Uno vede come sottotitolo di questo libro (Paul J. Sally, Jr, Tools of the Trade, AMS 2008, pag. 193, $49, ISBN 978-0-8218-4634-6) la frase “Introduction to Advanced Mathematics” e magari si preoccupa un po’. Preoccupazione che si accresce quando legge sulla quarta di copertina che (traduzione mia) “Il libro fornisce una transizione dagli aspetti basati sulle formule dei primi studi universitari di matematica al mondo ricco e creativo degli argomenti più avanzati”. Avrei pensato quindi a materiale dell’inizio della laurea magistrale, o del secondo biennio ai lontani tempi in cui matematica la studiavo io e con quindici esami uno si laureava; invece dei cinque capitoli del libro i primi quattro seguivano esattamente l’approccio delle mie vecchie lezioni da matricola. Sarà che a Pisa sono più teorici, ma direi che l’università italiana di trent’anni fa era ben più avanti di quella americana attuale… Il materiale è ben presentato e può tranquillamente essere usato per un ripasso o per studiare da soli, nel caso si sia interessati a questi temi; ma resta comunque un semplice manuale universitario, anche nell’ultima parte sui numeri p-adici (che tra l’altro sarebbe stata più interessante se alla fine fosse stato mostrato un modello visibile dei numeri, in modo da mischiare la teoria ala pratica).
Ultimo aggiornamento: 2011-03-05 07:00
devo smetterla di comprare i libri di matematica che recensisci, che poi non leggo mai
Anche Pisa ha rallentato un po’ la corsa da quando c’è il tre più due.
Ma gli americani hanno un altro ritmo, da undergraduates non imparano praticamente nulla.
@momo: aspetta allora il mio libro :)
(e pensa che recensisco anche libri non di matematica…)
(tanto li compro usati su amazon a poco. Questo non c’era)
Gli americani, come fa giustamente notare Barbara, hanno un altro ritmo; ma è diverso su molti fronti. Ad esempio, nonostante i filtri in ingresso, si sognano ed aborriscono il fatto che uno si iscriva al secondo anno avendo superato si e no il 60% degli esami. D’altra parte è inutile far finta che con 15 esami ci si può laureare in Matematica al giorno d’oggi. Quello funzionava con l’Università pre-massa e le commissioni d’esame tipo quella che si vede ne “La meglio gioventù”. Il fatto che poi quell’organizzazione si sia trascinata per anni e che poi si sia arrivati al 3+2 con persone che ancora si lamentano di quando c’erano i 15 esami annuali di Matematica…. Face it boys. Il 3+2 ha molto senso, ed ha ancora più senso se si pensa che alla LM di Matematica possono accedere anche fisici, ingegneri, chimici e…. informatici, per non parlare dei filosofi ravveduti. Altrimenti passano linee del tipo: se non hai fatto la LT “da noi” non entri alla “nostra” LM. Che poi si traducono in “se non hai fatto la LM da noi non fai il dottorato da noi” e poi….
Baci
Ntuniott
@marcoxa, che ha scritto: «Il 3+2 ha molto senso, ed ha ancora più senso se si pensa che alla LM di Matematica possono accedere anche fisici, ingegneri, chimici e….»
Sì ma con quanti crediti di partenza, dei 180 accumulati da un laureato (triennale)? Faccio un esempio: tolte Analisi 1 e 2 (con i fantasiosi nomi attuali, spesso anglofili, come Calcolo 1 e 2), Fisica 1 e 2, e qualche corso di matematica applicata (come ad es. Metodi matematici per l’Ingegneria o Analisi Numerica), cos’altro potranno mai riconoscere a un ingegnere con laurea (triennale), per l’accesso alla laurea magistrale in Matematica?