«Il lavoro si espande fino a occupare il tempo a disposizione per completarlo.» Molti adi voi avranno probabilmente letto questa frase e l’avranno associata alle leggi di Murphy: ma essa ha un autore ben preciso, Cyril Northcote Parkinson (nessuna parentela con l’omonimo morbo), uno storico navale inglese che scrisse una sessantina di libri. Questo libro (Cyril Northcote Parkinson, La legge di Parkinson, Monti&Ambrosini 2011 [1958], pagine 160, € 16, ISBN 978-88-89479-16-2, trad. e note Andrea Monti) nacque da un articolo umoristico scritto per l’Economist che venne poi espanso sotto forma di libro, che divenne immediatamente un best-seller. L’autore, con uno stile umoristico tipicamente britannico, elenca le caratteristiche tipiche di un sistema burocratico, mostrando come una qualsiasi organizzazione col tempo diventa sempre più autoreferente, generando del “lavoro interno” assolutamente inutile se non per richiedere nuove persone per gestirlo. Ma ci sono anche capitoli sul funzionamento dei comitati e dei parlamenti che sembrerebbero scritti oggi e non risentono affatto dei più di cinquant’anni passati dalla prima edizione del libro.
La prima edizione italiana, curata nientemeno che da Luciano Bianciardi, è da lungo tempo fuori catalogo; è pertanto meritoria l’opera di Andrea Monti che ha ripreso il testo. La traduzione rende perfettamente lo stile britannico dell’autore, e inoltre molte note a piè di pagina aiutano a comprendere i riferimenti prettamente britannici inseriti da Parkinson, che in fin dei conti era un membro dell’élite inglese della metà del XX secolo. Una lettura che diverte ma fa anche pensare, insomma!
Ultimo aggiornamento: 2014-06-16 21:22