Credo che tutti gli italiani sappiano chi sia Dante, non foss’altro che per la curiosita di sapere chi è raffigurato sul verso della moneta italiana da due euro. Non sono così sicuro che, anche limitandosi a chi ha fatto il liceo e quindi dovrebbe aver studiato la Divina Commedia, siano così in tanti a sapere che Dante, umanista ante litteram, sapeva anche di scienze e ne ha parlato all’interno delle sue opere. Il matematico Bruno D’Amore ne aveva già parlato in alcuni suoi articoli e conferenze, ma stavolta (Bruno D’Amore, Dante e la matematica, Giunti 2011, pag. 222, € 14,50, ISBN 978-88-09-75886-5) ha pensato bene di scrivere un libro… romanzando il tutto. Abbiamo così diciassette capitoli che raccontano aneddoti più o meno basati su fatti reali (che Dante andò a studiare dialettica a Bologna, che aveva un figlio di nome Jacopo, e così via), con aggiunte alcune ipotesi piuttosto azzardate anche se non impossibili a priori, soprattutto per quanto riguarda le opere che il nostro potrebbe avere studiato o almeno conosciuto. Le ambientazioni dei racconti sono sempre molto vivaci, e anche le parti più matematiche – non numerologiche, attenzione! – e logiche si amalgamano bene, facendo perdonare alcune leziosità nei commenti e qualche svista, come dire che il centimetro sarebbe stato usato sei secoli e mezzo dopo quando in realtà ne è bastato uno di meno. Il libro si conclude con tre appendici: la prima elenca i matematici e logici presenti direttamente nella Commedia oppure che hanno probabilmente influenzato Dante, l’ultima contiene spigolature (minime) matematiche, mentre la seconda è un breve saggio più accademico sul tema, in cui D’Amore non si perita di menare qualche fendente contro la separazione delle culture umanistica e scientifica e soprattutto contro gli esperti letterati che cascano nelle più semplici questioni matematiche: per esempio “quadrare il cerchio” (Par XXXIII) è assolutamente possibile, basta non pretendere di farlo solo con riga e compasso! In definitiva, lettura assai godibile. (Ah, a pagina 202 si vede come il correttore di bozze non era matematico…)
Ultimo aggiornamento: 2011-10-22 07:00
Mi ripeto, ma Bruno D’Amore è anche un bravo oratore ed è un piacere da ascoltare.
ecco: lo possono leggere quegli scalcagnati degli umanisti, vero? :-)
scusa se ti correggo, ma Dante era “umanista Dante litteram” :D
@LadyM: se non sono dantisti sì :)
(orecchie che fischiano)
Che succede a pag. 202, mau?
@Daniele un doppio erroraccio sulle approssimazioni di Archimede per pi greco, lo trovi sulla scheda aNobii del libro.