere arrivata per mezzanotte, tardi per sconvolgere un intero giornale.
L’unica sarebbe stato uscire con pagina bianca ma gli azionisti non avrebbero gradito.
Ottima la frase “la banalità del meglio”.
Nel caso specifico però, conoscendo da vicino tempi e modi dei giornali, la toppa non era realisticamente praticabile. Esistono un sacco di noie contrattuali che avrebbero reso un incubo la gestione “ordinata” della cosa, a molti livelli, i tempi strettissimi, l’unico che poteva metterci la firma dal giornale era il (vice)direttore, ammesso e non concesso di trovarlo al telefono.
Sono anche convinto che gli impaginatori si siano accorti della cosa, abbiano fatto un riso amaro, e voltato la testa dall’altra parte per evitarsi casini.
Riutilizzando la tua frase, “Le banalità sono difficilmente applicabili in un mondo complesso”. Un maggiore impegno però sarebbe fortemente auspicabile.
non sono un esperto di giornalismo, ma è possibile che non ci siano contratti pubblicitari senza data precisa, uno dei quali sarebbe potuto essere messo al posto di quella incriminata?
la migliore rimane comunque: http://www.killall.eu/images/260574_2072722467763_1535941152_2289729_8187261_n.jpg
Ummm, non sarei così sicuro che un controllo diffuso (sia pure nei termini di una segnalazione ad un altro livello) sia benefico. Se non altro perché ogni volta che vuoi un certo effetto tipografico o fotografico dovresti segnalarlo a mezzo mondo, pena il ripristino della “normalità”.
Meglio se le persone sono competenti su quello che gli compete e se le procedure prevedono compiutamente come gestire le emergenze (es. chi altera la prima pagina per una breaking news clamorosa attiva anche un check della pubblicità).
@.mau.: i contratti pubblicitari non hanno un data precisa, ne hanno molte :-).
Più precisamente (la storia completa è lunga e complessa, faccio un bignamino) c’è un concessionario della pubblicità esclusivo per il giornale X, che contrattualmente (su input di altre agenzie di pubblicità) si impegna a (opzioni non mutuamente esclusive ed attive anche in parallelo), T espresso in giorni:
1) Mandare N pagine (di pubblicità) di un Commitente C1 in un arco temporale predefinito T1
2) Mandare M pagine di C2 in un tempo T2
3) Mandare N+M pagine di (C1+C2) in T1
4) Mandare N+M pagine di (C1+C2) in T2
5) Mandare M pagine a cadenza temporale strettamente predefinita (ogni lunedì non festivo per dire) per C1
A complicare la cosa, Cn aggrega traffico pubblicitario da più fonti, quindi la pagina incriminata fa parte di un “pacchetto” non scindibile a livello contrattuale. Inoltre, tieni presente che assai spesso le pagine di pubblicità sono opzionate (comprate in anticipo ad inizio anno fiscale bona fide) e di fatto esclusiva proprietà del concessionario, non del giornale che la ospita.
A tutto questo, tenete ben presente che il vero padrone di un quotidiano è il concessionario pubblicitario, non l’editore. Nel caso di giornali come il Corriere, la proprietà del concessionario coincide con quella della testata e (più o meno) possono fare come vogliono, ma nel caso specifico sono legati mani e piedi alla mercè degli inserzionisti.
Forse ai piani superiori sì, quando però il giornale arriva in stampa fermare le rotative è un casino ed ovviamente nessuno se ne assume la responsabilità.