A un primo impatto, potrebbe sembrare strano che ci siano stati così tanti uomini di scienza italiani che hanno partecipato in prima linea al Risorgimento italiano, e sono spesso diventati ministri, se non addirittura premier. Pensandoci un po’ su, la cosa risulta meno innaturale: ricordiamoci infatti che i moti risorgimentali, o perlomeno quelli che poi sono effettivamente sfociati nell’Unità d’Italia, sono opera di una minoranza borghese e acculturata,e quindi il mero computo statistico aumenta la possibilità di trovarli tra i protagonisti. Se poi è vero che nell’immaginario collettivo i matematici non sembrano inclini a essere parte attiva – anche se in verità tale credenza è assolutamente falsa – questo non è certo il caso di Carlo Matteucci, fisico del tutto sperimentale – e che della matematica ne faceva minor uso possibile – la cui biografia è narrata in questo libro di Fabio Toscano (Fabio Toscano, Per la scienza, per la patria, Sironi – Galápagos 2011, pag. 300, € 18, ISBN 978-88-518-0137-3).
Toscano parte in medias res, parlando del battaglione di studenti (e professori…) pisani che nel 1848 combatté la prima guerra di indipendenza italiana nella battaglia di Curtatone e Montanara. Matteucci era tra loro: non come soldato, ma in qualità di commissario del granduca di Toscana. Riprende poi la biografia, partendo dall’infanzia a Forlì e dagli esperimenti giovanili condotti mentre i beni familiari si erano man mano volatilizzati e proseguendo con gli anni passati a Pisa nella locale università, dopo che i suoi risultati nel campo dell’elettrofisiologia l’avevano già reso molto noto all’estero. Man mano che passano gli anni, all’impegno scientifico si aggiunge, e anzi diventa preponderante, quello politico: Matteucci si trasferisce a Torino, e viene nominato senatore del Regno, divenendo anche ministro della Pubblica Istruzione per alcuni mesi, riuscendo a promulgare una riforma dell’università che poi è stata affossata dal governo successivo… un po’ come capita ai giorni nostri.
Toscano è un po’ troppo indulgente col fisico forlivese, perdonandogli praticamente tutto a partire dalla sua attività puramente sperimentale senza un corrispondente impegno teoretico per giungere ai tentativi ingenui di politica estera per la risoluzione della questione romana. Il libro però è molto interessante, sia per quanto riguarda la parte prettamente scientifica che per il racconto dell’Unità d’Italia vista da una prospettiva diversa dal solito. La grande quantità di documenti inseriti nel testo sono indubbiamente la marcia in più del libro, ma fortunatamente non lo rendono un tomo illeggibile: in definitiva, un’opera davvero valida.
Ultimo aggiornamento: 2011-08-20 07:00
.mau., se non lo fai per te, per l’italiano o per la carità del Dio (se el ghè), fallo perché mi vuoi bene. Perché tu mi vuoi bene, non fingere di no.
Il prèmier è il primo ministro inglese. Leave him in bloody Great Britain. In Italia abbiamo solo Presidenti del Consiglio dei ministri, perché così sta scritto sulla Costituzione, e la marca (est.) non è un argomento.
(Ma quando fanno gli anni i gemelli? Buon fine settimana.)
@Isa: tesoro, certo che ti voglio tanto bene! Ma anche tu concorderai con me che il PresConsMin è una figura nata nel 1948 con la Costituzione della Repubblica Italiana, mentre nel Risorgimento valeva lo Statuto Albertino… e quindi la cosa è un po’ diversa. Certo, il concetto di premier è forse comunque un po’ forte, visto che «Il Re nomina e revoca i suoi Ministri» senza alcun vincolo, però è sufficientemente est. per i miei gusti.
[il genetliaco è oggi]
Come se fosse una questione di /gusti/! Tut, tut. (Auguri! Baci! Tiratine di orecchine!)