ministeri e capitale

Per quanto io ritenga assolutamente imbecille – oltre che uno spreco di soldi – l’avere inaugurato il pied-à-terre monzese per non ricordo nemmeno più quali ministeri, non riesco a capire la nota di Napolitano. Come sempre, lasciate perdere quello che scrivono i giornalisti, e andate direttamente alla fonte: la lettura è molto più divertente, perché Nappy ha i suoi galoppini che gli recuperano tutti i documenti e poi sa mettere le cose in punta di penna.
Ovviamente i nostri ministri legaioli non sono stati capaci a rispondergli se non a slogan: e dire che Simplificius avrebbe potuto fare notare al nostro Presidente che il Regio Decreto n. 33 del 1871 è stato abrogato con il Grande Falò delle Leggi Inutili (sul foglio Excel è la riga 686), a meno che il governo non si sia dimenticato di togliere da quell’elenco le leggi salvate in corner. Che i ministeri debbano stare tutti vicini, e quindi nella Capitale, è solamente una questione di buon senso: non che da quelle parti ce ne sia, ma non si può comunque usare la Costituzione per qualcosa che lì non c’è scritto. Insomma, non era più semplice trovare una bella forma per dire “bambole, non c’è un euro, smettetela di stare lì a spendere soldi”?

Ultimo aggiornamento: 2011-07-28 22:31

Un pensiero su “ministeri e capitale

  1. glayos

    Sono sedi di rappresentanza e tutti i ministeri sono pieni di sedi distaccate. Ogni prefettura è una sede distaccata di governo.
    La nota di Napolitano faceva finta di essere istituzionale essendo in realtà molto politica, visto il carico che si è messo sopra una questione che nei fatti è una goliardata di cartapesta, ma nella testa di chi la presenta ai media è uno strappo a Roma Capitale e all’unità nazionale.
    In Europa le “agenzie” che sono l’equivalente dei ministeri sono tutte decentrate nelle zone dove è utile che stiano, non mi sembrerebbe uno scandalo se in Italia il ministero dell’economia fosse a Milano, quello delle politiche comunitarie ad Aosta, quello dei trasporti a Genova, quello del Turismo a Venezia o Firenze e quello dei Beni Culturali idem.
    L’unica cosa è che se si vogliono fare certe rivoluzioni bisogna sapre bene a cosa si va incontro dove, come e quando fare sedi, spostare personale, informatizzare le comunicazioni ecc.

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