Concorrenza sleale: questa è stata la sentenza di primo grado che è stata emessa qualche giorno fa nei confronti di Bernardo Caprotti, a seguito della denuncia delle Coop per il suo libro Falce e Carrello. Considerando che il libro è uscito nel 2007, vediamo ancora una volta come la giustizia in Italia se la prenda comoda: è vero che in una causa civile non so se ci sia prescrizione, ma quattro anni sono tanti.
Preso atto che la condanna non è stata per diffamazione ma perché il patron di Esselunga «diffonde notizie e apprezzamenti sui prodotti e sull’attività di un concorrente» (articolo 2598, comma 2 del Codice Civile), e preso anche atto della pagina Facebook dei suoi fan e della sua propria lettera pubblicata ieri sul Corriere, mi resta un dubbio. Perché «ritirare dalle librerie le copie rimaste del libro e vietata la ripubblicazione» del libro? Dal mio punto di vista, sarebbe stato molto più corretto che le copie dovessero avere inserito a caratteri cubitali all’inizio un estratto della sentenza di condanna: poi starebbe al lettore (ammesso che ci sia ancora gente intenzionata a comprare il libro… io ho già dato a suo tempo) decidere cosa fare del testo. Ma soprattutto: cosa succederà alle copie nelle varie biblioteche pubbliche (in Lombardia almeno una dozzina)? Le manderanno al macero? Le nasconderanno dietro una parete corredata da un “hic sunt leones”? Insomma diciamocelo: il divieto di ripubblicazione è una misura inutile e stupida.
P.S.: consiglio a tutti i miei ventun lettori di leggere un po’ di commenti sulla pagina facebook linkata qui sopra e naturalmente di leggere la lettera di Caprotti, soprattutto la parte in cui scrive «Inoltre quattro mesi prima mio figlio se ne era andato. Mio figlio non è mai stato scacciato, mio figlio non ha mai fatto nulla di male, semplicemente si era attorniato di una dirigenza non all’altezza. Per me il suo autonomo allontanamento è stato un grande dolore.». Chissà se il figliuol prodigo ritornerà mai a dire “Padre, ho peccato contro Dio e contro di te”…
Ultimo aggiornamento: 2011-09-22 07:00
Quando uscì il libro ne scrissi un commento su diversi newsgroup (si può leggere, per esempio, a: http://it.narkive.com/2007/10/3/114844-recensione-del-libro-del-caprotti.html ).
Con mia grande sorpresa il commento fu letto anche da persone che erano state coinvolte personalmente che mi scrissero privatamente e mi confermarono che alcune vicende vi erano state narrate, diciamo così, in maniera alquanto eufemistica. Ho motivo di credere che anche la lettera di ieri sia alquanto eufemistica.
Per una causa di questo tipo, quattro anni sono un tempo del tutto normale. (comunque: no, nel civile non esiste la prescrizione; o meglio non si prescrive l’azione, bensì il diritto, e la prescrizione può essere interrotta infinite volte ed è sospesa per tutto il procedimento)
Vicino a Torino a Rivalta ed a Moncalieri hanno aperto due Esselunga. In compenso siamo strapieni da Carrefour ed Auchan, che puntano anche ai negozietti piccoli (Carrefour Market e Simply). Carrefour si è comprata i diperdì (ed i GS) ed ha ancehe aperto supermercati nuovi, come ad esempio quello sopra la stazione Paradiso della metropolitana leggera.
Di Coop Novacoop ce ne sono a Torino e dintorni, ma direi che sono i francesi che sono i boss, credo anche per ragioni logistiche. Del resto un po’ di anni fa mio papà ha comprato un televisore Sony da Auchan ed ho scoperto che quel televisore è bi standard PAL-SECAM, e quindi suppongo fosse lo stesso TV che vendevano all’Auchan di Nizza marittima.
Deto questo credo che il ritiro ed il divieto di ripubblicazioni siano le classiche sanzioni accessori (ovver ti faccio un dispetto, nel caso tu fossi pieno di soldi).
Io ho una sola domanda per Caprotti: per quale macchinazione politica in Veneto (regione strapiena di amiconi del nostro) ci sono così poche essecorte in proporzione alla Lombardia? Nel “libro” non se ne fa alcun cenno…(la mia è una domanda retorica NdA)
Notevole: vuol dire che la copia in mio possesso, qui in California, diventa quasi preziosa.