Sono passati sette anni dal caso di Roseanna, il primo della serie; il commissario Martin Beck ha sette anni in più, è divorziato e la figlia maggiore è già una donna, tanto che all’inizio si vedono padre e figlia a chiacchierare in un locale. Ma a parte queste considerazioni e l’accorgersi che la coppia Sjöwall-Wahlöö è sempre specializzata in descrizioni minutissime di luoghi, tanto che uno potrebbe farci un Google Maps coi loro libri, in questo libro (Maj Sjöwall e Per Wahlöö, L’uomo sul tetto [Den vedervärdigen mannen från Säffle], Sellerio “La memoria – 807” 2010 [1971], pag. 282, € 13, ISBN 978-88-389-2422-4, trad. Renato Zatti) sotto la trama del poliziesco c’è un romanzo di denuncia, come giustamente spiegato nel risvolto di copertina: si parla della violenza gratuita di molti poliziotti, e dello spirito di corpo che nasconde per quanto possibile le malefatte dei colleghi. L’altra denuncia che si legge nelle pagine è sul “rinnovamento” delle città, con edifici se non addirittura quartieri sventrati per costruire nuovi svincoli stradali e gli affitti che balzano alle stelle. Beck continua a essere un antieroe, e le tensioni interne tra i suoi colleghi sono più forti; per il resto, la struttura del libro è simile a quella dei precedenti, col caso che si dipana più o meno per conto suo e le ultime decine di pagine dedicate al redde rationem. Insomma, consigliato per chi apprezza il genere; dubbi per gli altri. E a proposito di dubbi: chissà come mai è stato scelto un titolo che ha più o meno senso con il libro ma non c’entra nulla con l’originale…
Ultimo aggiornamento: 2014-09-19 15:13