Padre Roberto Busa, S.J.

Purtroppo non ho mai avuto l’onore di incontrare padre Roberto Busa, gesuita morto a quasi novantott’anni lo scorso 9 agosto. Devo aggiungere che mi ha favorevolmente sorpreso che La Stampa lo abbia ricordato con un lungo e affettuoso articolo, visto che penso che il suo nome sia ignoto persino alla maggior parte dei miei ventun lettori (tranne naturalmente il buon Zop, che a suo tempo mi raccontò di lui).
Non so se la ragione sia il suo essere stato un prete e per di più gesuita oppure banalmente la sua italianità, però è un ingiustizia che il suo lavoro davvero pionieristico sull’uso dei computer per la linguistica (parliamo del 1949, quando era già difficile che qualcuno sapesse dell’esistenza dei computer) sia rimasto così negletto. Busa stava preparando – a mano… – un elenco delle concordanze nei testi di san Tommaso d’Aquino, elenco poi effettivamente completato; si recò da Thomas J. Watson, allora direttore dell’IBM, chiedendogli di usare i loro computer all’uopo (con risposta allora negativa, il software di quel tipo mica esisteva ancora…) Insomma, quindici anni prima di Ted Nelson lui pensava già agli ipertesti!
Insomma Busa è stato l’esempio paradigmatico di come la cultura letteraria non debba avere paura della scienza, ma anzi la possa utilmente sfruttare. Peccato che non lo si sappia…

Ultimo aggiornamento: 2011-08-19 07:00

7 pensieri su “Padre Roberto Busa, S.J.

  1. Arimsvotnpölpzwei

    Andai a parlare a un convegno apposta per conoscerlo, un paio d’anni fa :) Era sveglissimo e proiettò tutta una serie di diapositive sul lavoro relativo all’index Tomisticus: esordì sghignazzando con “So che siete qui per vedere un sopravvissuto”

  2. PaperDoll

    Sul sito web dell’osservatore romano c’è una sua bella foto con uno smartphone in mano. Doveva essere già ben oltre i novanta.

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